La grande ambizione per la regia di Andrea Segre è incentrato sulla vita del politico e leader del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer interpretato da Elio Germano.
Il film ha aperto in concorso la diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma e ha fruttato all’attore protagonista il prestigioso Premio Vittorio Gassmann.
Il periodo storico raccontato dal film va dal 1973 al 1978 che per i comunisti italiani coincise con l’ipotesi del compromesso storico ovvero un’alleanza con la Democrazia Cristiana, partito la cui maggioranza relativa venne messa fortemente in crisi dall’avanzata del PCI dopo il 1968.
Il film prende l’avvio dalle vicende legate all’elezione in qualità di presidente del Cile di Salvador Allende assassinato durante il golpe dell’11 settembre del 1973 che porterà al potere il generale Augusto Pinochet che instaurò una brutale dittatura retta dalla giunta militare da lui presieduta. La storia cilena rafforza la convinzione di Berlinguer di trovare una via democratica per far prevalere i valori del socialismo e trasformare l’intera struttura economica e sociale dell’Italia andando contro le forze del capitalismo imperante e dell’ egemonia degli Stati Uniti. Non lo ferma neppure l’attentato subito in Bulgaria, anzi questo episodio consolida le sue idee e con esse la necessità di prendere contatti e stringere alleanze con le forze popolari antifasciste, socialiste e cattolico-prograssiste. Nonostante il suo forte impegno e il riconosciuto carisma che fanno crescere notevolmente il numero degli iscritti e dei votanti , il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse segnerà la fine del compromesso storico.
La grande ambizione è una messa in scena della frase di Gramsci che abbiamo posto ad esergo che rappresenta un monito anche per chi oggi fa politica. Le scelte coraggiose ed illuminate di Andrea Segre rimandano ad alcuni momenti cruciali della storia italiana: la strage di Brescia , le sorti del petrolchimico di Ravenna sulle quali aleggia la morte misteriosa di Enrico Mattei, il referendum voluto da Amintore Fanfani per l’abrogazione della legge sul divorzio, le feste dell’Unità,l’interferenza dei servizi segreti e degli USA, i rapporti con la Russia comunista, gli attentati delle BR. E accanto a tutto questo un Berlinguer visto anche nell’intimità della sua famiglia con la moglie Letizia e i figli Bianca, Laura, Marco e Maria.
La grande ambizione è un film da vedere e da far vedere perché oggi sentiamo più che mai la nostalgia di un personaggio politico che sapeva ascoltare la gente comune e i suoi problemi animato dalla volontà di cercare soluzioni. Enrico Berlinguer aveva compreso, primo fra i tanti, che era necessario mettersi al servizio dell’intera comunità che lo aveva sostenuto ed eletto con una attenzione particolare per i giovani e la loro partecipazione alla politica.
La grande ambizione, oltre alla bravura di Elio Germano e degli attori che lo affiancano (Elena Radonicich-Giorgio Tirabassi-Andrea Pennacchi-Fabrizia Sacchi-Paolo Calabresi-Francesco Acquaroli-Paolo Pierobon-Roberto Citran-Stefano Abbati-Luca Lazzareschi-Pierluigi Corallo-Lucio Patanè-Stefano Abbati-Fabio Bussotti) è ricco di materiali d’archivio che mostrano come la politica in quegli anni era parte integrante della vita degli italiani i cui volti appaiono sorridenti per l’avanzata del PCI e alle feste dell’Unità e tristi durante le riprese del funerale di Berlinguer al qualche partecipò oltre un milione e mezzo di persone.
La grande ambizione spinge a riportare attuale la frase di Gramsci.La politica deve fare gli interessi della collettività e se proprio dobbiamo parlare di piccole ambizioni personali ovvero del particulare dobbiamo intenderlo alla maniera di Francesco Guicciardini ovvero come realizzazione della propria intelligenza e della propria capacità di agire a favore di se stessi e dello Stato governato da un potere stabile e forte capace di garantire pace e prosperità.