Il Teatro Nuovo di Napoli ha ospitato il debutto nell’edizione 2024 de Lo zoo di vetro di Tennesee Williams per il Campania Teatro Festival con regia e drammaturgia di Antonio Latella.
Lo spettacolo si avvale della partecipazione di : Maria Kallimani, Vaggelis Abatzis, Lida Koutsodaskalau, Nikos Milias. La scenografia e i costumi sono di Cristina Calabri, le luci di Stella Kaltsou, musiche e movimenti di Isacco Venturini, la traduzione del testo in greco di Dimos Kuvidis.
Ecco come si è espresso Antonio Latella: «Il tema della famiglia mi ha sempre affascinato. Tutti i miei lavori, anche se molto differenti tra loro, ruotano sempre intorno ai nuclei familiari; è come se tutto il teatro, fin dall’esperienza dei grandi classici greci, non possa fare a meno di incontrare sempre il tema della famiglia ed è incredibile quanto questo sia presente nei testi di Williams. La questione della memoria mi sembra fondamentale distinguendo tra quella storica e quella individuale che spesso si traduce in un ricordo. Ed è proprio dai ricordi di un figlio che prende l’avvio questo testo e non sappiamo cosa ci sia di vero o di alterato nella sua memoria.Questo è il vero mistero e il tema della trasparenza diventa quello della ricerca: guardare attraverso il vetro le emozioni dell’anima. Ho voluto per questo mio primo lavoro in Grecia lavorare con Maria Kallimani e attori giovani che sono alla ricerca di una propria identità da creare , da costruire, da difendere. La figura materna è il perno della storia, nel bene e nel male. Una madre che lotta in tutti i modi per i propri figli ma che vuole essere amata e ricordata. Maria Kallimani rappresenta l’America i cui figli non sanno se servire la patria o scappare. Williams scappò dalla propria famiglia e questo dolore pervade tutte le sue opere».
Lo zoo di vetro è uno dei testi più rappresentati di Tennesee Williams perché lo scrittore ha saputo raccontare l’America come nessun altro e il piccolo nucleo familiare costituito da Amanda Wingfield e i suoi due figli Laura e Tom racchiude tutti i pregi e i difetti dell’America stessa.
La trama è arcinota, complici le due riduzioni cinematografiche, la prima del 1950 diretta da Irving Rapper con Kirk Douglas e Jane Wyman, la seconda del 1987 per la regia di Paul Newman con Joanne Woodward e un giovanissimo John Malkovic.
La storia racconta le vicende della famiglia Wingfield composta dalla madre Amanda e dai suoi due figli, Tom e Laura, ragazza timida e claudicante che possiede uno zoo di vetro. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli.
Lo spettacolo, come ha ricordato Antonio Latella, ruota intorno alla figura materna, una splendida Maria Kallimani che sa dare al personaggio tutte le sfumature che la rendono simbolo di amore e di conflitto. Nella ricerca di un fidanzato per la sua Laura c’è la volontà di riscattarsi da un matrimonio fallito e da una giovinezza irrimediabilmente perduta. I giovani attori comprimari riescono a sostenerla in scena con grande professionalità e alto senso dei loro ruoli non facili e scontati. Portare in scena personaggi che appaiono come una sorta di riflesso delle inquietudini e delle provocazioni della società nonché delusi dalla mancata realizzazione del sogno americano non è affatto semplice. Lo zoo di vetro è un testo teatrale difficile e simbolico senza contare i riferimenti alla vita reale di Williams e al suo serpeggiante scontento venato di insofferenza.
Lo zoo di vetro è l’immagine visibile del mondo interiore di Laura costituito da fragili illusioni, è la memoria dolorosa di un presente irrisolto e crudele, è la metafora di una vita vissuta con il rischio di perderla, è l’attesa degli eventi e di tutto ciò che potrebbe interessarci, è il dolore esistenziale che pervade quelli che ci sono accanto e coloro che volontariamente si sono allontanati. E nello spettacolo, realizzato sotto la guida di Antonio Latella c’è tutto questo e anche di più.