La popolare attrice Serena Rossi ritorna ad uno sconfinato amore, il canto, esibendosi in un recital al Teatro Trianon di Napoli. Serena Rossi presenta in questa occasione il suo primo album “Nella casa di pepe”, un lavoro discografico che incorpora un decalogo di brani di cui otto inediti e due cover. I testi si compongono di una tematica che costruisce il motivo centrale, ritrovando la firma di grandi autori della musica italiana, tra cui Nino Buonocore, Eugenio Finardi, Enzo Gragnaniello. Nella casa di Pepe esprime un insieme di atmosfere musicali multivariegate che spaziano dal ritmo pop svelando una natura elegante e raffinata come in “Nessuno” e “L’equilibrista”, saltando a suoni dal timbro jazz che si evincono in pezzi quali “Io resto qui”, “Non ci credo più”, per poi confinare ad un tono altamente passionale tipico del tango espresso in “Senza di te”.
La voce ardente e ricercata di Serena Rossi riesce nel suo album a catturare l’anima, rapendone ogni emozione di chi l’ascolta. A soli ventinove anni, Serena sta scalando importanti vette in ambito teatrale, così come nel cinema che la vedono impegnata attualmente nelle riprese da protagonista per Rugantino di Garinei e Giovannini. Correva l’anno 2002 ed a soli sedici anni, Serena Rossi esordì nel musical C’era una volta…Scugnizzi, di Claudio Mattone ed Enrico Vaime, intraprendendo in tempi rapidissimi un’ascesa in campo teatrale, cinematografico e televisivo, ricordandone altresì il clamore che le è stato riconosciuto con il ruolo di Carmen nella soap nostrana “Un posto al sole”.
Serena, giovanissima e di grande bellezza, in che misura ritieni che questo sia il binomio per centrare il successo?
«Ti dico in modo assai immediato che la bellezza conta ben poco se vuoi esprimerti in ambito teatrale e cinematografico. Si tratta di una caratteristica che deve necessariamente integrarsi con la credibilità. L’elemento di maggiore importanza per bucare il video è l’autenticità, la capacità immediata di comunicare in modo nudo, il personaggio che stai interpretando. Nella mia esperienza personale non ho mai cercato di propormi in relazione alla bellezza, piuttosto conoscendo la mia anima tasformista ho poi amato l’opportunità di interpretare personaggi d’altri tempi, molto vicini al mio modo d’essere, anziché ispirarmi a figure da “fatalona”.»
Con il recital al Trianòn ritorni al primo amore, il canto. Come è nata questa scelta progettuale?
«Il canto è decisamente la mia prima passione, è così che ricordo i miei inizi, cantando, poi con il teatro ed ancora dopo con il cinema, la musica è passata per un po’ in secondo piano e circa due anni fa, durante un viaggio a Cuba ho sentito muoversi dentro di me la grande voglia di ripropormi in tal senso, di rimettermi in gioco e così di ritorno ho iniziato a lavorare insieme al mio produttore Paolo Varriale a questo progetto. Il titolo dell’album infatti, l’ho scelto non a caso, si tratta di un diretto riferimento ai luoghi cubani, al pensiero rivolto alla “casa particular”, tipico del posto.»
Serena nei testi che canti, celebri un tema costante: l’amore; qual è dunque la chiave di lettura che ne dai di tale sentimento?
«Mi voglio aggrappare alle parole di Nino Buonocore che ha scritto per me, Nessuno, una canzone a cui tengo tanto. Si tratta di un brano che descrive l’amore tra due donne, trovo che possa essere un significativo punto di partenza da cui poter iniziare per accogliere l’amore in ogni sua forma e non giudicare mai. In riferimento alla mia esperienza personale, so che pur avendo vissuto storie un po’ tortuose, a volte anche contrastate, l’amore non si rinnega, non si addita, si vive e si accetta per quanto in quel momento si vuole sentire e condividere.»
Ricordiamo con tanto affetto e nostalgia la tua viva partecipazione nella soap partenopea “Un posto al sole”, dove interpretavi un ruolo vivace, quello di Carmen. In che modo ha inciso nella tua crescita professionale e quanto conservi di lei?!
«Carmen ha significato tanto per me, mi ha dato una riconoscibilità intensa, facendomi maturare in modo gigantesco. Il ruolo che interpretavo del resto è moto vicino alla mia personalità e lei mi manca tanto. Oltretutto entrare a far parte del cast di una soap mi ha insegnato a mantenere i ritmi ed a scandire il tempo, perché diversamente dal cinema, con la soap tutto è più frenetico. Come dicevo poc’anzi, con Carmen ho maturato un’ampia popolarità e sono tante le persone che tutt’oggi mi chiedono se ritornerò, che avrebbero questo forte desiderio di rivedermi in scena.»
Allora ritornerai a vestire i suoi panni?
«Per il momento no.»
Qual è la prospettiva del recital e gli elementi che vuoi portare sul palco?
«Il recital lo sto vivendo come un’esperienza estremamente intima, un incontro privato che avrò con il pubblico, al quale desidero trasmettere il mio sentimento per il canto. Lo sento in termini di incontro ravvicinato tra palco e platea. Una performance molto live e poco show dove avrò modo di parlare anche un po’ di me.»