La Compagnia Teatrale Moscato e Fondazione Salerno Contemporanea presentano, alla Sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli, Patria Puttana, uno spettacolo su testi e regia di Enzo Moscato, con Cristina Donadio, Giuseppe Affinito e lo stesso Moscato (repliche fino a dom. 30 Marzo).
Dell’universo espressivo che da oltre trent’anni Enzo Moscato porta in scena, la puttana, la “donna di piacere” è forse la figura più emblematica e centrale. Dalla Signora di Pièce Noire ad Assunta di Bordello Di Mare Con Città, dalle “donne omologate nel mestiere” di Trianon alla stessa Luparella, queste donne (vere o presunte), ai margini e piene di umanità, sono sempre state rappresentate da Moscato come dolorosa testimonianza di una condizione – quella femminile – sottomessa e subalterna ad un universo maschile violento e mistificatore. Ciò nonostante, queste vere e proprie eroine di un mondo sommerso incarnano, con la loro forza, il loro coraggio, la loro ironia, la loro serena ingenuità, l’utopia possibile dell’abbattimento del potere, del trionfo della cultura della vita su quella della morte. In Patria Puttana c’è tutto questo, essendo lo spettacolo una silloge di personaggi protagonisti di alcuni dei lavori sopra citati. “E’ una drammaturgia che punta più sul frammentario che sul narrativo”, spiega Moscato. “In questi recital, come mi piace chiamarli, scelgo qua e là brani dei miei lavori con la sola logica dell’assonanza e del ritmo […]. Mi capita, così, di accostare brani che non si assomigliano per niente, perché amo proprio quest’estetica della contrapposizione, dell’ossimoricità”.
Ed è proprio ciò che si evince da questo spettacolo. Patria Puttana risulta un compendio della drammaturgia di Moscato. E’ un “testo” poetico e ironico fin dal titolo dove, con humour nero, a volte violento e aspro, Moscato si conferma cantore profondo e accorato della diversità. La lingua quasi arcaica del “suo” popolo, la reiterazione ossessiva di talune espressioni, l’uso consapevole dello spazio – ideato da Tata Barbalato – donano ritmo e musicalità quasi sacrali alla rappresentazione. L’interpretazione di Moscato è sempre in bilico fra lo straniamento e l’accorata compartecipazione. Si accordano con lui il bravo Giuseppe Affinito e l’ottima Cristina Donadio dalle molteplici corde, entrambi accostandosi a questo mondo di sofferenza con sensibilità e forza espressiva.
Da vedere.