Dopo il successo di “Non si sceglie” e “Cosa ti aspetti da me”, Niccolò Bossini torna a debuttare con il suo nuovo singolo “Alcatraz”, pezzo principale su cui si basa il tuo ultimo EP uscito lo scorso 29 ottobre 2013, lavoro registrato ai Sound City Studios di Los Angeles. Un brano che non racconta solo della durissima prigione di San Francisco, ma che vuole testimoniare come molto spesso bisogna scappare e uscire dalle nostre prigioni mentali per cambiare concretamente le nostre vite!
A qualche mese dall’uscita dell’EP, ecco che finalmente esce il singolo più atteso …
«Si, diciamo che questo EP potrebbe essere definito come un cd itinerante, dato al pubblico a “piccole dosi”.
Il lavoro è stato presentato a fine ottobre, ma i vari singoli prendono vita poi con calma. In realtà io avevo in mente di pubblicare direttamente un nuovo cd, ma era troppo presto. Un EP ci stava bene, adesso con calma faremo uscire il prossimo singolo per l’estate e poi ci prepareremo per il terzo album.»
Come è nata questa tua personale riflessione sulla fuga da … “Alcatraz”?
«Partiamo col dire che io sono un grande fan di Clint Eastwood, per cui il brano è nato proprio mentre rivedevo “Fuga da Alcatraz”, Nel momento in cui loro decidono di scappare dalla prigione credendo sia meglio morire che restare dietro le sbarre mi sono reso conto che tutti dobbiamo avere un piano nella vita. La fuga non è solo una fuga dalle responsabilità, ma è anche una presa di coscienza di una situazione che non ci sta più bene. Ci son tanti tipi di piccole prigioni in cui siamo rinchiusi ogni giorno. Decidere di scappare significa aver capito dove vogliamo andare.»
E del brano “Non si sceglie” cosa mi dici invece?
«C’è una categoria di persone che scappa sempre da tutto in quanto ha bisogno di provare costantemente cose nuove. Noi non scegliamo di vivere né di morire. Non scegliamo il nostro carattere né le cose che andremmo a fare. Ecco che in sintesi il pensiero è: “Non si sceglie” … cosa e come si ama.»
Nel mese di gennaio sei stato impegnato in tour molto particolare. Com’è nata l’idea di suonare a casa dei tuoi fan?
«Tutto è iniziato quasi per necessità, poi si è trasformato in un progetto che ha preso il volo ed è andato benissimo. Nessuno aveva mai pensato di proporre concerti, diciamo così, porta a porta. Ecco quindi che l’idea è piaciuta agli sponsor e siamo riusciti a fare di necessità virtù. Il problema di fondo è che non si trovano facilmente spazi per suonare: i locali puntano su volti noti, ex concorrenti di talent e tribute band. Non voglio dare giudizi, dico solo quello che vedo e vivo sulla mia pelle.»
Una situazione che stai vivendo a causa dei cambiamenti musicali degli ultimi anni …
«Ripeto: non voglio fare polemiche. C’è da dire però che negli anni ’80 pe suonare dovevi fare pezzi tuoi, ora se presenti inediti vieni tagliato fuori. Io credo sia una cosa molto triste, ma mi astengo dal dare altri giudizi.
Anche al concerto a Napoli è venuto un ragazzo con la chitarra uguale alla mia che mi ha detto di suonare in una Tribute Band. Io l’ho esortato a fare pezzi suoi. Alla fine siamo arrivati fin qua perché c’è stata gente che ha rischiato, prodotto e fatto musica propria, non quella degli altri. Le cover sono una grande palestra, ma dopo un po’ bisogna trovare il giusto coraggio per credere nella propria musica!»
Quante volte ti senti ripetere: “Tu fai presto a parlare di coraggio, tanto suoni con Ligabue”?
«Tantissime. Ed è vero: Luciano mi ha dato una grande opportunità. Ogni mattina mi sveglio e mi sento fortunato. Però c’è anche da dire che dopo 10 anni oltre ad essere fortunato, me lo sono anche meritato.»
Tutti voi membri della band insieme a Ligabue avete tanti progetti indipendenti. E’ molto bello perché non siete solo un supporto al rocker, ma tutte entità ben distinte: difficile oggigiorno riuscire a trovare una simile realtà musicale, non trovi?
«Verissimo: il fatto è che da anni oramai tutti noi viviamo con Luciano in un ambiente stimolante. La definirei proprio una “factory”, siamo in una città musicale. Non ci sono vincoli: ognuno di noi può uscire e iniziare il proprio progetto personale. L’amore per la musica in generale stimola i nostri progetti. Nessuno di noi è un turnista, siamo tutti artisti e questo è meraviglioso.»
Hai detto di avere già molti pezzi per il prossimo disco, quali sono poi gli altri progetti?
«Abbiamo ricevuto tantissime proposte per continuare questo tour in casa, inviti anche da Londra, Madrid … Per adesso però è prevista un’unica data a casa mia! Dopo essere andato in quella degli altri, voglio fare una grande festa nella cittadina in cui vivo. Stiamo tentando di organizzare l’evento per agosto. Per il resto, sarà tutto da scoprire!»