In mostra presso il Museo diocesano di Napoli, fino al 3 luglio la prima monografica su Artemisia Gentileschi.
L’esposizione, realizzata con il sostegno della Regione Campania, è a cura di Pierluigi Leone de Castris e vuole provare a collegare l’attività napoletana alla formazione e alle tappe fiorentine e romane della carriera della pittrice che ha avuto un ruolo importante nella formazione del linguaggio degli artisti meridionali del “secolo d’oro”.
Il percorso espositivo si compone di quattro diverse sessioni: La giovinezza, la formazione con Orazio e i primi successi (1593-1620); Autoritratti, Giuditte e altre eroine; Gli anni della maturità (1620-1654) e Artemisia a Napoli (1630-1654).
Si tratta, dunque, di una mostra che propone sia opere note che altre quasi sconosciute e che è stata realizzata grazie ad importanti prestiti della Galleria degli Uffizi e di Palazzo Pitti a Firenze, del Museo di Capodimonte di Napoli, altri musei e Fondazioni e da alcuni collezionisti privati. L’esposizione si caratterizza soprattutto per l’essere incentrata sulla vita, formazione e carriera dall’artista, ma anche sul suo rapporto con l’opera del padre Orazio o con la lezione di Caravaggio. In particolare si segnala che l’attività di Artemisia a Napoli copre ben venticinque anni e rappresenta la tappa più lunga della sua carriera di pittrice, la cui produzione è vasta e comprende pale d’altare e quadri sacri come le tele di Pozzuoli, l’Annunciazione datata 1630 del Museo di Capodimonte o la Nascita del Battista del Prado, parte di una serie destinata al Palazzo Reale del Buen Retiro cui collaborò anche il napoletano Stanzione, e storie e figure di eroine.
Napoli Artemisia Gentileschi collaborò con numerosi altri pittori, tra i più importanti ricordiamo: Onofrio Palumbo, Bernardo Cavallino, Micco Spadaro, Viviano Codazzi, Giuseppe Di Franco, Titta Colimodio.