«Non è colpa mia se ho imparato ad essere giovane da vecchio». Enrico Vaime
Si è spento al Policlinico Gemelli di Roma, all’età di 85 anni Enrico Vaime, uno dei più grandi ed originali autori di programmi radiofonici, televisivi e teatrali.
Nato a Perugia il 19 gennaio del 1936, entrato per concorso in RAI nel 1960, ha firmato oltre 200 spettacoli, spesso insieme al suo amico fraterno Italo Terzoli (Milano 1924-2008).
Dotato di una comicità intelligente e colta e di una pungente e garbata ironia è stato per molti anni un punto di riferimento fisso per coloro che volevano intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo a tutto tondo.
Impossibile citare tutti i programmi ideati o condotti da lui non solo per il loro ingente numero ma perché ognuno di essi meriterebbe un discorso approfondito relativo all’evoluzione della società italiana dal dopoguerra ad oggi. Ne ricordiamo alcuni per dovere di cronaca e per sollecitare il ricordo e la memoria per un mondo forse inesorabilmente scomparso: Gran Varietà, Quelli della domenica, Tante scuse, Canzonissima, Risatissima, Black Out, Anni Luce, Omnibus.
Numerosi anche i libri da lui scritti: Amare significa, Tutti possono arricchire tranne i poveri, Perdere la testa, Quasi un’autobiografia.
Famosi i suoi aforismi fulminanti: “Io sono uno che dice sempre la verità, anche a costo di mentire”, “Per essere cretini bisogna crederci fino in fondo”, “La battuta è un lampo e andrebbe consumata al banco”, “I sogni nel cassetto se li mangiano le tarme”, “Mi avvalgo della facoltà di non pensarci”.
Il mondo dello spettacolo ha accolto la notizia con profonda commozione. Le parole di commiato più belle sono forse quelle pronunciate da Fabio Fazio: «Enrico Vaime è stato uno dei più grandi autori di varietà, dal gusto straordinario. Abbiamo trascorso insieme giornate, anni in cui ci siamo voluti bene. Per me è complicato dire quello che vorrei dire. È una gigantesca perdita, personalmente, per la sua famiglia, per i suoi amici, per il mondo dello spettacolo. Ci lascia una lezione di gusto, di eleganza assoluta. Da lui si imparava quello che si può o che non si può dire. Aveva sempre una battuta illuminante e pronta per ogni circostanza».
Ciao Enrico!