Arisa vince la 64esima edizione del Festival di Sanremo, ma se per Rocco Hunt (arrivato primo nella categoria Nuove Propostecon il brano “Nu juorno buono”) la vittoria sembrava inaspettata, lasciandosi andare in lungo pianto, per Rosalba Pippa – vero nome di Arisa – la vittoria non ha scaturito il benché minimo entusiasmo. Tranquilla e serena, dopo i ringraziamenti di rito dice: «Tutto ok, sono contenta» e parte ad interpretare nuovamente “Controvento”, la canzone vincitrice.
In molti davano per vincitore Francesca Renga, arrivato primo nella classifica provvisoria di mercoledì stilata in base al televoto. Alla fine tutto è cambiato. Arisa, che nel 2009 con “Sincerità” ha vinto la categoria “Nuove Proposte”, è arivata prima tra i Big, seguita al secondo posto da Rapahel Gualazi e The Bloody Beetroots con “Liberi o no” e terzo Renzo Rubino con “Ora”.
Il testo e la musica di “Controvento” sono di Giuseppe Anastasi, ex fidanzato di Arisa, ma anche autore di diverse canzoni dell’ex giudice di X Facotor tra cui “Malamorenò”, brano con il quale ha partecipato al festival nel 2010 e “La notte”, arrivata seconda al Festival di Sanremo 2012.
In questi giorni è uscito “Se vedo te”, il nuovo album di inediti di Arisa che contiene anche i due brani sanremesi “Controvento” e “Lentamente (il primo che passa)”.
L’intervista di Christian D’Antonio
Cosa è rimasto delle filastrocche di Malamorenò e Semplicità? Arisa, al suo ritorno a Sanremo dopo quello della maturità (nel 2012 con La Notte prodotta da Mauro Pagani) dice che il disco Se vedo te è un nuovo tassello “che non ha un genere prestabilito ma è caratterizzato da una cosa che mi interessa sempre molto: la comunicazione”.
In 5 anni di carriera hai collezionato 4 Sanremo e un X Factor. Come vedi la tua storia?
«Macché storia, non mi sento per niente arrivata, altrimenti non mi metterei in gioco ancora oggi in una gara. Sono contenta di esplorare linguaggi diversi ma non è detto che abbia fatto sempre bene alla mia carriera. Oggi poi fare dischi ha un sapore strano, perché mi sento stanca, più stanca dei miei inizi, quando avevo energia da vendere e tanta ambizione. E non so manco perché esistono ancora i dischi.»
Cosa ti ha deluso?
«Le tante parole inutili. Allora a questo punto è meglio puntare sulla musica, che è quello che mi piace e mi piace farlo in un album. Anche se mi rendo conto che non capita spesso di ascoltare un album di questi tempi dall’inizio alla fine. Però anche mia mamma e mia zia hanno diritto di andare all’autogrill e comprarsi un disco fisico, quindi lo faccio per questo. Io mi diverto con Spotify, ma ci sono tante persone che hanno bisogno dell’oggetto fisico.»
È quello che vorresti fare?
«No, per me il disco fisico andrebbe fatto con un sacco di soldi, dando alla gente tante cose, un libretto più sostanzioso delle quattro paginette con la mia foto sopra. Ma non si può fare e quindi mi devo adattare. Ma sono contenta di andare avanti e fare cose anche in maniera diversa. Per questo nel nuovo disco ho cercato altri cantautori altrimenti le canzoni sembravano sempre scritte da e Giuseppe Anastasi, che è una persona che mi è stata molto vicina e che quindi scrive come se scrivessi io.»
Chi hai chiamato?
«Se devo ascoltare musica per me stessa ascolto Cristina Donà, una cantante che seguo da anni e grazie alla quale ho imparato a cantare. Con lei ho scritto Lentamente (il primo che passa) che va a Sanremo e Chissà cosa diresti, dici che non mi trovi mai e la title track. È la prima volta che una donna scrive canzoni per me.»
C’è anche Marco Guazzone tra le firme. Come l’hai adocchiato?
