È stata la regista più informale e meno referenziale della commedia all’italiana per la scelta del grottesco come chiave di lettura del mondo contemporaneo
Si è spenta a Roma, all’età di 93 anni, Lina Wertmuller. A dare la notizia il sindaco della capitale Roberto Gualtieri che la ricorda come «una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e di intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la regia».
Chi non ricorda lo sceneggiato televisivo Il Giornalino di Gianburrasca con una straordinaria Rita Pavone che cantava l’inossidabile marcetta Viva la pappa col pomodoro? Chi non ricorda i volti straniti di Giancarlo Giannini e Mariangela Melato nel film cult Travolti da un insolito destino nell’azzurro del mare d’agosto? Dietro la macchina da presa lei, solo lei: Lina Wertmuller, all’anagrafe Arcangela Felice Assunta Wertmuller von Elgg Spanol von Braueich. Una donna, testarda, dinamica, solare, amante della vita e poco interessata a premi e riconoscimenti.
Nella sua bellissima autobiografia intitolata Tutto a posto e niente in ordine, edita da Mondadori nel 2012, spiega con una buona dose di ironia le ragioni della mancata assegnazione dell’Oscar per il film Pasqualino sette bellezze nel 1975, prima donna candidata come migliore regista. «La macchina dell’organizzazione degli Oscar era talmente perfetta che la mia natura scugnizza mi fece venir voglia di creare un po’ di movimento. Nella poltrona assegnata a me feci sedere Lalla Kezich. Nel magico momento in cui venivo inquadrata in qualità di concorrente il mondo vide la moglie di Kezich! Forse proprio a causa di questo scherzo non mi assegnarono l’Oscar. Ma a me non me ne poteva fregare di meno!» (pag.164-165 opera citata).
Aiuto regista di Federico Fellini, intima amica di Marcello Mastroianni, autrice e regista della prima Canzonissima e collaboratrice della premiata ditta Garinei e Giovannini, con 32 film al suo attivo è stata la regista più informale e meno referenziale della commedia all’italiana per la scelta del grottesco come chiave di lettura del mondo contemporaneo.
Quasi tutti i suoi film hanno titoli chilometrici e ciò che la distingueva erano i suoi occhiali bianchi. Ecco come ne parla nella sua autobiografia: «Ho sempre amato gli occhiali. Ne avevo di tutti i colori. Poi ho preferito quelli bianchi perché hanno quest’aria come di festa estiva: solari e balneari. E così ne ho ordinati 5000!».
Tra gli amori della sua vita: Enrico Job, la figlia adottata Maria Zulima e l’arte in tutte le sue sfaccettature.
Intenso il suo rapporto con Napoli tanto che nel 2015 ricevette dal sindaco Luigi De Magistris la cittadinanza onoraria.
Addio, cara Lina! Ci mancherai…e tanto