Lasciatevi trascinare nell’omicidio più discusso dell’anno, raccontato nell’album, Noia Noir, della band campana, Pennelli di Vermeer, uno dei più coinvolgenti e migliori in circolazione, non definibile un concept album, ma un romanzo giallo popolare che ruota intorno all’assassinio di Mrs Rose, nota soubrette, transgender per amore, che ne diventa un allettante appeal mediatico, gente morbosa, curiosa, con mille enigmatiche domande di cui verrà data soluzione durante lo svolgimento della storia, attraverso le dodici meravigliose canzoni di Noia Noir. I Pennelli di Vermeer non deludono mai con la loro creatività rara e affascinante, la band è composta da Pasquale Sorrentino, voce, chitarre, ukulele, Stefania Aprea, voce, Pasquale Palomba, chitarre, Raffaele Polimeno, piano, keyboards, moog, Maurizio D’Antonio, basso elettrico e Marco Sorrentino, batteria e voce.
Abbiamo parlato di Noia Noir con il leader della band, Pasquale Sorrentino.
Avete realizzato questo disco attraverso il crowdfunding, come mai e come funziona?
«L’idea è stata suggerita dai ragazzi della Marotta & Cafiero che poi hanno pubblicato e distribuito il cd. In sostanza il crowdfunding è una coproduzione dal basso che coinvolge tanti soggetti. Chi vuole può sostenere economicamente un progetto culturale qualsiasi (nel nostro caso, i costi di stampa del cd). Esistono sul web numerose piattaforme di crowdfunding. Noi abbiamo scelto il canale di Produzioni dal Basso, a nostro avviso il più trasparente, perchè senza filtri e intermediari. Il crowdfunding ci ha dato la possibilità di avere un sostegno economico reale dai nostri fans, amici e sostenitori. È stato bello perchè abbiamo percepito di essere espressione di una collettività, di una grande famiglia.»
Una nuova line up della band, con la meravigliosa voce di Stefania Aprea, il ritorno di Pasquale Palomba e l’ingresso del nuovo bassista Maurizio D’Antonio.
«Sì! A dire il vero Sefania Aprea collabora con la band dal 2008, già ospite nel disco “La primavera dei sordi” e cantattrice nel nostro b-side project, la tragicommedia musicale “La Sacra Famiglia”. L’esperienza live, in quest’ultimi anni, ci ha uniti molto e, dunque, i tempi erano maturi per realizzare un disco nuovo con canzoni pensate per la sua voce ora delicata, ora potente. Con Pasquale Palomba (chitarrista) è stato bello ritrovarsi, gli lasciammo le provinature di NoiaNoir e ci demmo appuntamento una decina di giorni dopo per ascoltare le sue idee. Quando tornammo aveva già strutturato gran parte delle chitarre, compresi gli assoli, che sono una perla di melodia e tecnica. Il suo stile chitarristico è unico e trasversale e si adatta alla perfezione alle canzoni di NoiaNoir. Invece, Maurizio D’Antonio (bassista) è la vera new entry del progetto Pennelli di Vermeer. Anche lui è dell’area vesuviana ed è un bassista talentuoso a dispetto della sua giovane età. Avevamo avuto modo di apprezzare il suo sound potente e deciso in precedenti occasioni, così l’abbiamo invitato ad unirsi alla band. In più, sul palco, è uno showman: mentre suona, salta, balla, si unisce ai cori. Questa cosa ci piace tanto. Sul palco trasmette energia a noi e al pubblico. Voglio spendere anche due parole per Marco Sorrentino (batterista) e Raffaele Polimeno (tastierista) che da sempre militano nei Pennelli di Vermeer e non hanno mai lasciato la “barca” nemmeno quando dava l’impressione di affondare. Potrebbero stare qui al mio posto e raccontarti vita, morte e miracoli dei Pennelli di Vermeer. Suono con loro da così tanti anni che basta una occhiata tra di noi per intendersi. Siamo tutti contenti di questa nuova (ma non tanto) formazione. Speriamo bene!»
Diverse collaborazioni all’interno di questo disco, una di spicco è quella del fantasma di Mrs Rose, Enrico Vicinanza…
«NoiaNoir è stato anche un momento di incontro e scambio tra i Pennelli di Vermeer e solo alcuni di quegli amici dell’area vesuviana che da sempre stimiamo e consideriamo dei grandi artisti e musicisti. Tra questi, il controtenore Enrico Vicinanza con il quale condividiamo l’amore per il teatro, l’opera, la commedia musicale. La nostra prima collaborazione risale al 2005, quando registrammo un suo intervento vocale sul brano “Carogna”. La parte controtenorile della canzone Mrs Rose è stata pensata appositamente per lui. Sapevamo che con la sua interpretazione avrebbe tirato fuori con ironia, la passione e il dramma di questa fantomatica transgender e soubrette televisiva di nome Mrs Rose. La sua voce è magnetica, caratterizzata da una forza unica perchè Enrico sa calarsi nei personaggi che deve interpretare.»
