Fino al 18 marzo al Teatro Elicantropo di Napoli sarà in scena lo spettacolo “Aiace” di Ghiannis Ritsos, tradotto da Nicola Crocetti e interpretato da Viola Graziosi, con la regia di Graziano Piazza, la scenografia musicale di Arturo Annechino e i costumi di Valentina Territo.
«Nel monologo (scritto tra il 1967 e il 1969) il poeta greco ha riscritto il Mito classico di Aiace -ha dichiarato il regista –per non essere censurato nella sua patria dove subì la prigionia e l’isolamento per le sue idee politiche. Nel mettere in scena questo testo ho voluto dare risalto ai sentimenti umani dal punto di vista femminile. La donna, come testimone del mito, è Aiace e nello stesso tempo sua moglie che non è riuscita a salvarlo».
Su una sedia vuota al centro del palco è adagiato un abito bianco, simbolo di Aiace che non c’è più. Spetta a Tecmessa, moglie dell’eroe, evocarlo con parole ricche di poesia, ripercorrendo la sua storia dalle vittorie epiche fino al tragico epilogo. Aiace si vergogna profondamente della pazzia nella quale è caduto, mostrandosi incapace di affrontare la cattiva sorte, sopraffatto dal Fato, si dà la morte sulla riva del fiume. La morte di Aiace rappresenta l’estrema liberazione di chi non riesce a sottostare alle leggi del mondo reale. Il conflitto più evidente è quello tra l’ideale dell’eroe e l’impossibilità di portarlo a compimento, perché il destino degli uomini è completamente nelle mani del Divino. Con una gestualità misurata e una voce intensa, la Graziosi da sola in scena riesce a rappresentare al meglio, in poco meno di un’ora, un testo difficile e ricco di pathos sulla caducità della vita umana.