Giulia Mazzoni è la più bella rivelazione degli ultimi tempi, a quasi un anno dal suo album d’esordio, Giocando con i bottoni, per pianoforte solo, riprenderà il suo nuovo tour, Giulia si esibirà anche nella storica Villa Rufolo l’11 luglio al Ravello Festival 2014.
I brani del primo album di Giulia Mazzoni sono intimi e originali, composti nella piena libertà di elaborazione musicale, un linguaggio creato dai propri stati d’animo annotati prima in parole su un quadernetto e, poi in note su un pentagramma fluidamente scritto tra classico e pop rock. Vaghi ricordi d’infanzia che abbelliscono la vita, esaltano, come il brano Elefantino di pezza o la title track Giocando con i bottoni. E da pochi giorni uscito un nuovo videoclip, diretto da Fabrizio Cestari, Where and When?, composizione dedicata al Maestro Michael Nyman.
Ascoltando la tua musica uno pensa: se ne frega della moda e di quello che facilmente funziona…
«Oggi non è semplice per la musica, come per gli altri campi, viviamo in un momento difficile, di crisi generale, e anche di grande pessimismo. Io ho sempre amato la musica strumentale e il pianoforte, e non mi sono lasciata spaventare da questo, è difficile, però la crisi non è un motivo per fermarmi.»
Non hai avuto qualche porta in faccia o difficoltà nel proporre la tua musica?
«Certo, sicuramente, è stato difficile e lo è ancora oggi, perché sono all’inizio di un percorso. Non è tutto rose e fiori, ma non mi sono mai lasciata abbattere e, mi sono sempre rialzata. Non ho lasciato perdere, ho continuato per la mia strada, perché volevo fare questo, quindi crisi o non crisi, continuerò, certo sarà più difficile, sicuramente, com’è difficile per altri tipi di musica, molto più commerciali, figuriamoci per una musica un po’ più di “nicchia”.»
Come sei arrivata alla registrazione di questo tuo primo disco, e come sei arrivata alla casa discografica?
«È successo tutto per caso, la mia fortuna è stata studiare a Milano, io sono di Prato, una città che non è legata alla musica, ma al tessile, quindi una realtà industriale non incentrata sulla musica e, sarebbe stato difficile pubblicare un disco restando nel mio paese. Ho preso la mia valigina di cartone e sono venuta a Milano, e ho iniziato il mio percorso di studio in Conservatorio, ho continuato facendo concerti, sono riuscita a conoscere un produttore, che poi mi ha dato la possibilità di conoscere un’altra persona, che è colui che poi mi ha aiutato a pubblicare il disco, ho fatto ascoltare il mio lavoro, non aspettandomi niente, è piaciuto, e da qui è nato l’inizio della mia avventura.»
Diversi tuoi brani richiamano la tua infanzia, ci sono parole o frasi che colleghi ai tuoi brani?
«Si, lo faccio, quando compongo, molto spesso, per fissare un’idea, come se scattassi una fotografia con le parole, scrivo qualche frase sulla mia agendina, annoto le mie emozioni, i miei pensieri, per cercare di fissare meglio quell’emozione e immagine, poi quando mi siedo al pianoforte è ben chiaro quello che voglio raccontare, e, da lì nasce la musica.»
Elefantino di pezza, è un brano che suoni con uno strumento particolare, l’hai composto direttamente usando il piano giocattolo?
«Il brano è nato direttamente sul piano toy, un pezzo per un pianoforte di venticinque tasti che ha un suono particolare, quasi come un carillon, un suono che richiama qualcosa di antico, dell’infanzia, e l’Elefantino di pezza, è un pezzo dedicato ai bambini e all’infanzia, fondamentalmente parla di un elefantino di peluche, e, quindi, ho immaginato che questo peluche si svegliasse, durante la notte, e potesse animarsi, vivere.»
Piccola Luce affronta un tema particolare, com’è nato?
«È un brano nato di getto una sera di notte, avevo soltanto una lucina accesa e, volevo raccontare le luci e le ombre della vita. Tutti noi nella vita possiamo cadere, specialmente in questo momento così buio, però dobbiamo reagire e non restare seduti a terra, avere la forza di rialzarci, di cercare una piccola luce che c’è sempre, però dobbiamo lottare. Questo brano nasce con questa idea di base. È stato realizzato un videoclip, con il regista Federico Monti, e, parlando, abbiamo inserito quest’idea all’interno di una sceneggiatura, affrontando un tema delicato, la violenza sulle donne, un tema al quale sono molto legata. Essendo una ragazza, mi sembrava giusto poter utilizzare la mia musica per poterne parlare.»
