Si è conclusa da poche ore la 4 puntata del Festival di Sanremo. Una serata che inizia con un’atmosfera frizzante, ma d’altronde è facile quando si devono cantare le canzoni degli altri. O forse no? Quarta serata dedicata alla tristezza, al circo e perché no … anche all’inps, inteso come “io non posso sentire”.
Ad introdurci in questa nuova mirabolante avventura musicale è stato Marco Mengoni, della serie: meglio togliersi il pensiero.
Le esibizioni dei big in gara sono iniziate poi con i Perturbazione che hanno scelto di duettare con la bellissima Violante Placido. Ora, mi chiedo: ma perché complicarsi la vita cantando con una che di mestiere fa l’attrice?
La risposta è tutta nella frase de “La donna cannone” che si è modificata autonomamente durante la performance: “Senza passare per il camerino, l’ultimo treno prenderà” e soprattutto “Violante e i Perturbazione giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì”.
Poi ecco arrivare sul palco Francesco Sarcina e Riccardo Scamarcio. Ma allora lo fate apposta! Scamarcio fa l’attore e va bene, ma perché deve recitare anche il ruolo di batterista?
Scamarcio e Sarcina “3 metri sopra il pusher”, Francesco e Riccardo ad accendere “Il diavolo in me”.
Finalmente uno spiraglio di luce sul palco arriva quando ci ritroviamo davanti alla meravigliosa Fiorella Mannoia. Alzi la mano chi di voi ha dato per scontato duettasse con Noemi… e invece eccola impegnata in una delle sue campagne per il sociale insieme a Frankie Hi nrg.
Mentre i due si esibivano con “Boogie” due sono stati i miei pensieri più frequenti: fate vincere Fiorella anche se non è in gara e, soprattutto, Frankie taci!
Al termine del brano, Luciana Littizzetto ha presentato la famosa giuria di qualità e finalmente, dopo quattro serate ho capito molte cose. Metà del gruppo fa tutto tranne che occuparsi di musica. “Giuria” e “qualità”: quando le parole perdono il loro significato originale.
A risollevare gli animi ci prova Noemi che presenta il suo cavallo di battaglia “La costruzione di un amore” e la distruzione del buongusto.
Poi è il turno del favorito di questa edizione: Francesco Renga. Francesco che si presenta sul palco con … Kekko dei Modà (e dei Modà è il cognome).
Ora, caro Renga: ma tra i tanti artisti che potevi scegliere per cantare insieme a te “Un giorno credi”, perché hai scelto l’unico che a 40 anni si fa ancora chiamare Kekko??
Ecco, Bennato ti avverte: “Devi cominciare da zero”.
La serata continua all’insegna delle resurrezioni. Mago Silvan e il suo viso tirato come una molla tornano sul palco per esibirsi con un numero che ha la sua stessa età: 150 anni.
Ho espresso un solo desiderio durante il trucco più palese della storia: Silvan trova il modo per far scomparire te e tutto l’Ariston!
Purtroppo però, Silvan non è un vero mago, per cui Ron è riuscito a salire sul palco e violentare “Cara” di Lucio Dalla. Ma perché stasera tutti hanno deciso di non cantare le loro canzoni per rovinare invece quelle degli altri? Povera “Cara”.
La musica torna a respirare grazie alla grandissima esibizione di Arisa che finalmente fa conoscere al pubblico italiano la strofa di cui dalla notte dei tempi conosciamo solo il ritornello: “Cuccurucucu”.
Grazie Arisa, domani cambia scarpe però…
Un po’ trafelato, ecco arrivare sul palco Gino Paoli. Vi spiego: gli avevano detto che uno degli artisti avrebbe scelto uno dei suoi brani così, per evitare il disastro, è corso a Sanremo per cantare lui stesso le sue canzoni.
Gino Paoli è stato l’unico in quattro serate a non leggere le parole sul gobbo. La dimostrazione tangibile che esistono canzoni destinate a spegnersi in radio e altre destinate all’immortalità. A voi il compito di indovinare quali.
Diodato, Zibba, Rocco Hunt e The Niro si sono esibiti solo alle 23: forse ieri sera le nonne di questi poveri giovani sono riusciti a vedere i nipoti cantare! Spero ci sia riuscita soprattutto quella di Rocco, dato che alla fine è stato lui a vincere.
Per un intermezzo culturale ecco arrivare Zingaretti. Luca ci parla del film “I cento passi” e sbaglia la pronuncia di Cinisi. Questo fa dubitare sul fatto che lui abbia mai visto il film su Peppino Impastato.
Fazio chiama poi sul palco il mio caro Zampapaglia, escluso dal Festival per aver presentato un brano che aveva già fatto ascoltare a 30 persone più di un anno fa.
Ora, io capisco che esiste un regolamento etc ect, ma parliamoci chiaro: Senigallia non avrebbe mai vinto e, per di più, la maggior parte dei pezzi sanremesi sono veri e propri plagi. Perché squalificare solo lui?
Purtroppo non mi è concesso molto tempo per domande esistenziali: ecco arrivare sul Raphael Gualazzi e il suo amico mosca. Ecco rivoltarsi nella tomba Modugno mentre loro rovinano il capolavoro “Nel blu dipinto di blu”. Sul palco dell’Ariston poi: danno e pure beffa!
A ristorare e cambiare atmosfera ci pensa Cristiano de Andrè che stranamente reinterpeta un pezzo di… Fabrizio de Andrè: “Quando verranno a chiederti del nostro amore”.
Ottima performance, non c’è da criticare. La prossima volta spero però rischi presentandosi con il brano di qualcun altro: facile giocare in casa.
La patata bollente passa a Giusy Ferreri troppo presto, Giusy che ha il coraggio di tornare sul palco con Haber e Alessio Boni che ha un’espressione da “ma che ci faccio qui?”.
Ma non è finita! Avevamo anticipato che non c’è mai limite al peggio e difatti ecco Antonella Ruggiero reinterpretare “La miniera” dei New Trolls insieme ai DigiEnsamble Berlin, una serie di personaggi assurdi che si definiscono musicisti ma in realtà giocano con i tablet.
Buona e convincente l’interpretazione della cantante, spero però con tutto il cuore che l’orchestra di Sanremo abbia dato una bella lezione a tutti gli altri.
Rivelazione della serata resta però Giuliano Palma, ma non mi riferisco alla sua interpretazione del pezzo di Pino Daniele, assolutamente no! Sto parlando del fatto che ieri sera tutto l’Ariston ha finalmente visto i suoi occhi! Giulià un consiglio: per la finale rimetti gli occhiali.
Ultima esibizione è stata ugualmente quella dello squalificato Senigallia che è arrivato sul palco accompagnato da Marina Rei e Paola Turci. Una perfomance molto bella che fa tornare dietro nel tempo. Scamarcio impara: ecco come si suona la batteria.
Ciliegina sulla torta (stavolta per davvero) resta Paolo Nutini che ci sveglia intorno all’una regalandoci sincera vitalità e intensa energia.
Finalmente anche la quarta serata del Festival è finita. Un’ ultima osservazione prima di lasciarci. In questi giorni la Rai ha compiuto 60 anni. Parliamoci chiaro: nonostante Damien Rice e Nutini, resta ancora la cosa più giovane di questo Sanremo 2014.
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