Giovani, ma molto presenti a se stessi, Gli Zoas, cinque ragazzi della provincia messinese, sono la risposta perfetta a chi definisce le nuove generazioni come prive di ogni interesse o contenuto. Giovani e molto radicati nel proprio tempo, che provano (e direi riescono) a raccontare in un modo assolutamente non banale, ma anzi ricco di stimoli sia musicali che testuali. Oggi vogliamo raccontarvi noi questo riuscitissimo incontro tra musica d’autore, rock alla vecchia maniera e quella giusta dose di contaminazione che non fa mai male, signore e signori gli Zoas.
Parliamo di toilette, un disco in cui ci sono tante cose da ascoltare, tanti temi diversi trattati e anche una bella dose di stili musicali molto ben amalgamati, ma dovessi raccontarcelo a parole, come lo descriveresti?
«Le prime parole che userei sono “magma compulsivo”. Bisogna aspettarsi di ascoltare una espressione, sia in musica che a parole, di un nostro mondo interiore e anche del mondo esteriore. Noi cerchiamo sempre di non puntare il dito contro qualcosa di esterno, ma di rigirare questo dito verso noi stessi, come collettività, un modo per esaminare noi stessi.»
Indiscutibilmente fare rock e affini in Italia in questo momento non deve essere proprio facilissimo per una band emergente, voi avete incontrato porte chiuse e strade sbarrate sul vostro cammino, o forse il mondo della musica italiana si sta accorgendo che c’è qualcosa oltre Laura Pausini?
«C’è stato un momento in cui il rock all’italiana accedeva alle classifiche, come se si fosse raggiunto una maturità, poi tutto è cambiato, ora l’hip hop la fa da padrone nelle chart. Noi facciamo poi un rock molto contaminato anche dal pop, non è proprio un rock difficile da digerire.»
I vostri pezzi affrontano tematiche spesso complesse come nasce l’esigenza di dire la vostra su una certa questione piuttosto che un’altra, in sostanza come nasce un vostro pezzo?
«In realtà ci sono approcci diversi, c’è pezzo che nasce da qualcosa scritto da qualcuno, poi ovviamente tutto viene riadattato per le esigenze di ogni singolo pezzo, c’è sempre un lavoro di riadattamento finale, poi è chiaro ci sono pezzi che nascono più spontanee altri più lavorati.»
Gli zoas suonano rock e fin qui tutto ok, ma ci sono anche molte influenze nella vostra musica, tanta elettronica per esempio, questa contaminazione è dovuta da esperienze musicali vostre diverse in origine che si sono incontrate?
«Alla base c’è sicuramente c’è il percorso musicale differente di ognuno di noi, anche se alla fine tutti proveniamo dal rock classico, però ci è sempre inteerssato la contaminazione musicale, cercando comunque di mantenere sempre lo zoccolo duro del rock, quello che ci piace è usare la contaminazione con il contagocce, in modo che il genere contaminate non stravolga mai ma aiuti il pezzo. C’è da dire che fare musica oggi vuol dire anche avere il privilegio di poter sperimentare tante cose diverse, la difficoltà è mantenere una identità.»
Perchè zoas?
«Zoas è l’unione di due concetti, ovvero lo Zoè greco e lo Zoas che abbiamo ripreso dagli scritti di william Blake. Sono due concetti che abbiamo deciso in qualche modo di fondere.»
Che appuntamenti e programmi avete per il prossimo futuro?
«Siamo molto spesso in giro per la Sicilia, ma comunque ci spostiamo anche in giro per l’Italia con diverse date, per esempio a Bologna, ma molte sono anche da definire.»
Che rapporto avete con internet e i fan?
«Ci sono alcuni membri della band che sono iperinformatici, mentre altri molto meno, ma quella della rete è una dimensione assolutamente importantissima per noi e credo in generale per una band maggiormente se è una band indipendente. Indubbiamente quella della rete diventerà l’agorà della musica del futuro, spesso i nuovi fruitori di musica neanche lo hanno un lettore cd, quindi è una dimensione molto importante, da tenere molto sotto attenzione.»