In scena, al Teatro San Ferdinando di Napoli, Ditegli Sempre di sì di Eduardo De Filippo, con Gianfelice Imparato e Carolina Rosi, per la regia di Roberto Andò; una co-produzione Elledieffe-Compagnia Luca De Filippo e Teatro Nazionale della Toscana (repliche fino a dom.19 dicembre).
Scritta nel 1925 per il fratello Vincenzo Scarpetta (il titolo originale era Chill’è pazzo! e il protagonista si chiamava ancora Felice Sciosciammocca) e ripresa nel ’32 dal Teatro Umoristico dei Fratelli De Filippo col suo titolo definitivo, Ditegli Sempre Di Sì è una delle prime commedie di Eduardo – inserita, poi, nella Cantata dei Giorni Pari – in cui si avvertono ancora forti gli influssi scarpettiani e pirandelliani. Il tema della follia, infatti, qui viene declinato in forma farsesca, pur mantenendo il suo risvolto tragico. Infatti, la pazzia di Michele Murri è vera, in quanto è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa dalla sorella Teresa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio. Il primo a farne le spese sarà Luigi Strada, giovane squattrinato aspirante attore e poeta, a pensione da Teresa… Tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera? «È con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo – afferma Andò – raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete: Luca De Filippo. Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi, ognuno di noi ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso. Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera».
L’attenta e misurata regia di Roberto Andò riesce a tenere il perfetto equilibrio tra i due registri della commedia. Geniale l’intuizione di trasformare la bella scenografia di Gianni Carluccio da una corsia di ospedale psichiatrico a salone della casa di Teresa Murri con un semplice cambio luci, a sottolineare la sostanziale identità fra i due luoghi. Luci che evidenziano anche i momenti di black-out della mente del protagonista, forieri di nuove trovate comiche, il tutto sulle note verdiane dell’ouverture de La Forza Del Destino.
Gianfelice Imparato si conferma l’interprete eduardiano per eccellenza, col suo fare stralunato e la sottile ironia che lo rende comico anche nei controscena. Carolina Rosi è una perfetta Teresa, con la sua forte tempra ma anche le sue fragilità. Il giovane Edoardo Sorgente è la vera rivelazione dello spettacolo, che con la sua energia fisica e la puntualità nel gesto e nella parola ridà vita al personaggio di Luigi Strada che fu di Peppino. Ottimi anche gli altri interpreti nel caratterizzare i personaggi, tra cui ricordiamo Massimo De Matteo nel ruolo di don Giovanni Altamura, Nicola Di Pinto in quello di Vincenzo Gallucci e Paola Fulciniti nel doppio ruolo di Checchina e Saveria Gallucci. Uno spettacolo esilarante, da godersi e amare.