Il tuo ultimo video è Where and When, dedicato a una persona speciale…
«È un pezzo dedicato a un amico e maestro, una persona che stimo musicalmente e umanamente, Michael Nyman, che ho avuto la fortuna di conoscere. Where and when è proprio il motto che ci diciamo io e lui ogni volta che dobbiamo vederci, perché non è facile, lui vive dall’altra parte del mondo, e, quindi, Dove e Quando ci rivedremo la prossima volta? Siamo molto amici, l’ho incontrato la prima volta diversi anni fa, per caso, nel senso che, avevano fatto ascoltare un mio pezzo a Michael Nyman, e un giorno sulla casella di posta elettronica ricevo una mail con scritto Michael Nyman, credevo fosse uno scherzo di un amico, e invece era lui, perché poi ci siamo dati appuntamento su skype ed era Nyman. Ho perso vent’anni di vita, e poi da lì è nata un’amicizia, e ogni volta che è possibile, insomma, ci vediamo, è bello perché per me è un mito assoluto. Sono cresciuta anche con la sua musica, che mi ha ispirato molto, ma non ho mai osato chiedergli di suonare, anche per gioco, con lui, forse dovrei essere un po’ più sfrontata.»
Parlando di autori preferiti oltre a Nyman a chi ti ispiri? Oltre alla musica classica…
«Anche alla musica leggera, io ascolto tutto, tutto ciò che è bello, chiaramente mi influenza, dal rock al pop, all’elettronica.»
Il tuo look post punk è in netto contrasto con la tua musica…
«Non credo che le persone guardino l’abito, pensano più al contenuto, alla musica. Io sono una ragazza giovane, penso di specchiare i miei tempi, molti ragazzi si sono riconosciuti nel mio, chiamiamolo, “personaggio”. Ho un tipo di look di una ragazza moderna, non mi presento con l’abitino nero “mortale”, combatto quest’immagine, per me la musica è gioia e divertimento, e, vorrei trasmettere questa sensazione, e non quella di “mortalità”. Come dico sempre: Viva i pinguini, ma con gli anfibi.»
La tua musica si potrebbe anche accompagnare a delle colonne sonore? Penserai mai di fare qualcosa?
«Mi piacerebbe molto, è un sogno nel cassetto, spero che si realizzi.»
C’è il famoso episodio che tu racconti, di com’è nata questa tua passione per la musica, a scuola durante una ricreazione, ma dopo cos’è successo? Hai comprato un piano… sei andata a lezioni di piano…
«All’inizio era un segreto, non ho espresso subito, il mio desiderio di studiare musica, ai miei genitori, per un periodo mi divertivo e andavo in quest’aula delle scuole elementari e giocavo con il pianoforte, in gran segreto, poi dopo un po’ non potevo più farne a meno, ho espresso ai miei genitori l’interesse di iniziare a studiare musica, e sono andata prima alla scuola di musica Verdi di Prato, e poi in Conservatorio Verdi di Milano. E i miei genitori mi hanno appoggiato in questo percorso, e sono stata fortunata.»
Hai fatto dei concorsi pianistici?
«Si, cose locali, ma fin da bambina il mio interesse era scrivere, comporre, dedicarmi solo a questo, anche se i concorsi mi sono serviti per la mia crescita artistica.»
Prima del disco cosa facevi?
«Ho suonato da stanza, tanto, in giro, ovunque, dagli scantinati ai pub e, anche con delle cover band.»
Ci sarà un giorno l’accostamento della tua voce alla musica?
«No, sono intonata, ma non m’interessa al momento, mi piace il pianoforte con la voce, però m’interessa fare la pianista, e proporre la mia musica, magari un giorno collaborare con dei cantanti, come ho già fatto, ma non sono in questo momento interessata a questo genere di cose. Certo se domani mi svegliassi e avessi questo desiderio per non dormirci la notte, ci proverei.»
Hai collaborato con altri artisti?
«Si, ho collaborato recentemente con una giovane cantante emergente, Ylenia Lucisano, all’interno del suo nuovo disco c’è un brano pianoforte e voce, Un angelo senza nome, ho fatto anche l’arrangiamento per pianoforte e l’ho eseguito.»
Com’è improntato un tuo spettacolo?
«Vieni a vedermi… ahahah C’è un pianoforte e poi ci sono io, e poi mi diverto a proporre degli altri pezzi, che possono variare come “omaggi”, in genere Nyman, e poi mi diverto a suonare, a creare un mix tra i due mondi, tra la musica classica e quella moderna, Chopin con i Daft Punk, mi diverto a proporre questi tipi di esperimenti, che mi rappresentano, sono un po’ le mie due anime.»
Penserai, oltre al piano, di introdurre qualche altro strumento, di suonare tu o avere altri musicisti?
«Nel futuro mi piacerebbe, io non ho nessun pregiudizio, quindi se il progetto trattato potesse essere espresso meglio con più strumenti, perché no? Io ragiono in funzione del progetto, in base a quello che voglio dire.»
La critica che ti ha dato fastidio o che ti è piaciuta?
«Mi danno fastidio le offese alla persona, non mi piacciono. Le critiche, invece, non mi danno fastidio, le ascolto con interesse, e cerco di capire il punto di vista della persona e, se effettivamente posso migliorare e posso andare incontro a questa persona, mi interessa capire. Non mi piacciono, ripeto, le offese fatte in maniera maleducata.»
Hobby?
«Mi piace molto l’arte, vado spesso in giro per musei e mostre, poi il cinema, i concerti, e, quando posso, stare con gli amici, tanto.»
Progetti futuri?
«Sto preparando nuovi brani, per ora ho scritto brani sempre e solo per pianoforte, non escludo in seguito di giocare con altri strumenti, come ho fatto con il piano toy.»