L’arte della gioia è un romanzo postumo di Goliarda Sapienza pubblicato da Einaudi (nella Collana Super ET, pag.560) con la prefazione di Angelo Pellegrino accompagnata da un “ritratto” della scrittrice e la postfazione di Domenico Scarpa.
Valeria Golino con l’aiuto degli sceneggiatori Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo ne ha realizzato una miniserie prossimamente su Sky con Tecla Insolia, Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi, Guido Caprino e Alma Noce. Presentata al Festival di Cannes 2024 e poi nelle sale cinematografiche in due parti, la prima dal 30 maggio scorso e la seconda dal 13 giugno ha riscosso ampi consensi di pubblico e di critica. Per una serie di fortunate coincidenze la Golino vestirà i panni di Goliarda Sapienza nel film “Fuori” per la regia di Mario Martone che molto probabilmente ha scelto l’attrice partenopea non solo per la sua comprovata bravura ma anche perché da giovanissima, appena diciottenne, ha avuto la fortuna di incontrarla e di essere una sua allieva di dizione e recitazione, segnalata da Citto Maselli, ex marito della scrittrice catanese.
L’arte della gioia vede protagonista Modesta, una povera fanciulla siciliana che viene mandata nel Convento delle Suore dell’Addolorata di Sciarascura e da lì, alla morte della madre superiore Leonora che si affeziona a lei e la protegge, nel palazzo dei nobili Brandiforti dove sposa Ippolito diventando principessa.
La sua non comune intelligenza unita ad un grande talento nell’ affrontare le avversità della vita e a rendersi “indispensabile” per tutti coloro che ne subiscono il fascino, la portano ad attraversare quasi indenne i grandi mutamenti del ‘900 compreso il ventennio fascista e le sue inevitabili ripercussioni. E tutto questo senza mai smettere di sedurre uomini e donne di diversa estrazione sociale assumendo di volta in volta ruoli diversi: orfana obbediente, sposa affettuosa, amante focosa e sensuale, madre premurosa, amica e confidente impagabile, compagna solerte e appassionata, nonna disponibile sempre al dialogo sfidando il tempo e le convenzioni.
I numerosi critici letterari che hanno recensito l’opera e a conoscenza delle traversie per la sua pubblicazione(il romanzo infatti sebbene ultimato nel 1976, fu rifiutato dalle principali case editrici italiane e stampato in pochi esemplari soltanto nel 1998 a spese di Angelo Pellegrino) hanno individuato nel personaggio di Modesta un’ eroina della letteratura dalle caratteristiche universali.
È una donna libera, vitale, scomoda, immorale, animata dal bisogno di consolidare e aumentare le sue conoscenze leggendo autori di grande spessore che l’ avviano a confrontarsi con le principali ideologie del Novecento nonché la psicoanalisi. Modesta sa sfruttare per tornaconto personale le occasioni che le offre il destino e i vizi e le virtù dei tanti personaggi ,anche storici, che compaiono nel romanzo. Madre Leonora, Beatrice, la principessa Gaia, Nina, Joyce, Carmine, Mattia, Pietro, Prando, Stella, Jacopo, Bambù, Carlo offrono a Modesta tante vie di fuga e di riflessione nella costante conoscenza di sé e del mondo che la circonda tanto da somigliare alla sua autrice e alla di lei madre ,Maria Giudice che viene spesso menzionata nel romanzo soprattutto per essere amica di Angelica Balabanoff, nota attivista e politica russa e per la sua vivacità intellettuale. E accanto a lei vengono citati : Antonio Gramsci, Filippo Turati, Joyce Lussu, traduttrice e amica del poeta turco Nazim Hikmet e spesso Sigmund Freud.
L’arte della gioia è un romanzo colto e complesso che miscela sapientemente descrizioni e dialoghi attraverso un linguaggio elegante ,forbito ,espressivo e articolato .La conduzione della storia alterna periodi scritti in prima persona ed altri in terza aumentandone l’ originalità e le capacità introspettive dell’autrice e della protagonista. Anche nei momenti di maggiore tensione narrativa caratterizzati da feedback e dialoghi immaginari il lettore è “costretto” a “prendere appunti” in modo da riflettere non solo sulle vicende narrate ma anche sul carattere dei numerosi personaggi che compaiono nel romanzo ben modellati dalle alte competenze linguistiche dell’autrice.
La critica d’arte e scrittrice francese Catherine David afferma: «Tutto è straordinario in questo libro a cominciare dal titolo che si direbbe più adatto per un saggio filisofico. Invece si tratta proprio di un romanzo, un romanzo vero che vi trascina e vi scombussola, un romanzo pieno di febbre e d’intelligenza, concreto al massimo, erotico e familiare, psicologico e politico, radicato in un’ isola popolata di mandorli selvatici e di vendette. Un romanzo che ci presenta lo sguardo di una donna eccezionale sulla nostra vita, i nostri pregiudizi, la nostra attualità». Per noi di Mydreams merita di essere letto perché dona quel “piacere intellettuale” a cui i lettori anelano.