Ancora una volta Maurizio De Giovanni non delude i suoi lettori con la pubblicazione del quindicesimo romanzo che vede protagonista il commissario Luigi Alfredo Ricciardi che ha per titolo “Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi”, Ed. Einaudi, Collana Stile Libero Big, pag. 253.
Luglio 1940. L’Italia è in guerra. Ricciardi, preoccupato per la sua bambina Marta e per i suoceri Giulio e Maria Colombo a causa delle loro origini ebraiche, si trasferisce in Cilento, a Fortino dove è nato e dove i baroni di Malomonte possiedono un feudo.
Il commissario spera di trovare un po’ di serenità allontanandosi da una Napoli impaurita ed affamata, sferzata dalle leggi razziali e dal conflitto. Tuttavia viene posto faccia a faccia con un passato minaccioso che non avrebbe voluto conoscere e che si è palesato attraverso il suo dono-maledizione per il quale riesce a sentire distintamente le ultime parole pronunciate dalla vittima di morte violenta che in questo caso sono: “Ti sembra giusto? Tutti quei morti ammazzati, ed io ancora senza giustizia”. In una delle sue proprietà si è consumato tempo addietro l’omicidio di Gaetano Sarubbi, un giovane bracciante ucciso da Rocco Angrisani, geloso dell’antico spasimante della moglie Annina.Il commissario indaga svelando a poco a poco un segreto di famiglia rimasto a lungo nascosto in una lettera ingiallita rinvenuta tra le pagine del libro di poesie Les fleurs du mal di Charles Baudelaire.
A Napoli, intanto, il fido brigadiere Raffaele Maione con l’aiuto di Bambinella tutta fascino e riservatezza e della contessa di Roccaspina salva da morte certa il l dottor Bruno Modo per aver pianificato,con l’aiuto dei suoi compagni dissidenti, un attentato contro Heinrich Simon, uno dei massimi esponenti del Reich.
Il commissario Ricciardi non è l’unico a ritornare nei luoghi che lo videro bambino, anche Livia Lucani vedova del tenore Arnaldo Vezzi alias Laura Lobianco inizia a chiedersi il senso del suo ritorno in Italia dall’Argentina perché: “ho paura dell’incontro con il passato che ritorna ad affrontare la mia vita. Ho paura delle notti che popolate di ricordi incatenano il mio sognare…”(pag.246)
Il destino di chi torna è forse quello di compiere un bilancio della propria vita e di regolare i conti in sospeso con il passato“ sotto lo sguardo beffardo delle stelle che con indifferenza oggi mi vedono ritornare” come recitano i versi di Volver, una celebre canzone di Alfredo Le Pera datata 1934. “Ma chissà se si può davvero ritornare. O se quello che ci illudiamo essere un ritorno è soltanto una triste,patetica illusione. L’ultima illusione”.(pag. 253)
Volver è il terzo ed ultimo capitolo di una ideale trilogia del tango preceduta da Caminito e Soledad che, come tutti i romanzi di Maurizio de Giovanni sta riscuotendo ampi consensi di pubblico e critica.
L’autore ci ha abituati ad una prosa agile, potente ed intensa che scava nella psicologia dei personaggi e li rende vivi e veraci insieme alla descrizione dei luoghi dove si svolgono i fatti narrati, attenta e puntuale.
Ogni volta che leggiamo un romanzo di Maurizio de Giovanni ne restiamo affascinati da subito.Le pagine scorrono velocemente anche se sentiamo prepotente la voglia di non terminare il libro e tenerlo ancora qualche giorno con noi e al contempo avvertiamo il bisogno di tuffarci nel cuore e nell’anima di Ricciardi, Marta, Nelide, zi’ Rosa, i suoceri, Raffaele Maione, Bambinella, Bruno Modo, Tanino ‘o Sarracino ascoltandone il battito regolare insieme a quello dei nuovi personaggi creati dalla fervida immaginazione dello scrittore partenopeo. Stavolta sono tanti e uniscono le loro storie e i loro destini a quelli fissi dei romanzi dedicati al commissario Ricciardi: la novantenne zì Filomena finta sordomuta, la maestra Giovanna Curcio, la bella Annina, il riflessivo dottor Pasquale Persico di Sapri, Teodoro e Rocco Angrisani, i marescialli Masturzo e Costa, Caterina Granato ai quali fa da sfondo un Cilento arcaico, aspro, malinconico e saggio al pari dei proverbi di Nelide. Ben piantata sulle sue gambe che ricordano quelle di un olivo secolare sorveglia con dolcezza la piccola Marta allontanando da lei insidie e pericoli, prendendosi anche cura del signorino come ha promesso a zì Rosa in punto di morte.
In Volver, come negli altri romanzi, tutto inneggia alla pietas in un crescendo di emozioni e riflessioni che perdonano e assolvono anche coloro che hanno compiuto efferati delitti restituendoli ad un’umanità dolente e bisognosa di riscatto. Stavolta Luigi Alfredo Ricciardi innamorato della sua piccola Marta, potrà contare su un nuovo affetto familiare capace di offrire ai lettori la speranza di leggere un nuovo romanzo che lo vedrà protagonista.