Uno scenario di addio si cala nel mondo della musica. Si spegne all’età di 82 anni, Leonard Choen. Un compositore leggendario, riconosciuto per la diffusione mondiale di “Hallelujah”. Dopo David Bowie e Prince, va via un altro grande nome, influente cultore musicale. Poeta dell’amore e del sesso, un provocatore della politica. L’artista canadese ha diffuso con la sua inarrestabile sensibilità letteraria, grandi contenuti, accostandosi alla poetica del premio Nobell, Bob Dylan. Oggi ci lascia uno dei visionari più rispettati del panorama artistico.
È così che si diffonde il triste annuncio della morte di Leonard Cohen, del quale non perderemo mai il ricordo della sua Suzanne, che nel 1970, accordò magistralmente con la chitarra, dinanzi a 600 mila spettatori. Il primo concerto però, lo tenne nel 1967 al Newport folk festival. Da quel momento, l’impennata con Songs of Leonard Cohen, a cui seguì Songs from a Room, con l’intonazione della meravigliosa Bird on the wire. Nel 1971, fu la volta di Songs of love and hate. Più tardi, nel 1977, Leonard Choen, stravolse la sua ispirazione, con il lancio di Death of ladies’ man, il lavoro discografico più dibattuto della carriera. Dal jazz ai suoni etnici, fino a note di ampia mediterraneità, il musicista dirotterà verso un concept musicale di grande spiritualità, come Various Positions, in cui riconosciamo altresì la dinamica sensuale. Negli anni ‘80 Leonard Cohen percorrerà la strada a doppio binario tra musica e scrittura, stupendoci con un continuo rinnovamento, come quello dei timbri elettronici di I’m your man. Nel 2001 pubblicherà un nuovo lavoro, frutto della sua esperienza buddista, The new song. Nel corso del tempo l’arista non ha mai perso vitalità, carisma e travolgente magia, insieme ad una inusuale eleganza e raffinatezza. Addio ad un interprete che ha nutrito lo spirito con la profondità della sua voce. Addio ad un conoscitore intramontabile dell’animo umano.