Si è spento oggi, 21 aprile 2016 uno degli artisti più influenti degli ultimi decenni: all’anagrafe Prince Roger Nelson, conosciuto da noi tutti semplicemente come Prince.
Questo è l’anno dell’inferno in terra, ma sicuramente di celestiale musica in paradiso. Due sono le nostre consolazioni: lassù ne stanno avvenendo di incontri e conversazioni musicali, quaggiù la musica non manca o comunque, con tutto quello che c’è stato donato da geni come Bowie, Frey, Black, Kantner, Emerson e Prince, ce la faremo bastare.
Il silenzio dell’assenza del cantante, musicista, attore, regista e produttore Prince è stato subito colmato dalla presenza della sua musica, legame che lo legherà per sempre a tutti noi.
Prince nacque a Minneapolis il 7 giugno 1958 da un’intera famiglia di jazzisti. Dalla fine degli anni 70 iniziò ad incidere album di enorme impatto come 1999, Purple rain, Around the world in a day, Sign O’ the times, Lovesexy.
Nel corso della sua carriera ha venduto ben oltre 100 milioni di album cambiando continuamente il suo linguaggio musicale: non c’è stato un genere che non sia stato toccato, sperimentato e superato da Prince. L’artista era definito un vero e proprio alchimista della contaminazione. Grazie alle sue sperimentazioni è riuscito ad inventare una formula musicale che ha fuso le radici della black music con quelle della musica rock avvicinandosi, in qualche modo, alla lezione di Jimi Hendrix.
Lo ricorderemo a vita per i suoi concerti, i suoi live spettacolari, trascinanti e trasgressivi. In America lo continuano a definire come “la risposta demoniaca a Michael Jackson”.
Nelle sue canzoni? L’intero mondo, senza alcun risparmio. Sesso, ribellione, libertà, anarchia: ricordiamo su tutte Insatiable, Scandalous e Cream, ma non bastano.
Nessun compromesso nella carriera di Prince: lunga la battaglia contro le major discografiche (la Warner in particolare con la quale aveva firmato un contratto da 100 milioni di dollari) per rivendicare la sua libertà di scelta artistica.
Nel 1985 Prince creò l’etichetta Paisley Park ed è stato uno dei primi a vendere la sua musica online. Lo scorso anno però, a luglio del 2015, il cantante decise di togliere tutte le sue canzoni da Spotify e Apple Music, restando solo su Tidal, piattaforma lanciata dal musicista e produttore Jay Z.
Centinaia i suoi successi che continueremo ad ascoltare, molti anche prestati ad altri artisti come Manic monday delle Bangles e Nothing compares to you, che ha portato al successo Sinead O’Connor.
Divoratore incallito a livello musicale (suonava e arrangiava tutto da solo all’interno dei suoi dischi) e paranoico a livello sociale: ricordiamo la speculazione mediatica per la sua assenza alle registrazioni di We are the world, dove erano presenti tutte le star americane dell’epoca. Nonostante tutto, però, Prince incassò i complimenti di uno dei più grandi geni della musica del Novecento, Miles Davis, che lo paragonò a Duke Ellington. E aveva ragione.
A poche ore dalla sua scomparsa tantissimi gli omaggi sui social, cosa sia successo non importa: Prince non c’è più. La leggenda narra che pur avendo collezionato un gran numero di dischi ci sia ancora nel cassetto un immenso archivio di canzoni mai pubblicate. Non sappiamo se sia vero o meno, ma questa notizia lenisce le ferite della mancanza lasciandoci in trepidante attesa delle sue parole.
Buon viaggio Prince, ovunque e soprattutto con chiunque tu sia lassù a duettare.
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