La Fura dels Baus è finalmente sbarcata a Napoli sabato 13 giugno rappresentando, di fatto, l’evento principale del Napoli Teatro Festival 2015. Circa 5000 spettatori, un piccolo paese in festa che ha riempito la sempre bella e sempre mal tenuta Mostra d’Oltremare.
La compagnia spagnola fondata nel 1979 a Barcellona da Marcell-lì Antùnez Roca, Quico Palomar, Carles Padrissa e Pere Tantinya è fedele alla sua linea di creazione partecipativa anche qui nella città partenopea, allestendo in una settimana, Afrodita y el juicio de Paris, chiamando tutte persone del posto, circa 90 tra artisti e persone alle prime armi.
La tematica è, come dice il titolo, il mitico giudizio di Paride che fu anche la causa scatenante della guerra di Troia. Soffermarsi, però, su ulteriori dettagli della trama, è inutile perché tanto non contano. Tutto è solo un pretesto per mettere in scena qualcosa di veramente spettacolare ma che alza solo il livello di un’immensa, grande, bellissima sagra di paese. Nè le scene né l’audio sono ben amalgamate; ci sono momenti evocativi, alcuni veramente stupendi ma che si perdono perché quadri a sé stanti. Poca attenzione al dettaglio e alle sfumature che, seppur in uno spettacolo di così grandi dimensioni, si sarebbero notati e lo avrebbero reso perfetto.
Una grande macchina e una grande idea: quella di rendere partecipe la gente del luogo non in una messinscena qualsiasi ma spettacolare, al limite, portando persone (anche chi non hai mai fatto nulla) ad altezze “stellari” dimostrando che tutti, davvero tutti, possono arrivare e superare i propri limiti. Un grande insegnamento pratico e convincente.
I professionisti presenti, però, si perdono rischiando di sembrare altro e anche meno bravi di quello che in realtà sono.
Afrodita gira il mondo e continuerà a girarlo meritandosi la fiducia per qualcosa di realmente collettivo, un reality show molto creativo ma che avrebbe la necessità di una maggiore attenzione e di maggiori prove.