Era il 30 Gennaio del 1994 quando Napoli perse un’icona del suo Teatro, Luisa Conte. Oggi, a distanza di venti anni esatti da quella prematura scomparsa (Luisa Conte aveva solo sessantotto anni), il Teatro Sannazaro ha dedicato una serata d’onore, ricordando non solo una grande attrice, ma anche colei che quel teatro riportò agli antichi splendori, insieme al marito Nino Veglia.
Dodicesima di sedici figli (!), Luisa Conte nacque nel 1925 da una famiglia di artisti: sua nonna – per parte di padre – era una ballerina del San Carlo; il fratello di sua madre, Fiorante Malleo, era attore, nonché marito dell’attrice Nuccia Fumo. All’età di nove anni, per venire incontro alle difficoltà economiche della famiglia, Luisa Conte fu affidata alle cure di questi due zii che l’avviarono all’arte della scena. Date le sue spiccate doti attoriali, raggiunse presto il successo e l’affetto di un pubblico che non l’avrebbe più abbandonata. Nel 1947 sposò l’attore Nino Veglia e pochi anni dopo, agli inizi dei Cinquanta, un incontro le cambiò la vita: entrò nella compagnia di Eduardo De Filippo, di cui interpretò alcuni dei suoi maggiori successi (Non Ti Pago; La Grande Magia; Le Voci Di Dentro; Questi Fantasmi!; Napoli Milionaria). Di lei Eduardo ebbe a dire: “Poteva fare tutto, capiva tutto. Lavorare con lei era un riposo, una beatitudine”. Negli anni Sessanta cominciò il sodalizio tra la coppia Veglia-Conte ed un altro gigante: Nino Taranto. Con lui, portarono in scena il Teatro di Viviani (‘A morte ‘e Carnevale, La festa di Montevergine…). Questo sodalizio continuò anche quando i due, da scritturati, divennero proprietari di teatro. Era, infatti, il 1971 quando Luisa Conte e Nino Veglia decisero di ristrutturare, con le sole proprie forze, il Teatro Sannazzaro, che da “puteca fetente” tornò ad essere la “bomboniera di via Chiaia”. L’operazione ebbe un enorme rilievo culturale, se si pensa che in quegli anni bui, Napoli aveva solo due teatri funzionanti: il Politeama, per le compagnie di giro, e il San Ferdinando, per quella di Eduardo. Il Sannazzaro divenne così il teatro dei Napoletani. Di lì, nuovi importanti sodalizi: dal regista Peppino Di Martino, al commediografo Gaetano Di Maio, coi quali riscrissero e portarono in scena il repertorio di Petito e di Scarpetta. Rimasta vedova inconsolata nel 1982, dopo un primo intervento cardiaco, Luisa Conte restò sola a capo di una baracca che, negli anni, era diventata enorme: praticamente tutto il Teatro napoletano era passato e passava dal Sannazaro. Lo stesso Teatro che ora le rende omaggio: da Marisa Laurito a Isa Danieli, da Lina Sastri a Mirna Doris, da Gino Rivieccio a Benedetto Casillo, da Leopoldo Mastelloni a Gloriana che, insieme a tanti altri, presenti fisicamente o in video, hanno ricordato, con affetto e commozione, il loro rapporto con questa immensa artista. E non potevano mancare le nuove generazioni: a cominciare dalle nipoti, Ingrid e Lara Sansone che, insieme ai rispettivi mariti, figli, nipoti e cugini, continuano a mandare avanti la baracca del Sannazzaro, a mo’ delle grandi famiglie di artisti della tradizione teatrale partenopea.
Al termine della serata, alla presenza delle massime autorità cittadine, è stata scoperta una targa, nel foyer del teatro, a perenne memoria di una delle attrici più amate dai Napoletani. Una serata che, piuttosto che di commemorazione, sapeva di festa: per la Conte, per il Sannazaro, per il Teatro. E per Napoli.