Circo Equestre Sgueglia in scena al Teatro Argentina fino al 23 marzo. Il regista argentino Alfredo Arias ha creato un capolavoro.
L’esperienza di Arias nel mondo del teatro musicale e la passione per il grottesco e la maschera si prestano brillantemente per l’allestimento di questo testo di Viviani, che racconta le alterne vicende di una comunità di circensi, metafora universale di un mondo povero e precario.
«Napoli – afferma Arias – non può mai lasciare indifferenti, è una sorta di esperienza assoluta e se le parole di Viviani sono ancora oggi così forti è perché sono figlie autentiche di questi luoghi. Davanti alla casa in cui abitavo con i miei genitori, si estendeva un terreno abbandonato, dove un giorno arrivò un circo molto povero, senza nemmeno il tendone, ma solo stoffe rattoppate. Al centro si innalzavano i pali con i trapezi. Dall’esterno si potevano vedere, senza pagare, i volteggi di poveri acrobati. Qualche animale triste passeggiava senza comprendere questo paesaggio di desolazione. L’orso, la zebra e il dromedario asciugavano le loro lacrime sotto un sole opprimente che bruciava questa Pampa urbana».
Si tratta di uno dei tanti ricordi d’infanzia del regista argentino Alfredo Arias, che realizza uno spettacolo su Circo Equestre Sgueglia, uno dei testi più noti di Raffaele Viviani. I lavori di Arias uniscono l’interesse per la spettacolarità del musical alla passione per il teatro en travesti, il grottesco e la maschera: tutti elementi che si prestano brillantemente all’allestimento di Circo Equestre Sgueglia. Ambientato tra baracconi, giostre e trapezi, il dramma si snoda attraverso le alterne vicende della famiglia proprietaria dell’omonimo circo, metafora universale di un mondo povero e precario. A proposito del testo, Arias afferma: «Viviani ci trascina in un doppio gioco. Un gioco che noi dobbiamo immaginare, quello della rappresentazione circense e uno al quale assistiamo, quello della vita. Sceglie di mettere in evidenza le lacerazioni amorose. Ci dice che non esiste rifugio possibile: anche il circo, concepito come un ultimo riparo, è esposto alla vertigine della passione e i suoi abitanti possono esserne espulsi in qualsiasi momento per sprofondare nella più grande delle solitudini».
Cosa significa amare il teatro? Circo Equestre Sgueglia risponde ampliamente a questo quesito, che per i tempi attuali non è affatto scontato. Il pericolo di assistere ad un brutto spettacolo può far allontanare lo spettatore anche per anni dal teatro e chi lo fa, deve stare bene attento a cosa propone. Il cinema è completamente diverso, morto un papa se ne fa un altro, ma ciò non vale per il teatro, una magia, un mondo sacro fatto di rituali, passioni, amori, gioie, dolori, povertà, gelosie, rancori, ma anche e soprattutto immenso sacrificio quotidiano. Farias, con grande maestria, con un allestimento nemmeno troppo eccessivo, rende al meglio il mondo del circo nelle sue piccole sfaccettature. Spettacolo sicuramente da non perdere!
di Raffaele Viviani, regia Alfredo Arias, scene Sergio Tramonti, costumi Maurizio Millenotti, luci Pasquale Mari, arrangiamenti musicali Pasquale Catalano, coreografie Luigi Neri, con Massimiliano Gallo, Monica Nappo, Francesco Di Leva, Carmine Borrino, Lorena Cacciatore, Gennaro Di Biase, Giovanna Giuliani, Marco Palumbo, Autilia Ranieri, Tonino Taiuti, Giuseppe Burgarella (pianista), con la partecipazione di Mauro Gioia, coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Napoli