La band Analogic formata da Davide Crateri (voce-basso-synt), Diego Crateri (chitarra-voce) e Michelangelo Gandossi ha vinto lo scorso aprile la targa Cramps Music nel contest live al Piccadilly di Faenza, organizzato da Giordano Sangiorgi con la versione di Luglio Agosto Settembre Nero degli Area.
Ora hanno realizzato il loro primo album dal titolo Eva che contiene i seguenti brani: Generazioni, Ave Natura, Mystic Orphic Music, Luglio Agosto Settembre Nero, Milano Magnetica, Ode Nichilista, Masturbati, I am intellectual, Mirage, Indefinita.
Gli Analogic sono difficilmente inquadrabili in un genere ben definito. Il gruppo si riconosce come Blob rock, coniato dai Bluvertigo per indicare appunto un rock ricco di influenze diverse tra loro e a volte anche lontane dal genere rock quali il progressive, l’elettronica, l’indie, il pop, il funk, la musica esoterica, il metal.
Per saperne di più, noi di Mydreams li abbiamo intervistati.
Come e quando nascono gli Analogic?
«Nascono all’’inizio del 2023 come rifondazione da parte di Davide Crateri dell’omonima band, attiva già dal 1999, con me (suo figlio Diego Crateri) e il batterista Antonio Bonanno, sostituito poi da Michelangelo Gandossi a marzo 2024. La band nasce in realtà inizialmente come pretesto mio e di mio padre per partecipare al Cramps Contest del 2023, la prima targa promossa dalla storica Cramps records, cosa che abbiamo fatto con il brano Luglio Agosto settembre Nero degli Area, vincendo. A quel punto gli Analogic sono andati avanti ed hanno inciso Eva, l’album del debutto, ed eccoci qua».
Nell’epoca del digitale, come mai la scelta di dare il nome Analogic al vostro gruppo?
«Analogic già all’epoca rappresentava un modo di fare musica spontaneo, senza compromessi e trasversale, passando attraverso diversi generi e senza porsi limiti. In questa rifondazione il nome necessariamente si confronta con l’evoluzione del digitale ma non c’è da prenderci come oppositori totali alla cosa, come il nome potrebbe suggerire, piuttosto come oppositori parziali, lo stampino pronto,diciamo, che è una componente completamente disumanizzante del digitale perché non solo non esprime nulla ma a volte proprio non viene creato da un umano. Noi stessi usufruiamo di strumenti digitali ma facciamo che rimangano solo strumenti, appunto. Il vero problema del digitale è l’uso ormai sconsiderato che se ne fa».
C’è un leader tra voi?
«Sì, il leader è mio padre Davide che avendo più esperienza di me e di Michelangelo sa come muoversi e in che direzione andare per quanto riguarda il progettare il futuro della band. Per il resto ce la gestiamo in modo paritario anche e nonostante il rapporto padre-figlio tra noi due perché la comunicazione interna è ottima. Siamo molto uniti ed è tutto molto chiaro ed è questo, sicuramente, il nostro punto di forza».
Quali sono stati e sono i punti di riferimento della vostra musica?
«Mio padre ed io abbiamo riferimenti molto simili, considerando anche che è stato lui ad introdurmi alla musica e a modellare il mio imprinting musicale. Le nostre radici sono nel rock e nel metal ma ascoltiamo un po’ di tutto e da ogni parte prendiamo qualcosa. Michelamnelo viene invece dal mondo del funk e in generale dai grandi maestri del groove. Parlando della nostra musica però, essendo mio padre ed io gli autori della band, alla fine il risultato è frutto dei modelli miei e suoi. Modelli praticamente assoluti per noi sono Battiato, Morgan e i Bluvertigo, Alice Cooper e, in particolare Mr. Bungle, la band che a nostro parere incarna meglio in assoluto l’ideale di spontaneità e trasversalità in musica, cioè il senso stesso degli Analogic. Ci sono poi altre influenze minori o comunque più implicite ma la vera sintesi sono gli artisti elencati. Non neghiamo che questo potrebbe cambiare nel tempo, considerando che io stesso ora ascolto cose molto diverse da queste. Alla fine tutto è determinato dall’evoluzione del rapporto personale di ciascuno di noi con la musica».
Il vostro primo album è Eva. Quali le ragioni di un titolo così “evocativo”?
«Eva è un inno alla vita, alla natura, è un nome breve, incisivo che va diritto al punto senza in realtà dar modo di capire quale sia il punto stesso, ma da solo è già un messaggio forte. Quando abbiamo scelto il nome da dare all’album il brano Ave Natura già esisteva e lo consideravamo una sorta di title track, infatti non solo abbiamo scelto per puro sentimento (e in parte per l’ispirazione terrena che viene dal personaggio biblico) che Eva è l’unico nome assegnabile a Madre Natura, ma Eva è proprio l’inverso di Ave. Tutto torna”.
Qual è il filo conduttore dei 10 brani incisi?
«Il disco è una pura evocazione della Natura che si identifica con la Vita, compresa la dimensione interiore umana. Eva è un’espressione estremamente spontanea di noi stessi, di ciò che pensiamo e proviamo, di ciò che siamo, o meglio di ciò che eravamo al momento della composizione. Ogni canzone è un viaggio introspettivo che ci riflette anche nella nostra molteplicità, cosa che si traduce in un disco con canzoni molto diverse tra lor, sia musicalmente che tematicamente».
A quale brano siete più legati e perché?
«Ave Natura, sicuramente. É tra tutti il viaggio introspettivo più profondo. Lo consideriamo il migliore del disco ed è il brano che ci ha visto più uniti nella sua realizzazione dal punto di vista musicale. Il testo invece è mio e più di tutti gli altri esprime il legame con la Natura ma anche la bellezza tanto incantevole quanto amara del suo dualismo. Il brano si ispira a William Wordsworth, il poeta romantico inglese che si incantava come un bambino innanzi allo spettacolo della Natura. Era un cristiano panteista, cioè riconosceva Dio fisicamente dentro tutte le cose del creato e ne ammirava la bellezza attraverso la Natura. Questo discorso tuttavia, implica che Dio sia dentro anche a tutto ciò che è macabro che è ugualmente bello ed incantevole e attante come lo è la Natura che guarda caso è dualistica, non solo rose e fiori. Però questa riflessione Wordsworth non la fa. Tutto è bello senza distinzione ed è così che muore il giudizio».
Con quali artisti vorreste collaborare in un prossimo futuro?
«In un universo ideale in cui fossimo effettivamente dei musicisti competenti diremmo Mr. Bungle ma nella cruda realtà è meglio concentrarci sul diventare tali. No, seriamente, è un momento per noi in cui forse è meglio concentrarci su noi stessi perché abbiamo ancora poca esperienza dal vivo».
C’è una canzone che avreste voluto scrivere o interpretare voi?
«Potremmo rispondere tutto e niente. Ci sono tanti capolavori che potrebbero farci invidiare gli autori che li hanno scritti ma allo stesso tempo sappiamo che quelle non sono le nostre canzoni e noi non avremmo dato loro la forma che hanno, quindi non credo che potremmo mai sceglierne una».
Quando potremo ascoltarvi dal vivo?
«Questo è ancora in fase di preparazione ma abbiamo intenzione di fare un tour a breve per promuovere Eva. Seguiteci sui social per rimanere aggiornati!».