Debutta, alla Sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli, La Madre di Bertolt Brecht, musiche di Hanns Eisler, con Imma Villa nel ruolo della protagonista e la regia di Carlo Cerciello; prodotto da Teatro Elicantropo, Anonima Romanzi e Prospet (repliche fino a dom. 13 Apr.).
La Madre è forse il testo più politico di Brecht, scritto alla vigilia dell’ascesa del Terzo Reich, nel 1932. Tratto dall’omonimo romanzo di Maxim Gorkij del 1907, narra la storia di Pelagia Vlassova, madre ignorante e bigotta dell’operaio Pavel, la quale con dedizione e coraggio fa propria la battaglia del figlio e dei suoi compagni per il riscatto della classe operaia nella Russia zarista. Col nome di battaglia di La Madre, appunto, porterà avanti le istanze del figlio anche – e con più convinzione – dopo che lo stesso verrà fucilato per sovversione, diventando il simbolo di un’intera classe sociale che, da uno stato di assoluta ignoranza, arriva alla completa consapevolezza di sé e alla convinzione che le cose possano e debbano cambiare. Non a caso Brecht allunga la durata della storia di Gorkij, facendola arrivare fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con il grande sciopero delle fabbriche di munizioni, preludio della Rivoluzione d’Ottobre. Il senso della riproposizione di questo testo, tristemente attuale, lo trae lo stesso Cerciello: “E’ il recupero della memoria storica di avvenimenti, ideologie e sentimenti che hanno trasformato il mondo, riconsegnando alle classi più deboli quella coscienza e dignità che, purtroppo, oggi viene nuovamente mortificata e immolata sull’altare del dio Mercato”. L’interesse e il valore de La Madre, però, non sono di natura esclusivamente politica. In essa, infatti, si configura – entro gli schemi del Teatro Didattico di Brecht – un nuovo tipo di personaggio drammatico, quasi passionale, che inaugura quella galleria di straordinarie figure femminili che saranno incarnate da Madre Coraggio, Shen Te de L’Anima Buona del Sezuan, fino ad arrivare alla Grusa del Cerchio Di Gesso Del Caucaso.
Carlo Cerciello affronta la regia di questo spettacolo con straordinario equilibrio tra sentimenti dei personaggi (personali e collettivi) e narrazione lineare e lucida propria del Teatro Epico. A cominciare dalla bella scenografia, semplice ed evocativa degli spazi scenici delle fabbriche in cui i lavori di Brecht venivano rappresentati, firmate da Roberto Crea. In linea con esse, i costumi di Anna Ciotti e Anna Verde, come anche il trucco volutamente marcato, disegnato da Gennaro Patrone. Tutti questi elementi conferiscono una cifra coerente e fedele al teatro brechtiano, pur con qualche aggiunta – che però non stona col contesto – soprattutto nella parte musicale. Parte in cui eccellono tutti i giovani attori che compongono il cast che, purtoppo, non è possibile nominare per intero. Basti, per tutti, la bravissima Imma Villa, che con abilità ed intensità, riesce a trovare una perfetta sintesi tra coinvolgimento emotivo e straniamento, necessario a questa forma di Teatro. Uno spettacolo rigoroso, coinvolgente e ben curato che ha al suo attivo già il Premio Museo Cervi “Teatro per la Memoria“, il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro e il Premio Antonio Landieri, tutti conseguiti nel 2013.
Da non perdere.