«Quando ho letto per la prima volta Sono ancora qui mi sono commosso profondamente. L’esperienza di Eunice Paiva è sia una storia di sopravvivenza al lutto che lo specchio di una Nazione ferita» Walter Salles
Dal 30 gennaio è nelle sale il film del regista brasiliano Walter Salles dal titolo Io sono ancora qui. Presentato all’81 esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ha vinto il Leone per la migliore sceneggiatura firmata da Murilo Hauser e Heitor Lorega e il premio Signis della World Catholic Association for Communication con la seguente motivazione: «Un cinema di impegno civile che racconta lo struggimento e la resilienza di una donna e di una famiglia che si fanno simbolo di un intero Paese esposto alla violenza repressiva di matrice autoritaria.[…]L’opera di Walter Selles, diretta con sguardo vibrante e composto, passa dall’iniziale grido di denuncia al canto di speranza per la salvaguardia della democrazia e della cultura della pace. Ainda estou aqui si fa custode della memoria di una drammatica pagina della storia del Brasile che non è ancora del tutto esplorata né sanata e al contempo, potente messaggio per il nostro presente».
Walter Selles ,noto al grande pubblico per Central do Brasil (1988) e I diari della motocicletta(2004) nel realizzare Io sono ancora qui si è ispirato al libro-testimonianza di Marcelo Rubens Paiva (Ed. La Nuova Frontiera 2025 – Collana Liberamente-pag 288- Traduzione di Marta Silvetti) che ricostruisce la sparizione di suo padre Rubens nel 1971 per mano del regime militare e la conseguente battaglia della madre Eunice nella ricerca della verità.
La protagonista del film è Fernanda Torres, figlia d’arte degli attori Fernando e Fernanda Montenegro, che ha vinto di recente il primo Golden Globe assegnato ad un’ interprete brasiliana per questo ruolo ed è in corsa alla 97esima edizione dei Premi Oscar come migliore attrice protagonista. (Il film è anche candidato per la categoria Miglior film internazionale- Brasile).
Nel 1971, l’ex deputato del PTB Rubens Paiva (Selton Mello) vive con sua moglie Eunice Facciolla (Fernanda Torres- Fernanda Montenegro ) e i cinque figli a Rio de Janeiro esercitando la professione di architetto. Un triste giorno alcuni funzionari governativi lo arrestano per interrogarlo circa le sue presunte frequentazioni con elementi di spicco contrari all’insediamento dei militari che hanno preso il potere dopo un colpo di Stato nel 1964. Successivamente anche sua moglie e sua figlia Eliana ( Luiza Kosovski – Marjorie Estiano ) vengono portate in caserma per poi essere rilasciate. Intanto di Rubens non si hanno più notizie. Eunice allora comincia la sua battaglia per conoscere la verità cercando di mantenere unita la famiglia nonostante le ristrettezze economiche. La donna con i suoi figli si trasferisce a San Paolo nella casa dei suoi genitori, riprende i suoi studi universitari e diventa un’attivista dei diritti umani. Dopo molti anni scoprirà che suo marito è morto in seguito alle torture subite qualche giorno dopo il suo arresto. Eunice morirà nel 2014 di Alzheimer.
Io sono ancora qui è un film potente e necessario, bello e intenso che mescola sapientemente la storia della famiglia Paiva con la Storia del Brasile della Quinta Repubblica.
La prima parte è dedicata alla descrizione della famiglia Paiva che vive a Rio nel quartiere residenziale di Leblon lambito dall’Oceano Atlantico con lidi attrezzati e finissima sabbia dorata dove la prepotenza e l’orrore della dittatura militare non sono ancora evidenziate. La seconda parte , più dolorosa, descrive quel senso di impotenza di fronte all’assenza prolungata di un familiare attraverso la visione del carcere cittadino cupo e spaventoso. Eunice si ribella con fermezza e dignità dando vita ad uno dei personaggi femminili più iconici del cinema di tutti i tempi. É una madre amorevole, è una moglie appassionata, è una combattente che lotta non solo per conoscere il destino del marito ma fa proprio il dramma dei tanti desaparecidos .
Oggi più che mai abbiamo bisogno di un cinema di denuncia e di film che raccontino pagine di Storia spesso poco conosciute o dimenticate. Walter Selles lo ha fatto e lo fa con coraggio e determinazione insieme ad attori che hanno dato voce ad un’intera generazione segnata dalla dittatura.