Debutto in prima nazionale, al Teatro Nuovo, per Pretty, Un Motivo per essere carini di Neil LaBute, presentato dalla Compagnia degli Ipocriti, per la regia di Fabrizio Arcuri (repliche fino a dom. 19 Gennaio; feriali ore 21:00, dom. ore 18:30).
L’autore statunitense, che già abbiamo conosciuto e apprezzato in questa stagione con Some Girl(s) al Piccolo Bellini, torna a farci ridere e riflettere con una nuova (per l’Italia) graffiante commedia che ha, di nuovo, per oggetto i rapporti di coppia. In scena Steph (Fabrizia Sacchi) e Greg (Filippo Nigro), impiegati part-time in un supermercato, e due loro colleghi, Kent (Giulio Forges Davanzati) e Carly (Dajana Roncione). La tranquilla relazione dei primi viene messa in crisi quando Carly riferisce all’amica una conversazione carpita fra i due uomini, in cui Greg definisce la propria compagna “una ragazza dal viso normale”. Ciò che potrebbe sembrare una banalità per un uomo, diventa una grave offesa per una donna, al punto di provocare la rottura di un rapporto. Il termine “normale” è un insulto per chi, uomo o donna di questi tempi, ricerca la perfezione fisica come mezzo di affermazione sociale. “Pretty” diventa una diminuzione di “Beautiful”, e il tentativo di porre rimedio ad una gaffe non fa altro che acuire il senso di frustrazione in chi cerca di aderire ai canoni estetici che la società impone. La ricerca della felicità coincide con quella della bellezza esteriore. L’impossibilità di esprimere nel modo giusto ciò che veramente s’intende e di esternare sinceramente i propri sentimenti è il fulcro del testo (che chiude una trilogia cominciata nel 2001 con La Forma Delle Cose, e proseguita nel 2004 con Grasso Come Un Maiale). I dialoghi sarcastici, le battute taglienti, la goffaggine dei personaggi sono quelli cui LaBute ci ha abituati. E il finale non è certo hollywoodiano, ma neanche drammatico. Come nella vita, ciascun personaggio cercherà di trarne un insegnamento. Ciascuno a suo modo. Ma sarà quello giusto?
La regia di Arcuri appare fresca, agile e tende a sottolineare gli elementi più distorsivi della civiltà dei consumi e dell’immagine: dall’ambientazione, che può essere – di volta in volta – un supermercato o una discoteca o un campo di calcetto, ai monologhi davanti ad una videocamera che ne proietta l’immagine in primo piano, quasi che fosse un “confessionale” del Grande Fratello. Le scene, belle e sorprendenti, portano la firma di Luigi Ferrigno. Quanto agli interpreti, tutti bravi e fisicamente molto preparati. L’energia che sprigionano rende un buon ritmo. Anche se qualche taglietto, qua e là, gioverebbe allo spettacolo che rischia di stancare un po’ lo spettatore meno paziente.
Dopo il debutto napoletano, lo spettacolo sarà in tournée. Prime date: Macerata, Teatro Rossi (il 5 e il 6 Febbraio) e Milano, Teatro Menotti (dall’11 al 23 Febbraio).
Molto pretty.