Non era un fuoco di paglia questo ragazzo inglese, Ed Sheeran, che dal 2011 ha venduto 4 milioni di dischi con il primo album, +. Ritorna nel 2014 (il 24 giugno) con un altro simbolo, X, che contiene 12 canzoni (17 per la versione deluxe) che spaziano dall’acustico alla dance, dal rap alla black music, insomma Ed Sheeran riesce sempre ad entusiasmare. «Non l’abbiamo ancora finito quindi vi suonerò le tracce che sono definitive» ha detto a un ristretto numero di giornalisti incontrati prima del suo passaggio a The Voice l’altro giorno a Milano.
L’impressione è che, complice il coinvolgimento di Pharrell Williams, Benny Blanco e Jeff Bhasker, stia guardando più all’America che al resto del mondo. Ed Sheeran è affamato di suoni alla Timberlake, o addirittura alla Michael Jackson e si sente molto. Il tutto, beninteso, è filtrato dalla sua voce versatile, unica sensibilità e forte caparbietà a mantenere il titolo di “artista uomo britannico più venduto dal 2011”.
Poi succede pure che s’infischi della contemporaneità a tutti i costi e estragga dal cappello un gioiello come Photograph, che ha un testo toccante e quando la suona solo con la chitarra acustica mette i brividi. Entusiasmo prevedibile, ma non scontato, per il primo singolo Sing, che è già ovunque, complice la produzione di Pharrell che ha questa volta il pregio di esaltare le doti vocali e ritmiche di un autore come Ed, che altrimenti sarebbe percepito solo come teen writer. E invece Sing beneficia del Re Mida del pop nell’epoca dei social media, perché il messaggio è immediato, il ritornello azzeccato, e l’operazione ha una vis commerciale che intriga e non allontana. «Per la prima volta Pharrell mi ha tirato lontano dalla zona del confort – ci ha detto presentando il disco – e mi ha chiesto di non mettermi in una scatola già predefinita. Non voglio dire che sia stato semplice per me, ma mi ha fatto capire alla fine come la mia melodia potesse starci bene sul dancefloor».
Li avremo voluti osservare lo scorso novembre quando si sono incontrati per discutere della direzione del disco. Due talenti a confronto che discutono di quello che regnerà negli iPod di mezzo mondo l’estate successiva. Don’t è il secondo singolo, e a un primo ascolto non ha la forza spensierata del primo estratto, guarda troppo a Timberlake ma se questa è la nuova strada di Sheeran bisogna dargli tempo e ragione. Le sue esperienze di autore per le boyband che impazzano riecheggiano in Thinking Out Loud che dice di aver composto in cucina, a fine delle registrazioni del disco: «Era febbraio ed è stata una delle ultime cose a essere aggiunta. Non ho subito pressioni per fare uscire questo disco ma mi preoccupavo solo che fosse il più perfetto possibile. È la fotografia di tutto quello che mi è capitato nel 2013, sono tutte esperienze riconducibili a me. E non vi stupite, è la vita di un ragazzo di 23 anni ». in particolare I’m A Mess, eseguita solo con la chitarra, è un ritratto un po’ autocritico del protagonista che in alcune circostanze perde la direzione.
Visto che è apprezzato songwriter, gli chiediamo se c’è qualcosa che non ha fatto uscire ancora dal cassetto o che si è pentito di dare ad altri colleghi: «C’è una canzone che sta incidendo Hilary Duff che mi piace molto. Un’altra che ho dato a Usher sto cercando di averla indietro…ma ho poche speranze perché so che la stanno registrando con Skrillex».
Schivo come solo i grandi comunicatori sanno esserlo, Ed è anche al centro di molte attenzioni da parte di un pubblico giovanissimo che lo segue in milioni su Twitter e Facebook. «Finchè non mi fidanzo con una supermodel però non avrò l’ossessione dei fotografi e del gossip – scherza – e non succederà perché mi sono sistemato ora, non sono più sul mercato». A conferma della ritrosia ad apparire, prosegue nella sua tradizione di essere ritratto il meno possibile nei video dei sui singoli, in cui è sostituito da gatti, attori, pupazzi: «I prossimi saranno ancora più strani», preannuncia.
E se il segreto del successo è per lui oggi «avere una famiglia e delle persone felici accanto», molto lo deve anche alle idee che ha avuto in campo musicale, anche se lui elegantemente minimizza: «Mi piace il soul, l’r’n’b, ma per me parte tutto dal rap: il mio corpo è fatto dal 90% di rap e con quel linguaggio veloce riesco a dire molto di più che col resto».