Rocco Hunt, a pochi giorni all’uscita del suo nuovo album ‘A Verità, festeggia la vittoria di Sanremo partendo da Napoli. Al teatro Trianon Viviani di Napoli, nel popolare quartiere Forcella, il rapper salernitano si conferma attento alle tematiche sociali, lanciando un messaggio di speranza ai precari. Dopo la vittoria nella sezione Nuove Proposte con il brano “Nu juorno buono”, al Festival di Sanremo, per il giovane rapper salernitano, arriva l’attesissimo nuovo album di inediti di Rocco Hunt, intitolato ’A Verità, uscito il 25 marzo. Il disco, che contiene ben 18 brani, costituisce un grande passo nella crescita artistica di Rocco. Brani scritti sia in italiano che in napoletano. Grandi collaborazioni discografiche ed importanti partecipazioni di protagonisti della scena rap tra cui Clementino, Noyz Narcos e Ensi, ma anche incursioni della migliore musica d’autore con artisti come i Tiromancino, Enzo Avitabile ed Eros Ramazzotti. Scambiando quattro chiacchiere con Rocco Hunt, il giovane artista si mostra vicino ai disoccupati e ai precari, lanciando un appello affinché il nuovo esecutivo guidato da Matteo Renzi affronti la piaga del precariato. E, a tal proposito, prima del concerto, ha lasciato spazio sul palco ai lavoratori dello storico teatro di Forcella, che non ricevono lo stipendio da due mesi e rischiano la cassa integrazione. Una situazione che Rocco Hunt ammette di conoscere molto bene parchè l’ha vissuta personalmente: «Anche mio padre lavora in una cooperativa del comune di Salerno. Per molti mesi non ha ricevuto lo stipendio. Dopo Sanremo, in un’intervista per un quotidiano nazionale ho parlato di questo disagio, e subito dopo è stato chiamato per ricevere i sospesi. Non tutti pero’ hanno un Rocco Hunt in famiglia».
Intervistiamo Rocco e scopriamo qualche curiosità del suo nuovo lavoro discografico.
Cosa è cambiato nella tua vita dopo la vittoria di Sanremo?
«Nella mia vita non è cambiato nulla. È cambiato l’atteggiamento degli altri nei miei confronti. Perché, strano a dirsi, la vittoria ha cambiato le persone intorno a me. Ha abbattuto i pregiudizi che la gente aveva nei miei confronti ma io sono rimasto lo stesso. Sono il Rocchino di sempre. Vivo nella stessa casa, con la mia famiglia, i miei fratelli.»
C’è chi ti vede come un simbolo dei giovani. A 19 anni è una grande responsabilità.
«Una responsabilità enorme. Spero di poter dare voce ai giovani attraverso la mia musica. Pochissimi giorni fa è uscito il mio album. Ho fatto due “firmacopie” e c’è stato un bagno di folla. Quando in coda per farsi firmare il cd ci sono non solo i ragazzi ma anche i 60enni vuol dire che la gente ha bisogno di sentire la mia musica. Una grandissima soddisfazione. Caratterialmente, sono pessimista, e non mi aspettavo tanti consensi. A prova che per questo disco e la vittoria di Sanremo, l’ha voluta il popolo.»
Ti senti un paladino per questi ragazzi che ti seguono? Secondo te qual è il motivo di questa passione per te?
«Sì. Mi sento un baluardo di una generazione che ha tanto da dire e vuole spazio. E consiglio ai giovani di credere sempre nei loro sogni. Forse per questo mi seguono. Perché vedono in me la “vittoria” di uno di loro.»
Primo concerto a Napoli…
«Sì, primo concerto dopo Sanremo. Perché Napoli mi ha accolto sempre positivamente. Sin dall’inizio sono stato folgorato dalla scena partenopea ancor prima di quello che mi è successo, artisticamente, negli ultimi mesi. E sono contento di festeggiare qui al Trianon. In un quartiere che già, tempo fa, mi ha visto cantare e mi ha mostrato tutto il suo affetto. E quindi, mi aspetto solo una conferma.»
Hai vinto Sanremo con un brano sulla Terra dei Fuochi. Pensi di occuparti sempre di tematiche impegnative?
«Sicuramente, non voglio passare per il Rapper della Terra dei Fuochi. Il Rap, fortunatamente, è un genere che ti permette di poter trattare moltissimi argomenti. Di essere vari, di scegliere qualsiasi argomento senza fossilizzarti su una sola tematica. Certo, “Nu juorno buono”, è un brano manifesto che in questo momento storico, era importante.»
Nel brano “Nu juorn buono”, dici “il mio accento si deve sentire”. Portando questo testo a Sanremo, sei riuscito a far parlare Napoletano tutta l’Italia. Ti aspettavi questo successo all’inizio di questa avventura?
«Decisamente no! Ma sono molto contento. Dopo la vittoria mi hanno chiamato Gigi D’alessio e Nino D’Angelo per complimentarsi con me per essermi imposto su un palco così importante. Sono contento di questa vittoria. La Littizzetto disse che mi ero portato tutta la mia famiglia. All’Ariston, avevo con me la mia famiglia, il mio popolo, la gente che mi ama. Un tassista a Milano, mi disse che quando un ragazzo del Sud vince, vince due volte. Io, questo Sanremo, l’ho vinto 5 volte!»