In scena alla Sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli, Bianca Nappi è protagonista di Re(L)azioni, di Neil LaBute, presentato da Fondazione Salerno Contemporanea, regia di Marcello Cotugno, che ne ha curato anche la traduzione insieme a Gianluca Ficca (repliche fino a dom. 16 Febbraio).
Abbiamo imparato a conoscere LaBute tramite due spettacoli già andati in scena questa stagione (Some Girl(s), al Piccolo Bellini e Pretty, al Nuovo). Abbiamo già detto che LaBute è uno degli autori contemporanei statunitensi più rappresentativi dell’epoca post-Mamet. Abbiamo già apprezzato il suo stile ironico e pungente di trattare problematiche delle attuali coppie trenta-quarantenni. In Re(L)azioni (dove non a caso la L è messa tra parentesi) il tema centrale è la violenza intesa come reazione a un torto subito. Re(L)azioni, infatti, è un insieme di tre monologhi al femminile, tutti e tre interpretati da Bianca Nappi, in cui le protagoniste reagiscono ai tradimenti subiti. E lo fanno con ferocia tale da farli apparire come tre ironiche tragedie minimali. In Totally, la Nappi è tradita dal fidanzato proprio quando scopre di essere incinta di lui. In Bad Girl è un’attrice in camerino che parla al telefono con un’amica che è stata tradita dal compagno, e dispensa consigli su come superare il trauma. In War On Terror (che mutua il titolo da un videogioco di guerra), Bianca Nappi è un’attrice che recita un monologo-invettiva contro il mondo islamico durante la guerra in Iraq, in cui ha perso il fidanzato, salvo poi scoprirsi “minacciata” da un’oscura presenza tra il pubblico: la guerra al terrore non fa altro che alimentare il terrore. In definitiva sono tre donne disperate che reagiscono dando sfogo alla propria rabbia, facendo emergere il loro lato peggiore, che è quello che abbiamo tutti noi e che tendiamo a nascondere. Qui LaBute non solo lo fa emergere, ma lo fa anche giustificare, con meccanismi autoassolutori che proiettano le protagoniste in una sorta di realtà virtuale, costruita e vissuta solo nella propria mente.
La regia di Marcello Cotugno sottolinea questo aspetto, proiettando immagini del vissuto dei personaggi stile play-station. Con un doppio salto, la realtà virtuale della messa in scena si integra con la dimensione meta-teatrale del testo. La forza di questa trovata sta nel fatto che la irrealtà delle immagini appare più “normale” e plausibile dei deliri dei personaggi in carne ed ossa. Personaggi cui Bianca Nappi sa dare vivacità e spessore e cui, grazie alla sua simpatia, riesce a farci sentire vicini e simpatetici.
Originale e divertente.