Prosegue il ciclo di spettacoli che quest’anno il Ridotto del Mercadante dedica ad uno dei protagonisti viventi della letteratura italiana, Raffaele La Capria, dal titolo L’Armonia Perduta. Terzo spettacolo della pentalogia è La Neve Del Vesuvio, prodotto dallo Stabile di Napoli, nella riduzione di Andrea Renzi, che ne è anche interprete e regista (in scena fino a dom. 16 Febbraio).
La Neve Del Vesuvio è un romanzo di formazione che La Capria scrisse nel 1988 vincendo, l’anno successivo, il Premio Grinzane Cavour. In esso, La Capria ripercorre la vita del piccolo Tonino, dall’età di due anni all’adolescenza, con l’approdo al ginnasio. Siamo nella Napoli anni Trenta, e come non ravvisare nella figura del giovane protagonista il ritratto che La Capria fa di se stesso, del suo ambiente, delle persone che gli furono intorno? Ma la particolarità de La Neve Del Vesuvio è che non si tratta di una vera e propria (auto)biografia, quanto piuttosto di una concatenazione di eventi che portano il giovane Tonino ad una graduale presa di coscienza di sé, della propria individualità, del senso del tempo, del proprio posto nel mondo. Dice La Capria: “Non volevo evocare […] i ricordi di un’infanzia irripetibile, né volevo reinventarmi il mondo simbolico-fantastico di un bambino, entrando nel suo immaginario; mi interessavano, invece, quei momenti in cui – mentre la vita scorre inavvertita – avviene, per caso e all’improvviso, la scoperta di una verità che ti tocca nel profondo e resta poi radicata nell’animo per sempre“. Parte essenziale di questa scoperta sono i pensieri, che da semplici sensazioni, ineffabili per un bambino, prendono via via corpo e vengono ordinati nella mente dell’adolescente, fino a trovare un’espressione logica tanto verbale quanto scritta.
Andrea Renzi è bravo nel ridurre ed interpretare, in modo semplice ed efficace, i pensieri del protagonista nelle varie fasi della sua crescita. Il suo stile colloquiale, unito ad un sentimento di continuo stupore, richiama nella mente dello spettatore sensazioni ed esperienze che crediamo relegate ad un tempo remoto, ma che Renzi fa riemergere con un misto di nostalgia e bonario disinganno. I personnaggi partoriti dalla mente di La Capria (il Padre, la Madre, la Maestra, il professor Haberstumpf) prendono, così, vita e restano nella memoria. La scena di Luigi Ferrigno – uno spazio nero e un grosso foglio di carta bianco – e gli effetti luce di Gigi Saccomandi evocano il pensiero che dal caos prende forma, prima nella mente e poi sul quaderno del protagonista. Ma rimandano anche alla neve sulla roccia lavica del Vesuvio, fenomeno suggestivo quanto fugace. Come l’infanzia.
Da vedere.