Mercoledì 2 agosto ore 21.00 presso il castello Mediceo di Ottaviano l’Accademia Vesuviana del Teatro di Gianni Sallustro propone “Le felicissime peripezie amorose di Pullecenella Citrullo”. Lo spettacolo, vincitore del Fringehart festival, si propone di analizzare e “far toccare con mano” un periodo storico felice e di fondamentale importanza per il teatro italiano: la Commedia dell’Arte. Ottaviano, 1876. Michele De Medici, principe di Ottaviano ha da poco ristrutturato il famigerato palazzo Mediceo per festeggiare le sue nozze con Marulli e per festeggiare la sua nomina a senatore del regno unito d’Italia. È per questo che ingaggia una compagnia di attori per animare con il teatro la festa in maschera che ha deciso di organizzare il 28 Febbraio 1876. La compagnia di attori metterà in scena lo spettacolo “Le felicissime peripezie amorose di Pullecenella Citrullo” proprio per allietare gli animi degli ospiti con un felice, dinoccolato, camaleontico ed esilarante Pulcinella che ama Colombina, ma la giovane confessa al promesso sposo di aver concesso la mano anche a Vincenzo Carnevale. Colombina, avendo scoperto di essere una semplice pedina nelle mani di due contendenti, decide di vendicarsi e, aiutata dalla “sciantosa” Assuntina, fa innamorare di sé l’ignaro Pulcinella. Ma delle due provocanti donzelle si innamora anche il “Guappo” Gennarino Cataclisma che, avendo in Pulcinella un rivale, decide di ucciderlo. Fingendosi morto Pulcinella convince Gennarino di essere stato ucciso con il solo sguardo. Per conquistare Assuntina, Gennarino, le regala un bellissimo anello con un brillante. Poco dopo, mentre Carnevale è a pranzo con Colombina si “strafoca” e muore per indigestione. Musicato, com’è nella tradizione del teatro popolare napoletano, il funerale di Carnevale comprende divertenti orazioni ed un “corteo” con le candele. Giunto all’inferno, Carnevale, tenta ancora di ostacolare il matrimonio tra Pulcinella e Colombina, chiedendo l’intervento del diavolo Farfariello, del gallo Chirichichiò e della gallina Cicerenella. Finale spumeggiante con tanto di ballo e di attori in mezzo al pubblico.
Note di regia
Ritmo, comicità, frizzi, lazzi, allegria, giochi amorosi, balli e canti sono gli elementi che costituiscono “Pulcinella”, spettacolo in due atti ideato e realizzato su rielaborazione di un testo per i burattini di Brunello Leone da Gianni Sallustro.
Prendete una delle maschere più popolari del teatro napoletano, Pulcinella, aggiungete il matrimonio con una bella Colombina, ostacolato da un “Guappo più guappo tra tutti i guappi del rione Sanità”, dal “terzo incomodo” Vincenzo Carnevale, da tre diavoletti Farfariello, Cicerenella e Aglietiello, da un gallo Chirichichiò ed otterrete una serie di scene legate alla Commedia dell’Arte ed alle antiche storie napoletane che avevano per protagonisti le “guarrettelle” cioè i burattini.
Nello spettacolo vi è l’intreccio dei personaggi che in una girandola di situazioni diverse prendono spunto da caratteri ben precisi, “copiati” dalla realtà quotidiana, nella quale – lo sappiamo – simili personaggi esistono davvero contribuendo a comporre il bizzarro e vario mosaico della vita.