Nel 1957, a Parigi, muore Christian Dior e a soli 21 anni il suo posto viene occupato dall’allora sconosciuto Yves. Così inizia il film di Jalil Lespert – Yves Saint Laurent. Una pressione mediatica e di lavoro che porterà lo stilista ad una forte crisi (era maniaco-depressivo) e, quindi, all’allontanamento dalla maison. Fa in tempo, però, a mostrare il suo genio e ad incontrare, nella sfilata di debutto, colui che sarà il compagno di una vita: Pierre Bergé.
Il film, inevitabilmente, si incentra sul loro rapporto, nessuno dei due potrebbe essere raccontato senza parlare dell’altro. Una relazione di passione e creatività, il connubio perfetto tra amore e business che porterà alla nascita (tre anni dopo il loro incontro) della Yves Saint Laurent company e ad un ventennio (dal 1956 al 1976) formidabile.
L’atelier Saint Laurent sarà una factory internazionale dove Yves sarà il leader artistico indiscusso e dove Pierre mostrerà tutto il suo talento imprenditoriale. Memorabili sono gli abiti ispirati ai quadri di Mondrian ma a Y.S.L. si devono infinite innovazioni come: lo smoking per le donne, le trasparenze, la camicia con il fiocco al collo, i pois, la sahariana, i colori a contrasto come il fucsia e il rosso messi insieme, il grande cappello hippy, il trench… Il rovescio della medaglia sarà una costante insicurezza, la droga, l’alcool che, purtroppo, lo accomuneranno ad un Justin Bieber qualsiasi.
Un film che mostra bene l’opulenza e il glamour di un’epoca ma, a tratti, annoia e la figura di Bergé è troppo stereotipata nel supereroe salvifico.
I due bravi attori Pierre Niney (Yves) e Guillaume Gallienne (Pierre) sono credibili e si muovono anche nei veri luoghi come lo studio in cui Saint Laurent ha lavorato dal 1974; i giardini di Majorelle in Marocco dove avevano la villa del bune retiro; l’Hotel Intercontinental di Parigi (oggi Westin), dove si organizzavano le sfilate due volte l’anno.
Molti sono anche gli abiti originali. Da vedere per capire dove risiede davvero il talento in un’epoca di total relity senza né capo né coda ma si attende il secondo film non autorizzato da Pierre Bergé dal titolo Saint Laurent, di Bertrand Bonello con Gaspar Ulliel nei panni dello stilista.
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