Dal rock progressivo dell’inizio del vostro progetto, a una varietà di stili musicali che vestono oggi le vostre 12 canzoni, perché questo cambiamento totale?
«Pennelli di Vermeer è un progetto dinamico che muta e cambia pelle e se potessimo riportare il significato di transgenderismo anche alla musica, allora, le nostre composizioni potrebbero essere prese come esempio di transgenderismo musicale. In effetti, le nostre produzioni parlano chiaro: basterebbe ascoltare il passaggio dal rock contaminato di “La primavera dei sordi” al b-side project di teatro-canzone “La Sacra Famiglia”. Si nota subito che le canzoni suonano diverse e anche noi siamo diversi! Chi ci ha etichettato come band progressive ha fatto una analisi parziale. I Pennelli di Vermeer non sono etichettabili. In NoiaNoir, di progressive codificato non c’è traccia; ciò che è progressivo invece, è l’idea del concept che si stempera in una varietà di generi. Insomma c’è tutta la musica che ci piace.»
Anche nella scrittura avete fatto un totale cambiamento arrivando a un linguaggio comune pubblico, formale e impersonale, e, direi anche d’impatto, non usando mezzi termini quando, ad esempio, in Orrido Tour si parla di cercare il macabro dettaglio attraverso l’indelicatezza di una rivista da parrucchiere.
«I testi di NoiaNoir traggono spunto dalla comunicazione di taglio giornalistico e dal linguaggio mediatico. Un tipo di comunicazione che subiamo tutti i giorni, a tutte le ore e che influenza il nostro linguaggio parlato. La sfida è stata quella di comunicare qualcosa utilizzando quanto meno parole possibili. Cosicchè, al liguaggio tipico del cantautorato italiano, io e il co-autore G. Volpe, abbiamo preferito una sintesi tra forma e contenuto che risultasse immediata, attuale e comprensibile a più generazioni.»
Alcuni brani sono stati scritti insieme a Giorgio Volpe, com’è nata questa collaborazione?
«Per chi non lo sapesse, la collaborazione con Giorgio Volpe è una costante delle nostre produzioni: il testo di Onde in “Tramedannata” (2007), Incuboinuncubo in “La primavera dei sordi” (2008), Capa ‘e lupo in “La Sacra Famiglia” (2010) sono state scritte a quattro mani con lui. In NoiaNoir, la collaborazione s’è intensificata al punto che ci sono ben cinque testi scritti insieme: quelli di Ray Chat, Boredom, Torquemada, Criminal Boy e AnimiAnonimi. In più, Giorgio Volpe ha fornito tanti spunti e idee risultati poi fondamentali nella stesura del concept.»
Più che un concept album lo definirei un romanzo giallo popolare, com’è nata la vicenda scabrosa di Mrs Rose?
«Voglio fare una premessa: è nata prima la canzone Mrs Rose e poi l’idea del concept NoiaNoir. Volevo scrivere una canzone su un personaggio ambiguo e sexy che ama stare al centro dell’attenzione, che vuole farsi guardare, che fa di tutto per stare con gli uomini di potere frequentando festini mondani. Forse lo scandalo delle Olgettine e i bunga bunga mi hanno dato lo spunto. Ora non ricordo. Comunque pian piano ho definito il personaggio: un certo Mr Glose che, un po’ per amore e un po’ per noia, s’è trasformato in Mrs Rose affermandosi come celebre soubrette televisiva e diventando vittima di un omicidio. Da qui lo spunto per il concept su un caso di cronaca nera.»
Dalla vicenda di Alfredino Rampi di Vermicino a oggi, i mass media speculano sulle disgrazie altrui, Fammi vendere il giornale/urge storia da montare dite in Scoop, ma la colpa è anche dei parenti e amici che mettono in mostra il loro pseudo dolore, come in uno Show Case…
«Basta prendere come esempio l’omicio di Avetrana, le cui vicende sono caratterizzate da tanti volti e tanti nomi: Sarah, Sabrina, zio Michele, zia Cosima, Ivan; tutti protagonisti inconsapevoli di un reality show dai toni noir. Sullo sfondo c’è l’intero paese di Avetrana su cui si sono accesi i riflettori: parenti della vittima, di primo, secondo, terzo, quarto grado, amici e amici degli amici, politici e personalità; tutti hanno rilasciato interviste e dichiarazioni solo per il gusto di apparire ai telegiornali o in qualche salotto televisivo. Quando c’è una ingerenza così elevata dei mezzi d’informazione, la linea di demarcazione che divide l’informazione vera dalla spettacolarizzazione del caso non esiste più: anche le lacrime sembrano telecomandate dagli autori del programma. NoiaNoir punta il dito verso tutto questo schifo.»
