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ph Federico Pitto
In scena, al Teatro Mercadante di Napoli, Il Viaggio di Victor di Nicolas Bedos, nella traduzione di Monica Capuani con Linda Gennari e Antonio Zavatteri, per la regia di Davide Livermore; una co-produzione dei Teatri Nazionali di Genova e di Napoli (repliche fino a domenica 23 febbraio).
Considerato tra i più rilevanti drammaturghi e registi d’oltralpe, Nicolas Bedos, classe 1979, ha attratto l’attenzione del pubblico e della critica in Francia e in Europa con le proprie opere teatrali e cinematografiche, conquistando diversi premi, tra cui un César per il film La Belle Époque (2019), interpretato da Fanny Ardant e Daniel Auteil. Ne Il Viaggio di Victor, inedito in Italia, narra la storia di un uomo che ha perso la memoria dopo un incidente d’auto e di una donna che lo assiste. Lui non sa più se gli piace il tè o il caffè, non riconosce la sua casa e tantomeno le persone che lo salutano per strada. Lei, lo incoraggia a riavvolgere il nastro, a cercare i ricordi, lo richiama alla sua responsabilità: sembra conoscerlo meglio di quanto lui non voglia ammettere. Il dialogo tra Victor e Marion è come una spirale senza vie d’uscita. Parole confuse, a volte appassionate, a volte cattive, quelle di lui. Parole chiare, pazienti, a tratti disperate, quelle di lei. Passo dopo passo, segreti e ricordi si ricomporranno come un puzzle, svelando l’indicibile mistero che aleggia tra loro. Con una scrittura solo apparentemente semplice, l’autore francese racconta qui i risvolti del sentimento e le contraddizioni dell’animo umano. «Cercare la verità della nostra storia è il lavoro che la vita richiede a ognuno di noi,» dichiara Davide Livermore. «Victor e Marion hanno bisogno di fare emergere e accettare una verità dolorosissima. Ma questo spettacolo ci insegna che solo attraverso il coraggio di creare, nel proprio cuore e nella propria vita, uno spazio in cui accogliere le anime che non ci sono più possiamo offrire loro la possibilità di andare verso la luce e sciogliere i nodi dolorosi del cammino terrestre».
Il viaggio cui allude il titolo è dunque un viaggio nella memoria e nella psiche dei due protagonisti che, nel corso di un dialogo sempre più serrato, disvelano poco alla volta la loro identità, il loro segreto e il loro legame. Davide Livermore, versatile e visionario tanto nel teatro di prosa che in quello lirico, scava a fondo nell’animo dei due protagonisti concependo i vari quadri in cui si dipana l’azione come altrettanti movimenti sinfonici. Qui, infatti, la musica è predominante, con una colonna sonora che va da Bach ad Arvo Part, sostenuta dal preciso disegno sonoro curato da Edoardo Ambrosio. Le scene da lui concepite insieme a Lorenzo Russo Rainaldi e che si avvalgono delle videoproiezioni di D-Wok creano incredibili effetti ottici da cui gli attori sembrano scaturire o in cui sembrano essere inghiottiti. Ma l’interazione tra attori e scenografia e i costumi appositamente creati da Giorgio Armani sono solo due degli elementi stupefacenti di questo spettacolo. Di base c’è il crescendo di tensione nel rapporto tra i due protagonisti, frutto di accurata indagine psicologica e di grande tecnica attoriale di due interpreti, Linda Gennari e Antonio Zavatteri, che trascinano il pubblico nel vortice delle loro emozioni, coinvolgendolo emotivamente e razionalmente, grazie anche a un testo che sembra continuamente riavvolgersi su se stesso non appena sembra di essere arrivati a un punto. Ottima prova, dunque, sia per il regista che per gli attori, che alla fine raccolgono applausi entusiastici del pubblico.