Francesco Sarcina, ex leader del Le Vibrazioni, torna a sognare e lo fa con tutta la consapevolezza che ha acquisito negli ultimi anni. Francesco, classe 1976, ha intrapreso un’avventura da solista che l’ho ha visto presentare all’ultimo Festival di Sanremo “Nel tuo sorriso” e “In questa città”, due brani contenuti nel suo nuovo lavoro discografico “Io”. Un album composto da dieci tracce, tutte scritte e suonate dallo stesso Sarcina e pubblicate dopo 10 anni trascorsi con Le Vibrazioni. Periodo in cui Francesco ha acquisito esperienza, ma soprattutto forza, la stessa che lo ha portato ad intraprendere un percorso diverso, a mettersi di nuovo in gioco, questa volta condividendo le emozioni, le gioie, ma anche le sconfitte senza l’appoggio della band, semplicemente con l’aiuto del suo “Io”.
Io, un nuovo inizio, una nuova avventura..
«Dopo tanti anni con le Vibrazioni, ho sentito l’esigenza di intraprendere questa avventura solitaria, di realizzare questo album. È stato come fare un salto nel buio, poiché sapevo quello che lasciavo, ma non quello che trovavo.»
Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?
«All’interno del gruppo si respirava un’aria pesante. Non avevamo più stimoli. Non riuscivamo più a divertirci. Molto spesso lavoravo annoiato e non riuscivo a darmi una spiegazione, poiché amo il mio lavoro e non ho mai smesso di farlo. Ho voluto quindi dare una scossa a me e a tutto il gruppo. Il cambiamento era quello che ci voleva. Non è che sia cambiato molto, poiché continuo a scrivere e fare quello che facevo prima, con l’unica differenza che adesso per quanto concerne gli arrangiamenti, me li faccio da solo, senza alcun confronto, quindi litigo con me stesso. Devo dire che alla fine mi sono stupito, poiché sono riuscito a fare un bel lavoro, trovando persone intense. Questo progetto da solista mi ha dato la possibilità di scoprire nuove cose di me.»
Quindi quanto è cambiato Francesco?
«Tantissimo. Dieci anni fa ero un ragazzo che dalla cantina mi son trovato ad esibirmi su un palco davanti ad un pubblico di 40mila persone. Questo un po’ ti monta. Poi per fortuna ci sono le problematiche che la vita ti pone, sono quelle che ti tengono con i piedi per terra. In dieci anni sono successe tante cose, belle e brutte. Solitamente faccio sempre un resoconto abbastanza positivo: fino a quando sei vivo e sano e riesci a far le cose che vuoi, tutto va bene, ma quando non ce la fai, allora va male. Il cambiamento è stato radicale ed oggi posso dire di essere più maturo, concentrato su quello che voglio, ma soprattutto consapevole.»
Hai dichiarato che spesso sogni tuo padre, scomparso di recente. C’è qualche sogno in particolare che ti andrebbe di raccontare…
«Prima di girare il video di “Odio le stelle” non lo sognavo da un anno. Poi è tornato nei mie sogni dicendomi semplicemente che era tutto ok e che andava bene quello che stavo facendo e di proseguire. Il tutto sempre con un sorriso e con un’aria ironica. In un altro sogno lui era a casa mia e mi diceva: “bella la casa che ti sei fatto, ora mi scelgo la camera” ed io che gli rispondevo come ti scegli la camera?…io mi faccio il culo e tu arrivi bello, bello. E lui:“certo, altrimenti a che servono i figli” ridendo e scherzando. Nonostante se ne sia andato via in malo modo, sofferente per la sua malattia, ogni volta che viene nei mie sogni lo fa con il sorriso e sempre con la voglia di ridere e ironizzare, insomma torna da me sempre in maniera positiva. Questo è importante perché mi rende sereno.»
Sanremo per te è stato un ritorno oppure ha significato qualcosa in più?
«Per me è stato fondamentale ed importante partecipare al festival poiché avevo un disco in uscita, oltretutto da solista. Io per la gente sono quello delle Vibra. Quindi partecipare al festival mi ha dato la possibilità di far conoscere Francesco Sarcina, arrivato a Sanremo da solo, con un bagaglio alla spalle di dieci anni di Vibrazioni. Era fondamentale dare questo messaggio.»
Un messaggio che continui a dare anche attraverso i social..
«Sì, sono abbastanza un martello. Però, si dice: “l’asino fotte non perché è bello ma perché insiste” che detta così sembra un po’ aggressiva come frase, ma in realtà il significato sta nel fatto che se vuoi veramente ottenere dei risultati, raggiungere un obiettivo, bisogna insistere, non mollare. Fortunatamente sono una persona testarda. Quando mi metto in testa una cosa difficilmente mollo. Mi devono sparare e possibilmente nei punti vitali. Insomma finché avrò respiro non smetterò mai di mollare e perseguire il mio obiettivo.»
Con Le Vibrazioni non hai utilizzato la parola fine, ma solo pausa…
«Assolutamente. Sicuramente ci sarà una reunion del gruppo, anche se credo che debba passare tempo. Questa cosa si deve evolvere, voglio vedere come la vivranno i ragazzi. Perché ancora c’è chi la vive male e questa cosa mi dispiace. Il giorno in cui si deciderà di riunirci dovremmo essere tutti sereni e con lo stesso obiettivo, altrimenti si ricade nello stesso errore.»