La forza della ripresa, l’energia di chi ha voglia di guardare avanti. I Rio, band emiliana che è in lancio con l’album Fiori, ha realizzato un video per il singolo Terremosse (il filmato di Giuseppe Giacobazzi qui) che è un tributo alla loro terra, girato a San Felice sul Panaro in provincia di Modena, cittadina fortemente colpita dal sisma del 2012. Li abbiamo incontrati alla vigilia dell’ennesimo entusiasmante tour: 600 concerti in 10 anni di carriera e ancora emozionati, i Rio!
Come avete approcciato un argomento così doloroso come il terremoto con un tocco di spensieratezza?
Fabio Mora (voce e autore): «Bisognava metabolizzare l’idea e non potevamo farlo prima, perché con queste tragedie ognuno ha un sentimento diverso. La fortuna di fare questo mestiere è che sei continuamente bersaglio di stimoli nuovi, noi avevamo parlato con gente che era sopravvissuta a quello de L’Aquila e volevamo fare qualcosa, volevamo che si potesse trasformare in canzone un sentimento di amore per la propria terra. Infatti, credo che Terremosse sia una canzone che va bene per sempre.»
Un membro della band ha scritto il pezzo che ha vinto il premio della critica a Sanremo 2014. Come mai non l’avete tenuto per i Rio?
Fabio Ferraboschi, bassista: «L’ho scritto io e conosco bene Cristiano De Andrè dal 1994. Ho avuto l’occasione poi di incontrare Dori Ghezzi due anni fa che mi ha detto che cercavano dei pezzi per il suo nuovo disco. Ne ho scritti due, uno si chiama Credici ed è finito nell’album, l’altro, Invisibili l’ha portato a Sanremo. Ovviamente siamo tutti molto contenti di come è stato recepito il pezzo, ma per i Rio ho altri registri compoisitivi, sebbene nostre canzoni come Ti Chiedo Scusa siano molto intimiste. Ma Invisibili era proprio adattato al suo personaggio, perché è anche fuori dai crismi soliti della composizione, con sfumature differenti, originali. Con i Rio siamo abituati a scrivere cose di tutti i giorni, del divertimento ma cerchiamo sempre angolazioni differenti per raccontare la quotidianità.»
Come nascono i vostri pezzi?
Fabio Mora: «Abbiamo avuto molte formazioni e questa è quella che ci trova meglio in fase preparatoria. Siamo in un buon equilibrio al momento e tutto è molto tranquillo e sereno anche perché siamo una democrazia dittatoriale! Non necessariamente tutti devono essere d’accordo su tutto ma ognuno porta la sua esperienza e la sua idea. Ci piace il lavoro collettivo. Alberto, il batterista è molto tranquillo ma non per questo non apporta creatività. Poi abbiamo compiti diversi, lui si occupa della gestione economica e credimi, non gli ho mai chiesto niente. Invece io magari mi entusiasmo di più per cose come i video e idee visive. A volte vorrei che anche loro mi facessero compagnia in questo!»
Che tipo di pubblico avete?
Giò Stefani, chitarra: «Sono davvero di tutte le estrazioni e di tutti i tipi. Sono ormai degli amici perché solitamente apriamo il nostro camerino alla fine dei concerti e li facciamo entrare tutti. È un modo per conoscerli, conoscere storie diverse. E forse anche così nascono le ispirazioni per i nostri brani.»
Ci sono degli amici nell’ambiente discografico che vi supportano?
Fabio Mora: «Beh, i Modà hanno iniziato più o meno nella nostra stessa epoca, infatti ci incontravamo spesso negli Autogrill o sui pachi dei tour radiofonici in giro per l’Italia. Loro davvero hanno lavorato sodo e poi è arrivata la fortuna. Sono bravissimi ma ora come allora gli dico: non fate un genere che ci piace. Io e Kekko ci regalavamo sempre i nostri cd con le canzoni per poi criticarli, siamo molto amici.»
Marco Ligabue, il fratello di Luciano e fondatore del gruppo, ha lasciato. Cambiamenti?
«Siamo più stabili ora, perché fin quando funziona l’alchimia si sta bene poi se subentrano divergenze è dura.»
Giò, tu sei anche interessato ad altre forme di espressione artistica. Ci dici cosa fai in proposito?
Giò Stefani: «Siamo tutti interessati ad altre espressioni, a me piace farmi fotografare e recentemente il fotografo Paolo Mariani ha realizzato un esperimento con i corpi maschili che verrà portato in mostra. Credo il mio scatto sia nell’immagine della mostra.»
Fabio Ferraboschi: «Ah se l’avessimo saputo non ti avremo portato in tour!»
Come descrivereste la vostra musica?
Fabi Mora: «Siamo leggeri, facciamo un rock ispirato al Messico, alle sonorità anni 50 ma con un cuore padano perché è a casa nostra, sulle rive di un fiume che creiamo meglio. Anche sulle rive del fiume a Gualtieri, dove sono nato si mangia bene, ci si diverte con la musica, come in Messico, la terra che esprime tutta quella cultura che ci fa entusiasmare. Perciò raccontiamo delle cose semplici della vita e delle persone normali. Ci piace questa dimensione.»
Infatti 10 anni fa, agli albori, molti dicevano che eravate una band Tex Mex.
«Ma tutti crediamo che sia stato un equivoco perché noi siamo molto di più, certo c’è l’influenza di quel tipo di suono ma non solo. Crediamo che in Fiori ci sia il perfetto equilibrio di quello che vogliamo suonare, la formazione più rispettosa delle diverse esperienze di chi la compone.»
Siete sempre in giro per i live, ma dove c’è il pubblico più caldo per voi?
Giò Stefani: «In Lombardia e nelle isole, siamo sempre bene accetti! Ma in verità anche a casa nostra e nel Lazio facciamo bellissimi concerti. Non si sa mai cosa aspettarsi quando si sale sul palco ed è questo il bello perché c’è la febbre prima, ci sono tante speranze e poi ci si sente solitamente a casa una volta che si attaccano gli strumenti.»