Parlando di Show case, ricorda un po’ il Truman Show…
«Sì è vero! Ci sono processi al mostro che si traformano in veri show televisivi. L’aula del tribunale diventa una specie di set e inevitabilmente viola la privacy dell’assassino, dei suoi familiari e di quelli della vittima. Fuori dall’aula e dentro, una marea di gente che attende la sentenza e che cerca di infilarsi in qualche ripresa televisiva. Tutti vogliono esserci e apparire. Le Tv fomentano l’opinione pubblica al punto che la sentenza può esserne condizionata. Il processo Meredith Kercher è storia nota. Così può succedere che l’assassino, a forza di stare sotto il grande occhio, diventi personaggio di dominio pubblico e di lui, un po’ alla volta, si conoscerà tutto: cosa mangia, come si veste, che musica ascolta. Ma chi se ne fotte!»
Mr Glose diventa la transgender Mrs Rose, atto estremo d’amore e un plauso a voi nel dichiararvi gay-friendly, rarissima posizione…
«È la prima volta che si mette in evidenza il fatto che siamo gay-friendly. Ed è vero! Penso che un mondo senza lesbiche, gay, bisessuali e transgender sarebbe imperfetto. Più chiaro di così!»
Boredom, il sentimento di noia per gli inglesi, racchiude il j’accuse dei Pennelli di Vermeer e la tematica riassuntiva di tutto il disco, quindi, la noia può indurre anche alla violenza?
«Premesso che la noia è implicita nella natura umana, quando si manifesta nei modi più crudeli e violenti restiamo a dir poco sconcertati: penso a quelle persone che buttano sassi dai cavalcavia contro automobilisti ignari; penso al branco di annoiati che pesta a sangue persone indifese come disabili e clochard; penso ai ragazzi che instillano gocce di vodka negli occhi per provare il nuovo sballo del sabato sera. C’è addirittura la sentenza di un giudice che, riferendosi al movente di un omicidio, include queste parole: “…in sostanza, l’imputato ha ucciso per noia”. Incredibile ma vero!»
La copertina è stata realizzata dalla bravissima Antonella Ruggiero, avete dato delle direttive e cosa rappresenta con esattezza?
«Con Antonella abbiamo ascoltato una prima bozza del disco e discusso a lungo sulle canzoni. Dopo qualche settimana è tornata con l’immagine in copertina di un camaleonte annoiato, metafora dell’assassino trasformista, seduto su rami secchi con un coltello insanguinato stretto in un arto. Dietro di lui, un televisore, fonte di noia e malessere collettivo, e sullo sfondo un lugubre quartiere formato da palazzi dalle linee distorte. Siamo rimasti subito colpiti da questa illustrazione molto concettuale che racchiude, attraverso pochi elementi, la tematiche di NoiaNoir.»
Siete dei veri professionisti, un vostro live è curato nei minimi particolari, dalla scenografia ai vestiti di scena, dalla presentazione delle canzoni con aneddoti e racconti, alla perfezione del registro musicale, chi di voi cura tutto questo?
«La preparazione di un live è una cosa abbastanza lunga e complessa e sono tante le cose su cui lavorare. Fortunatamente – anche a seguito dell’esperienza de La Sacra Famiglia – siamo abbastanza allenati nell’avere tutto sotto controllo anche se alla fine c’è sempre qualcosa che non ha funzionato, che va cambiata etc. È inevitabile. Comunque, più che di regia unica, parlerei di lavoro collettivo: la scenografia è opera di Gianluca Iovino ed Antonella Ruggiero, il disegno luci è di Peppe Cerrato, mentre alla consolle audio c’è Giovanni Vicinanza che ha prodotto anche tre brani di NoiaNoir presso gli studi del LavaLAb 2.0.
Ovviamente tutti hanno lavorato in modo sinergico con noi della band. È stato un buon lavoro di squadra in cui ciascuno ha fatto la sua parte. Quindi è giusto dire che la regia è di tutti quelli che ci hanno messo l’entusiasmo.»