Questa sera su Rai1 in prima serata arriva Brennero, la nuova serie tv in quattro puntate e in esclusiva su RaiPlay in box set.
Diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito, Brennero è una coproduzione Rai Fiction e Cross Productions.
Al centro della storia troviamo una PM originaria di una facoltosa famiglia, di cultura tedesca e un ispettore, di origini italiane, con un passato difficile che sono costretti a lavorare insieme al caso di un serial killer. Superando le reciproche diffidenze e facendo squadra, Eva Kofler e Paolo Costa daranno la caccia allo spietato assassino, tornato a colpire dopo anni, riaprendo le ferite e le tensioni culturali che hanno segnato per decenni la città di Bolzano.
GIUSEPPE BONITO (regista). «L’idea è nata con l’intento di far conoscere il Sudtirol. Quando abbiamo letto la sceneggiatura avevamo dei dubbi, ma ci siamo fidati della nostra percezione, arrivando lì. La serie tv Brennero racconta un territorio, quello del Sudtirol in cui convivono due culture, due lingue diverse. Ed è stata una scoperta piacevole e arricchente conoscere questo luogo. I due protagonisti Eva e Paolo rappresentano le sue due diverse anime. I due sono accomunati dal loro dolore e si ritrovano ad aiutarsi a vicenda. Paolo è utile ad Eva per dare un senso al suo passato, e viceversa, Eva aiuta Paolo a dare un senso al suo vissuto. Inoltre, in Brennero è simbiotico il rapporto tra il paesaggio, i luoghi e i personaggi, c’è un dualismo ricorrente e persistente».
MATTEO MARTARI (Paolo Costa). «Interpretare personaggi con il carattere di Paolo Costa è sempre affascinante. C’è una sottile linea tra passione, ossessione e realtà. I personaggi ossessivi sono personaggi passionali, e quando c’è la passione in un personaggio, interpretarlo diventa interessante. Abbiamo cercato di far uscire i diversi lati del suo carattere, infatti Paolo si contraddistingue anche per la sua sensibilità. Ed entrambi i protagonisti si contraddistinguono per la loro ironia. Eva e Paolo hanno due modi di approccio alla vita e al lavoro, totalmente opposti, ma ad un certo punto, entrambi si incuriosiscono e scaturisce in loro il desiderio di conoscersi. La serie tv, inoltre, ci fa riflettere anche sul termine pregiudizio, che è ciò che noi pensiamo prima di conoscere qualcosa. E mi preoccupa e sconvolge l’idea che ancora oggi esistano dei confini mentali, tali da generare il razzismo come sorta di pensiero».
ELENA RADONICICH (Eva Kofler). «Ho immaginato insieme a Davide e a Giuseppe che il mio personaggio, Eva, fosse un po’ sconosciuta a se stessa, che non avesse fino in fondo percepito il proprio potenziale. Eva ha alle spalle un passato difficile, ma ha una grande occasione di autodeterminarsi, in tutto l’arco della storia, e lo fa scorgendo nell’Ispettore Paolo Costa la possibilità di essere compresa al di là delle apparenze. Eva è la figlia dell’ex Procuratore Capo della Procura e in qualche modo ci si aspetta molto poco da lei. Invece Eva nasconde dentro di sé un fuoco. Il rapporto con il padre crea il presupposto principale della crescita, ossia dell’emancipazione dalle figure genitoriali. La forza di Eva sta nel fatto che decide di affrontare le sue fragilità, la sua inadeguatezza, la sua paura di sbagliare, scegliendo di collaborare con Paolo Costa, che è l’ultima persona che il padre vorrebbe che entrasse nell’ambito delle indagini sul mostro, ma Eva segue il suo istinto e sceglie di indagare in maniera diversa».
SINOSSI. Siamo a Bolzano, in Italia. Eppure chi arriva per la prima volta in città, è convinto di trovarsi in Germania. I cartelli per strada sono scritti in tedesco, alcune persone non ti capiscono se chiedi un’informazione, serve addirittura che si superi un esame di lingua tedesca se si vuole accedere alle cariche pubbliche. Gli stessi cittadini sono spaccati in due: da un lato i tedeschi, precisi, rigorosi e benestanti; dall’altro gli italiani, chiassosi e calorosi.
Il ritrovamento di un cadavere costringe Eva, una giovane e rampante PM di cultura tedesca, a lavorare fianco a fianco con Paolo, un ispettore di origini italiane, nato e cresciuto a Bolzano. Entrambi sembrano inizialmente rappresentare lo stereotipo della propria cultura: austera, fredda e razionale lei; affascinante, spaccone e avventato lui. Ma è davvero così o sono solo semplici pregiudizi?
La frequentazione coatta porterà Eva e Paolo a scoprirsi diversi da quello che pensano, diventando una solidissima coppia investigativa mentre danno la caccia al “Mostro di Bolzano”, uno spietato serial killer che si è macchiato di sei omicidi, tutte persone di lingua tedesca, colpevoli (secondo lui) di aver trattato gli italiani come inferiori. E proprio nel tentativo di catturare il Mostro, tre anni prima, Paolo aveva perso non solo la gamba destra, ma anche la sua compagna (e collega) Giovanna. Per lui, quindi, catturare il Mostro è ormai una faccenda personale, la sua vera e propria ossessione.
Anche Eva ha un’ossessione, che però non ha niente a che fare con il caso del Mostro: porta il nome di Mathilde Comi, una giovane pittrice a cui Eva è molto affezionata.
Nel corso delle indagini Eva e Paolo si troveranno a fare squadra e affronteranno insieme il pericoloso caso del Mostro, superando le reciproche ossessioni e guarendo dalle loro (all’apparenza) insanabili ferite interiori.