Pedro (Marco Pedretti) è coi Finley, il gruppo rock di Legnano, dal 2002. La band l’anno scorso ha inaspettatamente travalicato i confini nazionali grazie a una campagna pubblicitaria mondiale della Lego che ha utilizzato le loro Unleash the power, Day of glory e Horizon. Ora i Finley sono impegnati nella conduzione pomeridiana di un appuntamento radiofonico su Kiss Kiss Network e nella realizzazione di un nuovo disco.
Abbiamo incontrato Pedro al lancio della nuova Smemoranda, un’iniziativa editoriale di cui fa parte anche quest’anno.
Cosa significa per te essere nella Smemoranda con scritti di tuo pugno, al fianco di Jovanotti, Mika e Gino Strada?
«Collaboriamo da otto anni con questa iniziativa e per noi è un grande privilegio poter arrivare con due pagine dense di spunti a milioni di giovani simultaneamente. Ogni anno ne abbiamo sempre colto lo spirito e abbiamo aderito al tema. Ovviamente facciamo parte di quella generazione che a scuola davvero la utilizzava quindi è fantastico esserci dall’altra parte.»
Come ti approcci alle parole scritte? Di cosa hanno bisogno secondo te i giovani che vi leggono?
«Molto è cambiato dalla prima volta che ci siamo cimentati, all’epoca non avevo ancora la barba. Ora è un sogno perché abbiamo sempre cercato di regalare racconti per far passare dei minuti in libertà ai nostri lettori e per staccare. L’intrattenimento è sorriso e se la battuta c’è deve essere utile. Quindi quando nel testo che abbiamo pubblicato diciamo che è importante vivere pienamente la vita, vogliamo dire che la si deve impiegare bene. E questa considerazione ci è venuta col tempo.»
C’è molto interesse attorno alla band, anche ora che l’etichetta di fenomeno teen vi sta stretta. Come lo spieghi?
«Perché i Finley sono stati sempre attenti a diffondere dei messaggi, sappiamo he ci sono degli street team che vanno in giro ad amplificare quello che facciamo. Sono contento del seguito ma non mi stupisco del fatto che i nostri messaggi semplici e forti siano sempre recepiti così entusiasticamente. Abbiamo dimostrato che anche con la musica rock ci si può mettere a parlare dei valori autentici. La gente si è tatuata dei nostri testi sulla pelle nel vero senso della parola.»
Non senti la responsabilità di quello che scrivi?
«In verità fino a un certo punto la sento perché la parola raggiunge molte persone e bisogna stare attenti. Ma come musicista non ho mai indossato una maschera e sono cosciente di quello che dico a chi ci ascolta. Chi leggerà il testo nella Smemoranda, magari, si renderà conto che vale la pena vivere senza buttar via il tempo.»