Ci ha messo tutto quello che ha imparato durante i mesi di allenamento musicale ad Amici, il programma tv di Canale 5 di Maria De Filippi, Paolo Macagnino nel suo disco d’esordio Universi Paralleli. Lo abbiamo incontrato alla vigilia di un tour negli store italiani dove sarà per la prima volta “in pasto” ai suoi fan. Ed è una bella accoglienza, almeno per quello che abbiamo visto a Milano (le altre date per ora: 23 Maggio a Roma alla Discoteca Laziale di Via Mamiani, 62 e il 24 Maggio a Molfetta al Mediaworld di Via A. Olivetti).
Come ti senti uscito dal programma e a contatto con le persone che ti hanno seguito?
«Dopo la tv è un bagno di folla che ti rigenera, perché le persone ti apprezzano e te lo dicono. L’album è fatto per dimostrare tutto quello che ho imparato e le persone apprezzano per come canto. Ho deciso di chiamarlo Universi Paralleli perché nelle sette tracce ci sono vari mondi sia dal punto di vista aromico che stilistico. Mi permetto di dire che pochi hanno la libertà musicale che mi sono permesso io. Ci sono le mie volontà dentro, il pop fuso col metal e l’elettronica.»
Vuoi dire che dentro il programma non sei stato molto libero?
«No, anzi non voglio recriminare niente. Amici è una scuola seria ed è la più tosta d’Italia in fatto di musica. Sei davvero concentrato sul tuo percorso quando sei lì e questo comporta anche che come si fa a scuola, ti capiti di dover fare cose che da solo non sceglieresti. A me è capitato di cantare brani a cui mai mi sarei accostato ma tutto contribuisce alla crescita.»
Credi che questo atteggiamento sia un esempio anche per i giovani che ti seguono?
«Credo di s perché ti assegnano cose che non ti piacciono ma ti formano e quindi in questa specie di “servizio militare” ti spogli di tutte le armi che pensi di avere e hai solo la voce e la presenza per far capire veramente chi sei. Io dico grazie soprattutto al maestro Enzo Campagnoli che oltre che essere padre artistico per me è stato anche padre umano perché mi ha tirato su nei momenti in cui mi abbattevo.»
Cosa ti resta di questa esperienza?
«Se ci ripenso sono contento di averla affrontata con un po’ di incoscienza perché non è nemmeno immaginabile visivamente cosa c’è dietro la telecamera. Specie nelle puntate serali pensare che ci fossi sotto l’occhio di 6 milioni di persone è impressionante.»
Poi ti ha notato Ornella Vanoni proprio in tv…
«È stato un onore averla nel progetto, una come lei che decide di investire su di me. È il produttore del disco, abbiamo discusso assieme anche delle scelte stilistiche e delle canzoni che avrei potuto mettere dentro questo mio esordio. La sua voglia di andare contro e di dire le cose senza filtri è ammirevole. Voglio essere come lei e infatti nei miei testi non ci sono metafore, non ci sono mai pensieri astratti nemmeno quando parlo di sentimenti.»
Attento, sei giovane e potrebbe essere penalizzante il “senza peli sulla lingua”.
«Lo è sicuramente! Ma si sente che è qualcosa di vero ed è questo l’importante. Non tutti riescono a essere così ma non voglio cambiarmi in questo senso. Con un esempio come lei, con cui vado anche d’accordo per tante altre questioni, non torno indietro.»