Dal 20 febbraio al 2 marzo va in scena al Teatro Libero di Milano “Le affinità elettive” di Sarah Chiarcos per la regia di Paolo Giorgio con Caterina Bajetta, Gabriele Bajo, Tomas Leardini, Francesca Pedrazzi, luci Sarah Chiarcos, scene e costumi Circolo Bergman, musiche originali Marcello Gori.
Le affinità elettive, spettacolo prodotto dal Circolo Bergman, parla della coppia Edoardo e Carlotta, due sposi felici. Ospitano nella loro casa il Capitano e Ottilia. Nelle giornate trascorse insieme qualcosa che va oltre il loro controllo mescola le carte, confonde i sentieri battuti. Sono le affinità elettive, forze che se ne stanno a metà fra le reazioni chimiche nei nostri corpi e l’iscrizione dei nostri nomi in un racconto scritto da altri. In una grande casa di montagna esplodono amori imprevisti, le coppie si incrociano e mutano di segno, la vita che si conosceva pare sul punto di infrangersi. Bisogna decidere se sia più giusto, più vitale costruire la propria vita sulle solide basi della razionalità e del progetto o abbandonarsi al rischio e all’incertezza, abbracciando fino in fondo gli orizzonti che ci offrono le nostre personali, private affinità elettive. Ma si tratta di realtà, di memorie, di sogni? Alla fine di tutto l’ombra di un destino incerto oscura i nostri desideri.
I personaggi di Goethe, catapultati in una realtà a noi vicina, in un tempo contemporaneo, mostrano la tenuta universale delle relazioni e delle situazioni narrate nel romanzo. E, come fossimo allo specchio, ci poniamo una domanda: non è forse, vivere fino in fondo il proprio desiderio, un modo per non sfuggire al proprio destino?
La parola desiderare deriva dall’unione di “de-“, mancanza, e “sideris” da “sidus”, stella. Alla lettera, nel linguaggio latino degli auguri: sentire la mancanza delle stelle. Quelle assenti stelle di cui anche noi oggi abbiamo nostalgia.