I ClayToRide l’innovativa band veneta, che si è costruita una credibilità con ben oltre 100 live act dalle genuine sonorità rock, dopo l’ep autoprodotto Age of Innocence, arriva il loro primo album For His Wine & Chamber, brani in inglese registrati in analogico, ai Prosdocimi Recordings con Mike 3rde Alberto Stocco, e masterizzato dall’autorevole produttore californiano Ronan Chris Murphy.
I ClayToRide sono Andrea Pasquetto, voce, armonica, Gregorio La Salvia, chitarra e voice, Stefano Sartori, chitarra e voce, Matteo Tretti, batteria, Michele Thiella, basso.
Come e quando si è formata la band?
«Il progetto ClaytoRide nasce all’incirca quattro anni fa, dall’idea e dalla voglia di un gruppo di cinque amici di fare musica in base al proprio sentire quotidiano, di creare qualcosa che potesse raccontare chi e dove siamo,senza filtri, senza schemi,giocando solo con i propri istinti ed inconsci. Chiaramente, il comune denominatore era ed per noi il rock, seguito da tutte le altre influenze sotterranee che ci accomunano e differenziano.»
Volete mantenere il mistero intorno al significato del nome, ClayToRide, ma almeno un indizio?
«Clay to ride, che tra le tante e varie traduzioni possibili significa anche “Argilla/fanghiglia da cavalcare/plasmare” vuole ricordare un po’ uno dei concetti e modus operandi che più ci appartiene maggiormente. Comporre musica libera, priva di schemi o angusti limiti. Provare ad intrecciare, amalgamare i suoni e sentire che vibrazioni vengono trasmesse,che energia si crea, quindi plasmando ed assumendo forme sempre nuove, in continuo divenire. Questo,per noi, vuol dire veramente ClayToRide. Tutto il resto fa pensare o sorridere, il che è già una buona cosa.»
Cosa date in cambio “For His Wine & Chamber”?
«Il titolo dell’album è una dedica al nostro primo grande fan: Angelo, il nonno di Matteo, il batterista. Angelo è colui che, per l’appunto, ci fornisce il vino e la sala prove, la migliore formula di supporto insomma. In cambio noi cerchiamo di comporre musica con devozione e volumi al limite della sopportazione, ma da buon musicista qual era comprende. Al di là di questo aneddoto,comunque, il titolo dell’album vuole essere un doveroso ringraziamento al buon Angelo, oltre che una forma particolare di ammirazione nei confronti della sua persona.»
Com’è avvenuto il songwriting e il processo di registrazione di questo album?
«Il songwriting è nato da prove estenuanti, sudore e quella ricerca di alchimia profonda di suoni e vibrazioni di cui abbiamo parlato prima. La registrazione è avvenuta nella nostra mecca per eccellenza, il Prosdocimi Recording Studio di Carmignano del Brenta, attraverso l’orecchio vigile ed attento di Mike 3rd ed Alberto Stocco e di tutti i suoi congegni ad alta tecnologia vintage. Il mastering è stato fatto poi a LA da un guru del suono come Ronan Chris Murphy, il che ci permette di dire che eravamo in ottime mani in tutto e per tutto, e si sente!»
Mexico, Layla, uno sconosciuto cammina per strada… vi riferite a una storia vera?…e sfociate in una sana e pura risata…
«Mexico nasce in una situazione alquanto delirante in sala prove. Era una serata ricca di risate e di molte proposte… tra le quali quella di scrivere una canzone che potesse rappresentare i nostri squilibri mentali in una località messicana. Detto, fatto. E tante altre risate…»
Perfection is done when dreams surround you /This is the time to face the life remains just to try you… incitamento a lottare?
«Time, sebbene possa sembrare una canzone d’amore, in realtà può essere vista come un sentimento felice e allo stesso tempo tragico verso la volontà di non arrendersi mai. Prende le forme quasi di un dialogo tra i due grandi aspetti di vittoria e sconfitta nella vita, uniti dal tempo ed in un continuo rincorrersi. Cadere, sorridere e rialzarsi, sapendo di poter trovare sempre una mano alleata nella lotta.»
Potete parlarmi di Nothing really dies? Chi o cosa per voi non muore mai?
«Nothing really dies è visceralmente collegata a Time, ed è anche per questo che nell’album si trovano affiancate in successione. Ci che non muore mai è il ricordo, altro fedele compagno che può ridare speranza e forza per andare avanti nel percorso che ciascuno di noi si pone. E’importante saper trovare un via d’equilibrio o uno stato di grazia che dia conforto nella caduta. Nothing really dies vuole proporre tutte queste cose. Vuole essere una specie di guida interiore, una sorta di sciamano personale.»
Di chi sono i disegni del booklet? Cosa significano? Sono una sorta di finestre…
«Tutto l’artwork è stato interamente pensato e creato da Stefano, il chitarrista. I disegni presenti nel booklet sono dei ritratti stilizzati di alcuni dettagli ed angoli della sala prove e vogliono riprendere il concetto espresso nel titolo dell’album. I colori utilizzati rimandano inequivocabilmente al vino e alla carta ingiallita dall’inesorabile scorrere del tempo. Un clima ed un atmosfera che vogliono riprodurre le stesse condizioni che si ricreano all’interno della sala prove, quasi come se suonassimo in un’osteria, per intenderci.»
Vi siete mai proposti per un talent show e cosa ne pensate?
«Siamo assolutamente contrari ai talent show e a tutte quelle forme di protocensura e standardizzazione musicale, adatti solo ai raccomandati o a chi se li possono permettere. In Italia c’è bisogno di spazi in cui poter esprimere se stessi, non quello che vogliono le casalinghe annoiate del sabato sera, arenate sul divano. L’Italia musicalmente e culturalmente ha subito una involuzione ingiusta e meschina negli ultimi vent’anni, ed è ora di cambiare, specialmente per quanto riguarda noi giovani. Ci stanno portando via il presente, non possiamo lasciargli anche il futuro.»
Siete in tour, toccherete tutta l’Italia?
«A causa di diversi spiacevoli inconvenienti legati alla nostra ormai ex etichetta la maggior parte delle date previste è stata rimandata alla seconda metà dell’anno, in vista del nuovo album che sta nascendo proprio in questi mesi. L’idea è quella di riuscire a toccare piùcittà possibili, in modo da poter portare in giro parte dell’attuale album e tutto quello nuovo, sperando di poter conoscere sempre pipersone e allargare anche il nostro pubblico. Per quanto riguarda quest’estate, in programma ci sono un paio di festival in veneto, ma il grosso degli eventi arriverò ad ottobre. Quindi è solo questione di tempo. Sentirete ancora parlare di noi! (Suona quasi come una minaccia).»