Dal 6 febbraio è nelle sale sceneggiato e diretto da Brady Corbet. Il film ha ricevuto il Premio speciale per la regia alla 81esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ed è candidato a ben 10 Oscar (Candidatura per il miglior film – per il miglior regista-Per il migliore attore protagonista Adrien Brody che si è già aggiudicato il Golden Globe- per il miglior attore non protagonista Gui Pearce – per la migliore attrice non protagonista Felicity Jones – per la migliore sceneggiatura originale a Brady Corbet e Mona Fastvold – per il miglior montaggio a Dàvid Jancsò-Per la migliore colonna sonora originale a Daniel Blumberg – per la migliore scenografia a Judy Becker e Patricia Cuccia).
Il film narra le vicende dell’architetto ungherese Làszlò Tòth (Adrien Brody ) che, sopravvissuto al campo di concentramento nazista di Buchenwald, si reca negli Stati Uniti per cercare fortuna e realizzare il sogno americano. All’arrivo a Ellis Island comprende che essere un immigrato, per giunta ebreo, gli alienerà le simpatie di coloro che si oppongono strenuamente al fenomeno migratorio e che sarà costretto a fare i conti con una realtà che a mala pena lo tollera.
Sua moglie Erzèbet (Felicity Jones ) e sua nipote Zsòfia (Raffey Cassidy), internate nel campo di Dachau, una volta liberate, non sono riuscite ad espatriare dall’Austria per lentezze burocratiche e suo cugino Attila (Alessandro Nivola ), freddo ed opportunista gli rinfaccerà il suo aiuto e lo accuserà di molestie nei confronti di sua moglie Audrey (Emma Laird ). L’unica persona che gli sarà amica fino alla fine è Gordon (Isaach de Bankolè) un afroamericano vedovo e padre di un bambino.
Intanto il magnate Harrison Lee van Buren (Guy Pearce) gli commissiona in Pennsylvania una sorta di mausoleo per onorare sua madre e lo aiuta a far giungere in America la moglie e la nipote.
L’architettura dell’edificio è realizzata secondo la corrente del Brutalismo alla quale Làszlo appartiene. ( Il Brutalismo nacque negli anni ’50 in Inghilterra. Gli edifici brutalisti si distinguono per la loro struttura essenziale realizzata con cemento armato a vista e con forme geometriche semplici e nette. Un noto esempio in Italia è la Torre Velasca di Milano). Tòth realizzerà questa cattedrale nel deserto e…
The Brutalist, della durata di 3 ore e 20 minuti, è un capolavoro e vanta grandi e significative interpretazioni a partire da quella di Adrien Brody già premio Oscar come migliore attore per Il Pianista di Roman Polanski a soli 29 anni. Il personaggio di Làszlo Tòth, il cui nome e cognome richiama alla memoria colui che prese a martellate la Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro nel lontano 1972, non è realmente esistito ma è il risultato delle storie di tanti architetti, dottori, avvocati, artisti, sopravvissuti ai lager che hanno trovato rifugio in America per ricostruire la loro vita e le loro famiglie dopo aver vissuto esperienze atroci. Tuttavia una volta giunte negli States hanno dovuto subire forme di razzismo e di sfrenato capitalismo senza mai potersi definire americani e non portando a realizzazione i loro sogni. Superfluo dire che Adrien Brody è perfetto nel ruolo perché riesce con la sua bravura a tenere a bada le sofferenze dell’Olocausto, la dipendenza dalle droghe e le barriere spesso insormontabili della sua lotta di classe. Soprattutto questo aspetto viene sottolineato nel film attraverso le offese gratuite del figlio del magnate Harry evidenziando quel senso di possesso dei van Buren sugli uomini e sulle cose che si traduce visivamente nella scena dello stupro.
Anche l’Italia è presente nel film per il famoso marmo di Carrara e per le immagini della Prima Biennale di Architettura di Venezia del 1980, come sempre malinconica e morente.
Ed ecco negli ultimi fotogrammi l’opera realizzata: un grande monumento all’amore nato dalla fusione dei due campi di concentramento che hanno visto le sofferenze di Làszlo e sua moglie Erzèbet, una immensa Felicity Jones.
L’arte, quella vera non può essere piegata al potere. Essa è la sola che può renderci liberi e dare luce e calore.