Bella, simpatica, ma anche molto brava, Alice Mondìa, suona il basso e il pianoforte e non ha fatto un talent show, praticamente una aliena nel panorama musicale internazionale. Trovare una giovanissima cantante che sappia suonare, che non abbia scelto la scorciatoia televisiva per il successo, bella, ma sopratutto brava, direi che oggi giorno è merce rara. Se poi ci mettete un carattere molto grintoso, ritmi decisi e delle indiscutibili doti vocali di tutto rispetto, allora è il caso di dire che avete trovato una giovanissima promessa della musica internazionale, per fortuna molto reale. Un Ep, Plaster, da non perdere, estremamente piacevole da sentire ma anche ascoltare con più attenzione, lei è Alice Mondìa.
Come descriveresti il tuo disco se dovessi spiegarlo a chi non ti conosce?
«Sono molto fiera di questo Ep forse anche più dei due album già usciti. È nato molto spontaneamente, mi sono trovata ed ho iniziato a lavorare, non era in programma far uscire un nuovo lavoro dopo appena un anno dal precedente, ma è venuto così. Forse è un po’ azzardato definirlo così, ma lo sento più maturo, ho iniziato ad affrontare tematiche mai affrontate prima, in questo disco mi sono sentita pronta a condividere con le persone cose anche più mie, personali e prima non ci sarei riuscita essendo io fondamentalmente molto timida. Sono molto fiera perché fondamentalmente mi rappresenta molto sia nelle sonorità che nei testi. C’è sempre questa grande voglia di lottare per i propri sogni, per raggiungere i propri traguardi, con la forza di una musica al contempo molto rock, ma anche molto pop.»
Ascoltando i pezzi di questo disco mi è sembrato di sentire una differenza non tanto linguistica quanto stilistica tra i pezzi in italiano e quelli in inglese, ci sono stili e suggestioni più facili da esprimere in una lingua più che in un’altra? E se si cosa si esprime meglio in italiano?
«Io dico sempre che l’italiano tira fuori la mia dolcezza, è una lingua per sua natura molto romantica. Devo dire che per me, pur essendo la mia lingua madre, è stato una sfida cantare in italiano, perchè ho studiato la musica in inglese e non mi ero ancora mai confrontata con la musica italiana, quindi sai la tradizione del bel canto, per me è stato molto impegnativo affrontare una canzone italiana, l’ho fatto con tutto l’impegno possibile. Credo comunque che l’italiano abbia la capacità di toccarti l’anima , che abbia sfumature che rendono possibile esprimere meglio i sentimenti umani. L’inglese è una lingua che ti permette di essere più grintosa, che si sposa perfettamente con quella che poi è la mia cultura musicale fondamentalmente rock.»
Come nasce l’idea di un disco in parte in italiano e parte in inglese?
«È stato proprio un azzardo, ma io l’ho trovato una cosa molto bella, sono due mondi che fanno parte di me e non avrei saputo rinunciare ad una delle due, questa è poi la forza di essere un artista indipendente, probabilmente commercialmente mi avrebbero detto che non poteva funzionare. Quello a cui io tengo molto è che comunque il disco abbia una sua linea stilistica precisa, io sto dietro molto a tutte le fasi della creazione del disco, è fondamentale per me che tutto abbia un senso compiuto.»
Ti hanno associata ad Anastacia, Giorgia, anche se io direi che ti avvicini molto di più a Pink, ma chi sono i tuoi riferimenti musicali?
«Ascolto veramente di tutto, per altro Pink mi piace moltissimo, una donna così forte e al contempo così dolce. Diciamo che in linea di massima le donne forti mi prendono molto, per il resto io sono un po un disastro musicale perchè ascolto veramente qualsiasi cosa da i Beatles ai Linkin Park passando per Emeli Sandè e Alanis Morissette.»
Caratteristica rara nei giovani cantanti di oggi, tu sei anche una musicista, hai anche suonato nel tuo disco e cosa credi l’essere una musicista ti dia in più rispetto ad un cantante che non suona?
«Diciamo che non sono propria una virtuosa degli strumenti ma mi piace tenere le mani anche su quelli mentre canto, nel disco mi sono affidata a dei professionisti meravigliosi che sicuramente sono molto più avanti di me, ma credo sia fondamentale poter almeno tenere le mani su uno strumento per essere completi, poi d suo il fare il cantante di suo non è facile.»
Leggevo che sei anche una modella, nell’era dell’immagine quanto credi abbia influito sulla tua carriera di cantante l’essere una bellissima ragazza, o ti sei mai sentita presa in considerazione solo per il tuo aspetto e non per le tue capacità vocali e di musicista?
«Quello che mi è successo è di trovarmi difronte il pregiudizio della bella ragazza senza talento; per è è sicuramente una sfida perpetua dimostrare che ho qualcosa da dire e non sono solo una razza carina. Credo poi che nella carriera di un cantante al di la dell’aspetto quello che rimane è il carattere che esprimi sul palco.»
Mai pensato ad un talent?
«Guarda è un argomento molto delicato, io ho sempre cercato di seguire diciamo la strada tradizionale, in ogni caso i talent sono una grande risorsa perché portano la musica in tv e al grande pubblico, e sopratutto danno la possibilità atanti che magari non hanno avuto la possibilità di studiare o comunque d farsi sentire. Un problema è anche che i talent falsano un po la realtà perchè questi giovani emergenti che partecipano ai talent vengono presentati con degli show esagerati, che sembrano sempre un mega concerto di Beyonce, quindi inevitabilmente chi invece prova ad emergere in maniera tradizionale non avrà mai la forza di creare uno spettacolo come quello e quindi sembrano meno bravi o capaci; poi ormai ne esistono veramente troppi, sembra che ognuno si debba fare il proprio, credo sia un po’ eccessivo. Io ho scelto di seguire la vecchia scuola e alla fine sono molto soddisfatta delle cose che ho già fatto.»