Al Teatro Bellini di Napoli arriva Misery di William Goldman, nella versione di Francesco Bianchi, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, con Arianna Scommegna, Aldo Ottobrino, Carlo Orlando, per la regia di Filippo Dini; una produzione Teatro Due di Parma (repliche fino a domenica 12 novembre).
Quando il romanzo Misery di Stephen King fu pubblicato nel 1987, balzò subito all’attenzione dei moltissimi fan del Re del thriller e vinse il premio Bram Stoker. Il pluripremiato sceneggiatore e drammaturgo William Goldman trasformò il libro in una sceneggiatura cinematografica utilizzata per il film omonimo del 1990 (divenuto di culto) diretto da Rob Reiner con James Caan e Kathy Bates, che per la sua interpretazione si aggiudicò Oscar e Golden Globe come migliore attrice.
Vista l’esiguità dei personaggi e l’ambientazione claustrofobica del racconto (il tutto si svolge principalmente in una camera da letto “per gli ospiti”), era naturale che la stessa sceneggiatura cinematografica, con pochi aggiustamenti, divenisse copione teatrale per una pièce che dagli anni Novanta sbanca i botteghini a Broadway e in giro per il mondo (l’ultima versione con i bravissimi Laurie Metcalf e Bruce Willis data 2015). E finalmente arriva anche sui nostri palcoscenici – sempre all’avanguardia e ghiotti di novità – la versione italiana del thriller.
La vicenda – ben nota – è quella di Paul Sheldon, uno scrittore di successo, i cui romanzi hanno come protagonista Misery, un’eroina ottocentesca dal cuore d’oro. La fama di Paul è indissolubilmente legata a Misery, e questo lo incatena come artista e come uomo. Quando si risveglia dall’incoscienza dopo un terribile incidente stradale, Paul scopre che a salvarlo è stata Annie, un’abile, materna e premurosa infermiera in pensione, una sua grande fan che ha avuto cura di salvare dalle lamiere contorte della sua macchina l’ultimo suo manoscritto, e allora pensa di essere l’uomo più fortunato del mondo. Perché lei lo ama alla follia. Appunto: alla follia. E quando scopre di essere ormai dipendente dagli antidolorifici che Annie gli somministra sempre più di rado e che lei non ha avvisato nessuno della presenza dello scrittore nella sua casa isolata dalla neve, allora comincia a realizzare di essere nei guai. Specie quando Annie finisce di leggere l’ultimo romanzo di Misery, in cui la sua eroina muore.
Questo Annie non può accettarlo… “Misery è un testo senza tempo – sostiene Dini – in cui vengono indagati i meandri della mente umana che cerca le storie, le vuole, le brama, e che di fronte alla fonte di quelle storie non può far altro che innamorarsi e nutrirsi, anche a costo di distruggere per sempre chi alimenta i suoi sogni. Tra tutti gli scrittori che animano le creazioni di King, Paul Sheldon è il più forte, il più disperato. Prigioniero del suo talento e della sua vocazione, scopre se stesso nel viaggio all’inferno in compagnia di Annie”.
Il racconto e i personaggi, drammaturgicamente perfetti, assicurano parte del successo dello spettacolo, cui contribuisce comunque una regia attenta ai dettagli e un’interpretazione esuberante dei protagonisti. Filippo Dini mette giustamente l’accento sul rapporto schizofrenico tra i due, fatto di amore perverso da una parte e odio puro dall’altra, di dipendenza reciproca e di anelito alla libertà, in un continuo gioco a scacchi o – se si vuole – del gatto col topo, dove le posizioni di forza vengono continuamente ribaltate. Ciò permette ai bravi Arianna Scommegna e Aldo Ottobrino di far mostra della loro perizia scenica con tutte le armi a loro disposizione. Per questo motivo spiace la scelta di rendere da subito evidente l’instabilità mentale della protagonista che, se si rivelasse a poco a poco, darebbe modo ad entrambi di giocarsela di più, senza dover partire fin da subito con una tensione alle stelle. Tensione che viene inevitabilmente a scemare proprio nel finale, e non per la stanchezza degli attori, ma per l’esaurirsi di quella spinta propulsiva data da una situazione al limite che non può reggere allo stesso modo per più di due ore di spettacolo. A parte questi due fattori di perplessità, donano un prezioso contributo al successo della pièce il disegno luci di Pasquale Mari, che alterna sapientemente le ambientazioni calde degli interni con quelle fredde degli esterni, e le belle scene rotanti di Laura Benzi che firma anche i costumi.