Incuriosita dal titolo, “Aghi”, e conoscendo la brava autrice. Ornella Esposito, le chiedo di potere leggere il suo libro; non avevo letto nulla del volume ed ho cominciato a sfogliarlo con interesse. “Aghi” è anche il titolo del primo racconto in cui si trovano tanti spunti di non poco conto: la superstizione ma anche la comunità, il quartiere così fortemente radicato in alcuni post. Uno spaccato realistico di quello che succede in tante città. Mi domandavo da dove avesse preso le idee che sottendono ai vari racconti e leggo nelle sue note: “Le storie prendono spunto, pur se non tutte, da quelle che in circa venticinque anni ho ascoltato e vissuto nel mondo del sociale, occupandomi da sempre di famiglie fragili, migranti, e di donne e infanzia violata. Nelle mie parole scritte – continua la giornalista – compaiono frammenti di piccole esistenze tutte unite dal fil rouge di tematiche quali il giudizio, la violenza, l’apparenza, la resilienza, tematiche che nel lavoro sociale sono frequenti e sulle quali negli anni ho lavorato molto sia personalmente che come professionista”.
Ad una seconda lettura quei personaggi che mi erano apparsi innocenti mi sembrano invece terribili, vittime e carnefici raccontati in circa cento pagine. La scrittura è molto curata ed i personaggi, anche se racchiusi in poche pagine, sono fortissimi; alcune vittime schiacciate dal destino, altri capaci di riemergere dalle tenebre, ma tutti tratteggiati in modo da essere interessanti. Come gli aghi ti entrano nella pelle, nella lettura in alcuni momenti sono anche disturbanti, violenza domestica, prostituzione, corruzione, malaffare, tutto emerge, tutto si consuma in poche righe che restano però a lungo nella mente del lettore
Ci ho trovato anche una forte assonanza con un certo teatro dell’assurdo soprattutto nel secondo racconto, ma sempre ben equilibrato con un realismo spietato.
Lo si dice spesso degli “ultimi”, di quei personaggi che ti inducono alla riflessione, per i quali si prova anche una certa tenerezza e certamente non un giudizio morale.
E poi la città di Napoli culla delle storie, ma anche parte fondante delle storie, nei vicoli della città avvengono tanti fatti, così come nelle periferie più degradate e mentre si legge ti sembra che sfreccino al fianco motorini ed auto a velocità folle, tra le gride di Napoli.
Questo libro forse nasce come necessità di raccontare cose di cui si è stati testimoni; mano a mano che si entra nelle storie la parte personale, autobiografica, lascia il posto ad altro, all’ immedesimazione del lettore che bene conosce quello che viene raccontato. Tutti sanno delle violenze domestiche, della microcriminalità, della superstizione, ma alla fine si convive con tutto all’interno della Napoli madre- matrigna.
Interessante volume da leggere con una copertina straordinaria.