«Sono nato John Stephens e sono diventato John Legend»
Il talento eccezionale di John Legend ha rapito il pubblico presente all’Anfiteatro degli scavi di Pompei con un concerto intimo e coinvolgente intitolato “An Evening with John Legend: A Night of Songs and Stories”. Seduto dietro a un pianoforte a coda, Legend ha offerto un’emozionante performance che ha mescolato canzoni celebri con racconti intimi della sua vita e della sua carriera musicale.
Apre il concerto con un medley il travolgente doo-wop della voce di Legend: Let’s Get Lifted Again, You & I (Nobody in the World) e Ooh Laa, continua con Tonight (Best You Ever Had), parte della colonna sonora del film “Think Like a Man” per finire con la cover di Aretha Franklin Mary, Don’t You Weep, uno dei più importanti spiritual, che vede le sue origini in un periodo antecedente alla Guerra Civile americana.
John Legend saluta il pubblico pompeiano e inizia a raccontare la sua storia personale, tra gioie e dolori. Nato e cresciuto a Springfield, Ohio, all’interno di una famiglia appartenente alla chiesa pentecostale.
La musica e la religione sono state parte integrante della sua infanzia, con la famiglia coinvolta attivamente nella chiesa e nella musica gospel: suo nonno era pastore, la nonna suonava l’organo in chiesa, la madre era la direttrice del coro, mentre il padre, un diacono, insegnava alla scuola domenicale, suonava la batteria faceva parte del coro. John entrò a far parte dello stesso coro a soli sette anni, affamato di canto e presto iniziò ad esserne protagonista con potenti assoli. Ricorda i pomeriggi domenicali passati ad imparare a suonare il piano assieme alla nonna materna e quanto ciò, insieme agli influssi della musica gospel, abbia sempre avuto un ruolo centrale nella sua vita e carriera.
Esegue Take My Hand, Precious Lord, cover di Thomas A. Dorsey, un inno metodista scritto a Chicago nel 1932 in seguito alla morte della moglie di Thomas Dorsey, Nettie, e del piccolo figlio neonato, brano di cui si annoverano numerose cover di artisti come Elvis Presley, Mahalia Jackson, Roy Rogers e Tennessee Ernie Ford; anche Martin Luther King Jr. ha tratto ispirazione da questa canzone, la sua preferita, intonata poi alla manifestazione di Memphis la notte prima dell’assassinio del leader dei diritti civili degli afroamericani.
Dedica a sua nonna la canzone Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, persa a soli 58 anni, evento che vide la madre Phyllis cadere in una profonda spirale di depressione e dipendenza. Ma il giovane Legend, nonostante il pesante trauma da elaborare, con il cuore spezzato, trovò nella musica e nello studio una via di fuga e un’ancora di salvezza. Cresciuto in una famiglia in cui la tragedia ha lasciato un segno indelebile, il talento e la determinazione del futuro artista si sono manifestati fin da giovane, quando ha dovuto assumere responsabilità di adulto per aiutare il padre single e i fratelli. Il suo percorso, segnato da sacrifici e dolore, ha forgiato un’artista straordinario, la cui musica è diventata un faro luminoso nelle tenebre dell’esistenza. Con umiltà e passione, John Legend onora la memoria delle figure che l’hanno ispirato, trasformando il suo dolore in un’energia creativa senza limiti.
La performance trasuda vibrazioni di vecchia scuola e affascina immediatamente il pubblico e le sue influenze musicali diventano rapidamente evidenti, con echi di Al Green, Marvin Gaye e Stevie Wonder in un mix di R&B, soul, jazz, blues e gospel.
La scenografia suggestiva degli antichi scavi di Pompei ha fornito uno sfondo magico per l’esibizione di Legend, che ha incantato il pubblico con la sua versatilità e la sua autenticità. La scelta di esibirsi in un sito archeologico di tale importanza ha aggiunto una dimensione speciale al concerto. L’anfiteatro di Pompei, con la sua storia millenaria e l’aura di antichità, ha calato tutti in una dimensione incantata, ferma nel tempo, cornice perfetta per le melodie soul di Legend per una serata che, nell’immaginario di molti, rimarrà attorniata da un alone di irripetibile magia. Un momento emozionante è avvenuto durante la romantica “All of Me”, dedicata a sua moglie Chrissy Teigen, una proposta di matrimonio inaspettata che ha reso la serata ancora più indimenticabile.
«Devo molto del mio successo, sia come persona sia nella musica, alla mia capacità di collaborare con gli altri sia che si tratti di occuparmi dei figli insieme a mia moglie o di lavorare in studio con autori e produttori. Una volta Quincy Jones mi ha detto che la definizione di “essere cool” è l’essere in grado di essere sé stessi, non importa dove ci si trovi, in ogni circostanza. Ero un ragazzo nero della classe operaia in un’università d’élite, il nerd in una stanza piena di musicisti alla moda, uno che faceva il musicista come secondo lavoro e che passava la giornata lavorando nella Corporate America. E solo di recente ho sentito di poter essere me stesso. Partire da quegli umili inizi nel Midwest americano e arrivare a suonare in concerti con il tutto esaurito in Italia è stato un lungo viaggio. E non cambierei nulla. Tutto il dolore, tutte le difficoltà, tutte le incertezze mi hanno reso quello che sono e stasera, con tutti voi qui, in questo bellissimo luogo, mi sento decisamente cool. Grazie! Sono nato John Stephens e sono diventato John Legend».
Setlist Pompei – A Night of Songs and Stories Tour
Let’s Get Lifted Again / You & I (Nobody in the World) / Ooh Laa
Tonight (Best You Ever Had)
Mary, Don’t You Weep (Aretha Franklin cover)
Take My Hand, Precious Lord (Thomas A. Dorsey cover)
Bridge Over Troubled Water (Simon & Garfunkel cover)
Ribbon In The Sky (Stevie Wonder cover)
Stay With You
– Intervallo-
God Only Knows (The Beach Boys cover)
Dancing in the Dark (Bruce Springsteen cover)
Never Let Me Down / Slum Village / American Boy
Used to Love U
Ordinary People
Wonder Woman
Redemption Song (Bob Marley & The Wailers cover)
Glory (Common & John Legend cover)
UMI Says (Yasiin Bey cover)
All of Me