Torna The Voice of Italy su Rai Due e per la seconda edizione del music show italiano si punta in alto.
Anzitutto la collocazione tv (mercoledì 12 la prima puntata in prima serata) che prevede 5 episodi di Blind Audition, audizioni al buio che hanno come perno la scelta dei coach che sentono di spalle i concorrenti. Schiacciando il pulsante I Want You scelgono il candidato e lo portano nella propria squadra. A fare la parte dei coach quest’anno ci sono Raffaella Carrà, Piero Pelù e Noemi, come nella prima edizione. Prima novità di The Voice of Italy: Riccardo Cocciante sostituito da J-Ax, lo storico leader degli Articolo 31. Il rap sbarca in Rai? «Mi fa molto piacere che la tv ufficiale si sia accorta che questo è un genere che è diffuso in tanti strati sociali – commenta il diretto interessato – anche se il rap è solo una delle cose che faccio. Non è un caso che a Sanremo tra i giovani abbia vinto Rocco Hunt che è un mio amico ed è bravissimo. Finalmente ci si accorge di un genere anche se è dalla metà degli anni 90 che è rilevante. Mi sono dispiaciuto quando lo bistrattavano e trattavano con superficialità. Ricordo una cosa a Sanremo con la Hunziker che ballava con delle bambine. Il rap non è solo mettersi una bandana in testa».
Chiarito il ruolo della prima novità di The Voice (che la Carrà descrive come una persona “tosta”) vien da pensare al perché della defezione di Cocciante, che tanto aveva dato alla prima edizione. Gianmarco Mazzi, produttore di Talpa Italia che ha portato lo show su Rai 2 spiega: «Già alla prima edizione sapevamo che Riccardo non poteva legarsi al programma per la seconda perché impegnato all’estero con le sue opere. È stato un allontanamento amichevole, tanto che ci sarà una sorpresa legata a lui nello show».
Pelù ritorna con maggiore disinvoltura e consapevolezza, ma batte sempre sul concetto di anti-talent: «The Voice non è un talent show ma è una delle rare occasioni in cui in tv generalista si può fare musica. È questo quello che mi interessa, anzi vorrei proporre un percorso simile a Masterpiece. Perché non fare un programma in cui si insegna a costruire la scrittura di una canzone?». Suggerimento raccolto dai vertici Rai che in questo momento puntano molto su The Voice. Hanno dispiegato un capitale non da sottovalutare: ci saranno due puntate di Battle (due artisti della stessa squadra che si sfidano), due di Knockout (sfida su brani diversi) e ben 5 di live show a partire da maggio. In tutto, The Voice durerà fino a giugno, prima dei mondiali. «Iniziamo con la neve, finiamo col sole», dice il direttore del centro di produzione di via Mecenate di Milano dove viene registrato lo show. Che ha un investimento anche sul web, con un sito ufficiale (TheVoiceOfItaly), una diretta streaming su Radio2 Rai, The Voice of Radio, un concorso che ha fatto emergere un talento direttamente dalla radio e che verrà presentato nella prima puntata. Insomma, grande progetto multipiattaforma che impiega 60 persone solo a Milano.
La Carrà è la stella del programma, indubbiamente, con la sua esperienza e la sua statura internazionale. «Non credo Cocciante mi mancherà – dice serenamente – perché è un’esperienza già fatta che è andata bene, ma quest’anno c’è J-Ax che rappresenta la voglia dei ragazzi di esprimersi. E si commuove pure, cosa incredibile». Lui di rimando: «Mi commuovo perché è la musica a farmi scendere le lacrime. Non siamo in un reality, non piango come Den Harrow all’Isola dei Famosi. Piango perché mi emoziono, e non si deve aver paura di questo. Sarei un senza cuore».
Noemi è quella che nella scorsa edizione si è addossata maggiormente le accuse di “buonismo”, anche perché il popolo dei talent e della musica 2.0 in generale sembra poco in linea con la sua grazia e benevolenza. Lei è una che non fa scenate. La Carrà la difende: «Qui non si vedranno mai cacciate plateali perché la buona educazione è il principio. Magari qualche volta esageriamo con gli aggettivi positivi, ma ormai le prime puntate sono già registrate quindi teneteveli». Noemi, che si è guadagnata “grande stima” da parte della signora della tv da quando è andata a Londra («coraggiosa a cambiare, era la più internazionale allo scorso Sanremo») punta sul “buona la seconda”: «La prima edizione era di rodaggio, ne sono cosciente. Ora sappiamo tutti che cosa sarà e sta diventando importante giocare sul serio, sta diventando importante questo impegno. Io cercherò di essere diretta e appassionata, sarà un lavoro duro ma entusiasmante».
Le critiche, specie dal web (la media di ascolto l’anno scorso è stata sui 3 milioni e 300mila, inattaccabile sul profilo del gradimento) è anche il non essere riusciti a sfornare talenti che potessero emergere subito. «Non si può pretendere un successo fulmineo per questi ragazzi, almeno non da noi – dice Raffaella Carrà – perché c’è bisogno di fortuna, talento e un pezzo che faccia la sua parte».
Anche J-Ax, da nuovo arrivato, concorda: mancava il pezzo alla vincitrice Elhaida del 2013 (ora in lavorazione con Universal a un disco classico). La Carrà è “delusa” dalla canzone di Veronica De Simone, la ragazza uscita da The Voice che è andata a Sanremo giovani quest’anno. «Ma è sempre un passo importante nella sua carriera, il nostro è un primo gradino». Mazzi, invece, rivela che la Universal (che mette in palio un contratto discografico col vincitore anche quest’anno) sta puntando molto su Timothy Cavicchini, il concorrente della scorsa edizione con un immagine da poster-boy e tanto talento, per il momento inespresso.
Come si fa a sopravvivere al talent, si chiede Noemi. La risposta è questa: «Non bisogna essere timorosi, non imitare gli altri. Per farsi strada bisogna essere se stessi». E lo dice lei che è partita da X Factor quando era ancora in Rai. Prima puntata in onda il 12 marzo con i conduttori, Federico Russo e Valentina Correani che cureranno la liason col pubblico sui social network.