“Se Amore è…World Tour” è il nuovo spettacolo teatrale di Sal Da Vinci, l’artista napoletano, nato a New York, che arriverà al Teatro Augusteo di Napoli dal 27 al 30 marzo. Partito con un’anteprima dal Tropicana di Atlantic City, negli Stati Uniti, e dopo aver fatto tappa a Parigi, al Teatro Alhambra, con un concerto dedicato alle donne proprio l’8 marzo, lo show è arrivato da poche settimane in Italia. Dopo la programmazione al Teatro Eliseo di Roma dall’11 al 16 marzo, è la volta di Napoli. Teatro Augusteo, dal 27 al 30 marzo. Dopo aver calcato – per l’intero inverno – i palcoscenici teatrali con “Carosone, l’americano di Napoli”, Sal Da Vinci porta a teatro il suo “Se Amore è…” che dà il titolo al suo nuovo album in uscita il 25 marzo. Un nuovo progetto discografico che si avvale di ospiti di grande prestigio: oltre a D’Alessio e Carolina, anche il rapper Clementino (con Sal in “Chiamo te”) e Gaetano Curreri (Stadio) che duetta su “La vera bellezza” (scritta dallo stesso Curreri con Saverio Grandi).
Oltre ai propri brani e a qualche anticipazione del nuovo disco, lo spettacolo teatrale di Sal proporrà medley dedicati al musical “Scugnizzi”, a Carosone e alla canzone italiana (da Roberto Murolo, a Claudio Baglioni, Lucio Dalla e… tanti altri). Ma sentiamo cosa ci ha raccontato Sal sul tour, ma anche sul nuovo lavoro discografico.
Il 25 marzo uscirà il tuo nuovo lavoro discografico “Se amore è…”. Descrivici questo album.
«“Se amore è…”, è sicuramente un lavoro diverso dagli altri miei album. Diverso anche dal punto di vista musicale. È più vicino ai giorni nostri. Diversi temi, ma attuali. Ed è un album che contiene comunque la tematica dell’amore. Anche se parlare d’amore e sentimenti, oggi sembra una cosa d’altri tempi. Ma la gente ne ha bisogno, soprattutto in questo momento.»
Credi che la gente, nonostante la crisi di valori che attraversiamo, sappia o voglia ancora amare?
«Credo che molto dipenda anche da come racconti le cose. Da come vuoi che arrivino. Anche se oggi, spesso si fa fatica a farsi spazio. Perché spesso le persone sono “miopi” davanti a certi argomenti. Ma così come curi la miopia dal medico, se usi il linguaggio adatto, riesci a far capire e vedere meglio le cose anche davanti ad atteggiamenti di chiusura. Io resto sempre me stesso, racconto quello che sono, senza scimmiottare nessun tipo di cultura o personaggio. Io resisto ad essere come sono, ed oggi non è facile.»
Hai una dedica particolare per questo album?
«È un invito alla vita. Una dedica all’amore, alla fotografia del nostro quotidiano. Ma è anche una dedica sentimentale ai protagonisti del mio “viaggio personale”. Ai miei affetti.»
Attraverso le canzoni, sei sempre attento a lanciare anche dei messaggi sociali. L’album “Se amore è…”, contiene un brano sul femminicidio.
«Sì, perché è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Ho duettato con Clementino. È eccezionale trattare un argomento così delicato e serio. Attualissimo. Ed è bello vedere come sia stato trattato. Non è violento, non è volgare, non è aggressivo. È un uomo che parla attraverso “la bocca di lei” e si rende conto del danno che le ha provocato. E credo che chi generi violenza, ha bisogno di essere aiutato, perché è malato. Non è una persona che ragiona. Chiunque assuma atteggiamenti violenti e dannosi sull’altro, in questo caso sulle donne, ma anche sulle altre persone in generale, ha una mente disturbata e va seguito, curato.»
Il world tour di Se amore è, è partito dagli Stati Uniti, poi ha fatto tappa a Parigi per approdare in Italia tra Roma e Napoli. Si dice che, di ritorno da un viaggio, nelle valigie ci siano sempre dei ricordi in più. Qual è il ricordo più bello?
«I ricordi sono tanti. Attualmente, sono reduce dal Teatro Eliseo di Roma, come dall’Alhambra di Parigi, dove tanta gente non mi conosceva. Persone che hanno deciso di assistere allo spettacolo, senza sapere cosa avrebbe visto. E finire l’esibizione ricevendo applausi, complimenti e riconoscenze, anche maggiori delle nostre iniziali aspettative, credo sia il successo più grande. Poi siamo tornati un po’ indietro nel tempo. Dove potevi far ascoltare le canzoni inedite e farle giudicare dal pubblico. Che siano 200 o 3 mila persone, non cambia. Sai che, in quel momento sono lì, seduti in un teatro a darti attenzione e a giudicare se lo spettacolo sia bello, se sta arrivando loro tutta l’emozione che vuoi trasmettergli.»
Hai rischiato un po’ a portare a teatro dei brani che la gente ancora non conosce?
«Ho rischiato molto. Prima dell’uscita di un album si promoziona molto affinché la gente valuti il prodotto. Ascolti le canzoni e scelga quale preferisce. In questo tour, invece, ho deciso di darmi una bella sfida, sottopormi ad una prova inedita portando a teatro un lavoro sconosciuto. Perché l’album, “Se amore è…”, di fatto, non è ancora uscito. Sarà in vendita dal 25 marzo. Le canzoni non sono passate nemmeno in radio, eppure le tappe previste per il tour sono già sold out. Potrei aggiungere altre date. Ma non sono uno che ama la spremuta di limone “fino all’ultima goccia”! Preferisco tornare a teatro la prossima stagione con uno spettacolo e dare possibilità a chi non è venuto, di assistere alla mia esibizione.»
Senza alcuna polemica, formulo l’ultima domanda. È apparsa sulla tua pagina facebook, una foto che ti ritraeva in un letto d’ospedale. È scoppiato subito un caso mediatico sul tuo stato di salute, ma successivamente il tuo staff ha chiarito che si trattasse del backstage di un video. Vuoi aggiungere qualcosa?
«Per chiarire la vicenda, ho detto tante cose. Ho scritto una lettera. L’ho mandata ai giornali. Ma si sa, la voglia di malignare è sempre dietro l’angolo. La maggior parte dei profili, è anche falsa. Chi ha detto tante cose brutte, le minacce, è gente cattiva e disturbata. Parlarne ancora, genera solo altre polemiche. Ora mi interessa solo concentrarmi sull’album. E chi assisterà allo spettacolo, vedrà il video che sarà proiettato in teatro e si renderà conto che tutte le cose negative dette, sono solo cattiverie contro la mia persona. Ma fa parte del gioco. Chi è esposto, subisce spesso questi attacchi. Poi i social network, purtroppo, creano anche questo ed a tal proposito, ho anche lanciato un appello ai genitori a monitorare i propri figli quando stanno su Facebook. La rete è pericolosa e bisogna stare attenti.»