«Già a Sanremo 2012 l’ho notato e l’ho subito fatto chiamare dalla sua manager. Il suo è il primo pezzo che mi è arrivato per questo disco e si chiama Dimmi se adesso mi vedi. Poi mi sono rivolta a Saverio Lanza, che è un musicista eccelso, per fare un’esplorazione nell’elettronica che mi mancava. Ora devo convincerlo a venire in tour con me. Dal vivo ci sarà la formazione d’archi Gnu Quartet e ho trovato uno stratagemma, gli ho detto che loro sostengono di essere una droga, appena qualcuno suona con loro non si stacca più.»
Come hai scelto gli altri collaboratori?
«Sentivo la vicinanza on Antonio Di Martino che ha fatto un disco che ho davvero consumato, e quindi l’ho chiamato per scrivere la canzone finale del disco Stai bene su di me, che mi commuove ogni volta che l’ascolto. Poi ho voluto Giuseppe Dente perché era da anni che gli chiedevo di scrivere per me e forse ora era pronto. Diciamo che ho ascoltato me stessa per fare questo disco.»
Anche nella copertina c’è una foto che lancia segnali di cambiamento radicale.
«Mi sentivo sempre molto giovane negli anni passati, trai 20 2 i 25 avevo energia da vendere, ora è diverso e centellino la forza che ho per le cose davvero importanti. Questa volta vado a Sanremo serena, con l’entusiasmo di emozionarmi. In quella settimana mi sento una diva e non me la deve togliere nessuno questa sensazione. In più con Fazio c’è la possibilità di portare due canzoni, la seconda è Controvento. E sono contenta del meccanismo, ti fa scoprire un cantante in modo più completo, capisci già se ti piace o meno ascoltando due pezzi. Per esempio io mi presento con una faccia più pop e radiofonica e una meno allegra e più introspettiva, che magari non ha tanta risonanza nel mondo mainstream ma che attraverso me che sono un personaggio popolare può uscire fuori dall’angolino. È una grande occasione.»
Anche per questo hai composto alcuni brani con Saverio Lanza, il produttore che ha rilanciato Dolcenera?
«Saverio è un grande musicista, forse troppo bravo. Ma non si può fare tutto un disco così, deve essere per tutti. Insieme abbiamo tirato fuori l’elettronica che ci piace, quella dei College che a me piacciono molto. E anche armonicamente ci sono dei dettagli più complessi.»
Da quello che dici si ha l’impressione che tu riesca a controllare ogni aspetto della tua carriera, come fai?
«Ho dei rimpianti, come i booklet dei cd. Se fosse per me andrebbero fatti con molta più cura ma ci vogliono molti soldi. Poi penso che oggi il vero booklet è su internet, te lo puoi fare tu ascoltatore pescando tutte le immagini e le informazioni, siamo tutti online con foto, autoscatti…Però vorrei che i miei dischi fossero venduti anche negli Autogrill perché è lì che la gente li compra. Anche io, quando non ho Spotify mi fermo all’Autogrill, vedo un cd e me lo compro. Anche se penso che dovrebbero costare di meno.»
Hai ancora dei sogni?
«A Sanremo farò un duetto con un gruppo canadese, Who Made Who. Loro mi hanno contattato dopo che hanno visto online l’esibizione dei Freres Chaos a X Factor, gli avevo affidato la loro canzone Inside World. Hanno fatto un bel disco, Brighter, l’anno scorso. Vorrei tanto che altri giovani italiani venissero fuori, c’è tanto di bello nella nostra cultura. Io non sono d’accordo con chi annienta l’Italia, c’è tanto di entusiasmante nei giovani, bisogna cercare le cose belle. Penso ad Antonella Lococo, potrebbe essere lei la nostra Miley Cyrus.»
Farai ancora cinema?
«Ad aprile uscirà un film BARRY, GLORIA E I DISCO WORMS che racconta l’avventura di una band di vermetti che danzano e cantano al ritmo della Disco Music. Erano destinati a lavori d’ufficio e invece si trovano a diventare cantanti. Una storia molto carina che ha anche un significato. Io do la voce a Gloria, è un bel mezzo per capire anche di che vocalità si è in possesso.»