«Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta». Donatella Di Pietrantonio
L’età fragile (Ed. Einaudi, pag. 178), si è aggiudicato ben due prestigiosi premi letterari: Premio Strega e Premio Strega Giovani 2024.
Ecco come il noto saggista Vittorio Lingiardi ha proposto il romanzo allo Strega: «L’età fragile non è un’età della vita, è la vita stessa. La memoria che non può nascondere il dolore, la solitudine dopo la separazione, la colpa per la sopravvivenza. La vita dura che Donatella Di Pietrantonio riesce a levigare con le mani sicure della sua scrittura. L’età fragile è la storia di una famiglia sospesa nel segreto del trauma, parole mai dette rinchiuse nel cuore di una montagna d’Abruzzo che è insieme psiche e paesaggio. L’età fragile è il romanzo di una madre che non trova respiro, stretta tra la severità del padre e il silenzio della figlia. Un libro che raccontando il dolore lo cura, perché a scriverlo è una donna che conosce il miracolo delle parole e il sangue delle ferite».
Amanda, la figlia di Lucia, dopo una parentesi di studi infruttuosi a Milano, decide di ritornare in un paese sulle montagne vicino Pescara. Beve latte di riso, indossa maglioni sformati e rimane chiusa per giorni nella sua camera da letto evitando qualsiasi contatto con la madre, il nonno e il padre Dario che si è trasferito a Torino. Lucia custodisce un terribile segreto che non può nasconderle. Tanti anni fa, nei pressi di un campeggio, su un terreno che appartiene alla loro famiglia, sotto lo sguardo muto del Dente di Lupo, sono state uccise due ragazze e gravemente ferita una sua amica d’infanzia, Doralice. I ricordi ritornano vivi ed impetuosi insieme alla decisione di vendere o meno il terreno che fa gola agli speculatori edilizi.
Lucia, combattuta fra il vecchio padre che ama la sua terra e Amanda testarda e riottosa, dovrà prendere una decisione importante che peserà sulla sua vita e su quella delle persone che vivono in quei luoghi e che hanno irrimediabilmente segnato la sua fragile età adolescenziale.
Donatella Di Pietrantonio regala ai suoi lettori un romanzo emozionante e potente che trae ispirazione da un fatto di cronaca: il delitto del Morrone datata 20 agosto 1997.
Tre ventenni, in escursione alle pendici della Majella, con l’intenzione di raggiungere la vetta del Monte Morrone, in località Mandra Castrata, vennero brutalmente aggredite da un pastore di origini macedoni al quale avevano chiesto informazioni. Due di loro vennero uccise, la terza si salvò per miracolo fingendosi morta. L’assassino non fuggì e neppure si preoccupò di occultare le prove tanto che fu subito arrestato e processato.
La scrittrice de L’arminuta torna nei luoghi di origine che ben conosce per costruire un romanzo che cattura il lettore fin dalle prime pagine portandolo a riflettere sulla fragilità e la vulnerabilità umane appartenenti ad ogni fase della vita. Rocco sa che gli resta poco da vivere e delega decisioni importanti a sua figlia Lucia. Quest’ultima che sta per separarsi dal marito Dario, non riesce a dialogare con sua figlia Amanda delusa dalla grande città e dallo spegnersi delle sue speranze di autonomia. Tuttavia la fuga dai luoghi d’origine non è mai una soluzione. É necessario fare i conti con il passato e con le proprie ferite.
La prosa asciutta e scarna dell’autrice ci accompagna in questo viaggio senza mai scivolare nella retorica, nelle frasi fatte, nella banalità del Male. Gran bel romanzo L’età fragile da leggere anche in questa estate torrida.