La frase “Son qui: m’ammazzi” pronunciata da Lucia Mondella all’Innominato nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è il titolo dell’ultimo saggio di Francesco Piccolo che si propone di fare luce su molti personaggi maschili della grande letteratura italiana descrivendone le caratteristiche spesso tossiche che hanno in un certo senso modellato la personalità e le azioni del maschio italico.
Nella prefazione l’autore così si esprime: «La questione dell’essere maschi riguarda senz’altro l’educazione, il mondo dove si cresce e i secoli di storia che pesano sulle spalle. Ma se abbiamo amato la letteratura, allora ne siamo stati condizionati. Personaggi ed opere sono penetrati nelle nostre vite, ci hanno invaso con lo strumento della bellezza[…] Il tentativo di questo libro che analizza il maschile dentro alcune opere, è quello di mettere in luce , in modo personale ed opinabilissimo, ciò che abbiamo interiorizzato e trattenuto con quel germe. Se il maschile è inteso come potente, arrogante, violento e sopraffattore, egoista e famelico, allora ve ne sarà traccia anche nelle opere che abbiamo amato».
Francesco Piccolo per questa sua ricerca sceglie, non a caso, scrittori e non scrittrici proprio per analizzare lo sguardo dei maschi sulla realtà. Ed ecco le opere e i relativi protagonisti che vengono trattati ne Son qui:m’ammazzi , Ed. Einaudi, pag. 160: Rinieri del Decameron di Giovanni Boccaccio, Orlando dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, don Rodrigo, Don Abbondio e Renzo Tramaglino de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni,Carlino de Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, Zeno Cosini protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo,il Principe di Salina de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ‘Ntoni de I Malavoglia di Giovanni Verga ed ancora i personaggi maschili de Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati di Un amore di Dino Buzzati, di Via Gemito di Domenico Starnone, di Una questione privata di Beppe Fenoglio, de Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani.
Noi di Mydreams abbiamo seguito un incontro con Francesco Piccolo organizzato dalle Librerie UBIK per Connessioni. Numerose le domande rivolte all’autore e sceneggiatore casertano, classe 1964.
Il maschio progressista non esiste. L’uomo è un troglodita, un primitivo. Questa è la sua caratteristica inderogabile. É d’accordo?
Gli uomini nel corso dei secoli sono cambiati ma questo processo è stato lento . Quelli che vengono definiti progressisti si scoprono violenti, arroganti ma anche molto fragili. Paradossalmente un uomo troglodita e primitivo lo si vede da subito mentre quello progressista o nuovo mi incute una certa dose di pericolosità perché in lui c’è qualcosa di irrisolto e di sottile, difficile da smascherare e da decifrare. La letteratura può aiutarci a comprendere e a risolvere questa questione così radicata.
Nel suo saggio lei parte dal Decamerone di Boccaccio per arrivare a Via Gemito di Domenico Starnone. Vuole dimostrare che la violenza di genere è sempre esistita?
Ho scritto questo libro per raccontare ai lettori da dove proviene questa cultura maschile. I libri e i personaggi che ho preso in esame fanno intravedere la violenza maschile ma io non voglio dimostrare nulla. Ho soltanto l’ossessione di raccontare perché il maschio è così e il mio unico intento è quello di ragionarci su e di capire.
Il Principe di Salina ne Il Gattopardo vuole conservare i suoi privilegi insieme alla volontà di non cambiare pur manifestando un desiderio profondo verso Angelica, una sorta di supremazia su questa donna che sposerà suo nipote Tancredi. Si tratta senza dubbio di un personaggio affascinante della letteratura.
Il Principe confessa lui stesso il desiderio di possederla e non pensa a Tancredi ma a lui stesso. Il suo mondo aristocratico sta cambiando, la borghesia si sta facendo avanti e la sua vecchiaia incalza. La giovinezza consente a Tancredi di cambiare ma a lui no. Quando gli offrono un seggio a Torino, il Principe rifiuta sdegnoso e al termine del romanzo può soltanto guardare con ammirazione i seni maturi di Angelica. Non avendo più il potere non può più esprimere il desiderio.
Il maschio meridionale ha secondo lei delle caratteristiche differenti da quello settentrionale?
Assolutamente no. Credo che il maschilismo ci sia anche in Scandinavia. Tuttavia il romanzo Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati può assurgere a simbolo di questo saggio perché l’impotenza rappresenta la sua fragilità e il lato tragico del maschilismo come sua negazione. Il padre del bell’Antonio morirà in un bordello proprio per dimostrare fino in fondo la sua virilità.
C’è una letteratura che delegittima la mascolinità?
Italo Calvino è disinteressato a questo aspetto come anche Cervantes nel romanzo Don Chisciotte della Mancia. Il personaggio di Enzo Scanno creato da Elena Ferrante mette in luce il potere persuasivo di maschi. La letteratura si è fatta carico in un certo senso del maschio che esisteva.
Quali personaggi della letteratura straniera incarnano per lei una mascolinità tossica?
Penso al conte Vronskij di Anna Karenina o al signor Charles Bovary, il medico di provincia che non comprende la natura romantica e sognatrice della moglie o il personaggio di David Kepesh de L’animale morente di Philip Roth. Anche il cinema ci ha raccontato personaggi maschili spaventosi che andrebbero esaminati.
Quali sono i romanzi dove il femminile viene raccontato al meglio?
Penso a L’amica geniale di Elena Ferrante, i libri di Elsa Morante e quelli di Natalia Ginzburg e poi la figura della Pisana nel romanzo Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo. La Pisana è una donna autonoma, libera, ribelle.
Oggi si tende a screditare la letteratura di genere, vedi ad esempio Michela Murgia. Pensa che alcune scrittrici siano di serie B e che vengano messe in cattiva luce?
Non credo. Le opere di Virginia Woolf, di Jane Austen e della Ginzburg mi hanno segnato profondamente. Io non parlerei di genere ma di gusto. Non amo particolarmente i gialli o quando un libro è scritto seguendo delle griglie predefinite.
C’è un personaggio letterario che avrebbe voluto come “suo” in suo libro?
Quando scrivo mi pongo sempre come lettore e non ho mai cercato di appropriarsi di personaggi di altri scrittori. Mi affascina il protagonista del romanzo Un amore di Dino Buzzati nel quale vengono analizzati i conflitti di un uomo maturo irresistibilmente attratto dalla giovinezza E’ un uomo condizionato dalle sue ossessioni e dalle masturbazioni mentali. Ho paura di perdere il contatto con la realtà e mi seduce sapere cosa ci sia nella testa di un uomo.
Quali sono le caratteristiche peculiari del maschio ancestrale, primitivo?
Arroganza, certezza di avere ragione nelle discussioni, reazioni violente quando si ha torto, senso di possesso verso gli altri ed in particolare le donne, gelosie e competizione ma anche un vittimismo ricattatorio per guadagnare la posizione perduta del maschio dominante. La società è cambiata, le donne sono cambiate mentre gli uomini ancora no e questo aumenta la frustrazione che può portare ad una violenza inaudita.