Il 16 aprile esce “Identikit di un ribelle” (Rizzoli), l’autobiografia di Piero Pelù scritta a quattro mani con Massimo Cotto.
«Non avrei scommesso un centesimo sui miei cinquant’anni. Sui trenta forse, ma cinquanta neanche a pensarci!» Se si guarda alle spalle, Piero Pelù non riesce a spiegarsi come faccia a essere ancora vivo. Ha dedicato ogni ora dei suoi giorni alla divinità più esigente che il suo cuore pagano potesse venerare: la Dea Musica. Per lei ha trascorso notti insonni a limare versi, ha girovagato per il mondo esibendosi con la stessa passione nei club più intimi e sui palchi dei principali festival internazionali.
Al fianco dei Litfiba e da solista, Piero Pelù ha attraversato da protagonista oltre trent’anni di storia della musica italiana, contribuendo in modo significativo alla nascita della scena rock contemporanea.
In queste pagine Piero Pelù si racconta confidando i suoi timori: primo fra tutti l’incubo delle droghe pesanti, che sono un grande mezzo di potere delle mafie, che ciclicamente minacciano l’esistenza delle generazioni più a rischio. Questo libro raccoglie la storia di un’evoluzione, la confessione di un ragazzo di strada divenuto uomo in rivolta, di un musicista che scava nella sua anima gitana per ricordarci che la disobbedienza non è un gioco da ragazzi né l’ultima spiaggia di chi non ha più nulla da perdere. Opporsi alle ingiustizie è un preciso dovere morale, una necessità. Perché come ci ricorda Piero “Ribellarsi non è eroico. È vitale”.